Il maresciallo Khalifa Haftar rivendica l’abbattimento del drone italiano nella giornata di ieri, sopra la città di Tarhuna. “Stiamo ancora aspettando una spiegazione ufficiale dall’Italia sul perché un drone fosse nello spazio aereo libico. La nostra difesa aerea ha abbattuto il velivolo senza pilota, dopo essere entrato in un’area di operazioni militari precedentemente annunciata”, ha scritto su Twitter il portavoce del cosiddetto Esercito nazionale libico dell’uomo forte della Cirenaica, generale Ahmed al-Mesmari.
La rivendicazione segna un inasprimento dei toni del maresciallo contro l’Italia. Roma sostiene il governo riconosciuto dell’Onu del premier Fayez al-Serraj. Dal 4 aprile le forze di Haftar assediano Tripoli e fanno un largo uso di droni forniti dagli Emirati arabi. Haftar è sostenuto anche da Egitto e Arabia Saudita, oltre che da Russia e in maniera più sfumata dalla Francia. Le milizie fedeli ad Al-Serraj utilizzano a loro volta droni forniti dalla Turchia, il loro grande sponsor internazionale. Nelle ultime settimane i raid con droni sulla capitale hanno fatto numerose vittime civili.
In questo contesto le nostre forze armate effettuano voli di sorveglianza con Predator di fabbricazione americana, nell’ambito della missione Mare Sicuro. Ieri un nostro velivolo, partito da Sigonella, è precipitato nell’area di Suq al Ahad, ai margini di Tarhuna. Lo Stato maggiore della Difesa ha precisato che «seguiva un piano di volo preventivamente comunicato alle autorità libiche e che «sono in corso approfondimenti per accertare le cause dell’evento». Ma ora la rivendicazione di Haftar è destinata a spingere l’Italia verso una presa di posizione più netta.

Redazione
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