Bahrain

Medio Oriente
Il piccolo arcipelago del Bahrain, Paese arabo di minori dimensioni, è una monarchia costituzionale governata dal clan sunnita degli Al Khalifa fin dal 1783. Con la fine dell’Impero Ottomano, nel 1916 il Bahrain diviene un vero e proprio protettorato britannico e rimane tale fino al 1971, anno in cui ottiene la propria indipendenza. Nello stesso anno, il governo è assunto dall’attuale primo ministro sunnita Shaikh Khalifa bin Salman Al Khalifa, secondo un sistema politico nazionale improntato a un tradizionalismo islamico, analogo a quello dell’Arabia Saudita. Nel 2002 è stata adottata una nuova Costituzione che ha reintegrato il parlamento. A partire dal 14 febbraio 2011, anche il Bahrain è stato investito dall’ondata di proteste che ha interessato Maghreb e Medio Oriente. Da allora, più di un migliaio di persone, tra manifestanti, attivisti ed esponenti del mondo politico, sono state arrestate e alcune decine sono state uccise. Il rischio maggiore è che la protesta possa trasformarsi in guerra civile che vedrebbe contrapposta la maggioranza sciita, frustrata e impoverita, alla ricca e potente minoranza sunnita, raccolta intorno al sovrano. La situazione è comunque ancora sotto il controllo degli Al Khalifa, anche grazie agli interventi delle truppe saudite (il Bahrain è privo di truppe proprie). Il processo rivoluzionario non ha comunque un carattere esclusivamente confessionale: l’opposizione rivendica infatti riforme di carattere politico-costituzionale, economico, sociale e relative alle libertà civili.
Negli ultimi quindici anni la situazione economica e sociale del Barhain è considerevolmente peggiorata poiché le riserve di petrolio si sono dimezzate ed è rimasto solo il grande giacimento di Awali, dove ha sede una delle raffinerie più grandi del Medio Oriente, che lavora in gran parte greggio proveniente dall’Arabia Saudita. In crescita sono anche il settore chimico, petrolchimico, metallurgico; è stato costruito un impianto per la dissalazione dell’acqua marina a Hidd ed è rilevante anche lo sfruttamento del gas naturale, utilizzato per la produzione di energia elettrica. Il Barhain è un’importante piazza finanziaria e rappresenta uno dei canali principali per l’investimento dei petrodollari arabi nel mercato mondiale. Nel 2000, a seguito della censura da parte dell’OCSE che ha segnalato il Paese come uno dei “paradisi fiscali”, il governo ha provveduto a varare norme antiriciclaggio. Oggi il Paese ha rapporti commerciali soprattutto con Arabia Saudita, Stati Uniti, Giappone, Gran Bretagna e Germania. I commerci hanno tratto un impulso considerevole grazie anche alla costruzione dell’autostrada che collega il Paese all’Arabia Saudita dal 1986.
A causa della recente ondata di proteste che ha coinvolto il Paese, la situazione in Bahrain è profondamente instabile. Le manifestazioni e gli scontri con le forze governative e con i sostenitori del regime sono all’ordine del giorno su tutto il territorio e degenerano di frequente, facendo registrare elevati bilanci in termini di morti e feriti. Anche i rischi legati al livello di criminalità (che attualmente non è tale da destare particolari preoccupazioni) possono subire un incremento in conseguenza dei recenti scontri e del deterioramento complessivo delle condizioni socio-economiche del Paese. Oltre che nella capitale Manama, numerosi scontri si sono registrati nelle città di Nuwaidrat, Eker e Sitrah, sulla costa nord-orientale, e a Sanabis, a nord della Capitale. Non si riscontrano, invece, atti terroristici di matrice islamica, sebbene gli attentati verificatisi in passato in altri Paesi dell’area del Golfo non consentano di escludere del tutto eventuali pericoli per cittadini e interessi occidentali. Di recente, una cellula terroristica è stata sospettata di aver pianificato un attentato a strutture e siti di importanza vitale, tra cui il re Fahad Causeway, l’Ambasciata saudita in Bahrain e l’edificio del Ministero degli Interni.
Capitale: Manama
Ordinamento: Monarchia costituzionale
Superficie: 720 Km²
Popolazione: 1.248.348
Religioni: islamica (sciita 70%; sunnita 30%)
Lingue: arabo (ufficiale), inglese
Moneta: dinaro del Barhein (BHD)
PIL: 28.200 USD
Livello di criticità: Medio
Il piccolo arcipelago del Bahrain, Paese arabo di minori dimensioni, è una monarchia costituzionale governata dal clan sunnita degli Al Khalifa fin dal 1783. Con la fine dell’Impero Ottomano, nel 1916 il Bahrain diviene un vero e proprio protettorato britannico e rimane tale fino al 1971, anno in cui ottiene la propria indipendenza. Nello stesso anno, il governo è assunto dall’attuale primo ministro sunnita Shaikh Khalifa bin Salman Al Khalifa, secondo un sistema politico nazionale improntato a un tradizionalismo islamico, analogo a quello dell’Arabia Saudita. Nel 2002 è stata adottata una nuova Costituzione che ha reintegrato il parlamento. A partire dal 14 febbraio 2011, anche il Bahrain è stato investito dall’ondata di proteste che ha interessato Maghreb e Medio Oriente. Da allora, più di un migliaio di persone, tra manifestanti, attivisti ed esponenti del mondo politico, sono state arrestate e alcune decine sono state uccise. Il rischio maggiore è che la protesta possa trasformarsi in guerra civile che vedrebbe contrapposta la maggioranza sciita, frustrata e impoverita, alla ricca e potente minoranza sunnita, raccolta intorno al sovrano. La situazione è comunque ancora sotto il controllo degli Al Khalifa, anche grazie agli interventi delle truppe saudite (il Bahrain è privo di truppe proprie). Il processo rivoluzionario non ha comunque un carattere esclusivamente confessionale: l’opposizione rivendica infatti riforme di carattere politico-costituzionale, economico, sociale e relative alle libertà civili.
Negli ultimi quindici anni la situazione economica e sociale del Barhain è considerevolmente peggiorata poiché le riserve di petrolio si sono dimezzate ed è rimasto solo il grande giacimento di Awali, dove ha sede una delle raffinerie più grandi del Medio Oriente, che lavora in gran parte greggio proveniente dall’Arabia Saudita. In crescita sono anche il settore chimico, petrolchimico, metallurgico; è stato costruito un impianto per la dissalazione dell’acqua marina a Hidd ed è rilevante anche lo sfruttamento del gas naturale, utilizzato per la produzione di energia elettrica. Il Barhain è un’importante piazza finanziaria e rappresenta uno dei canali principali per l’investimento dei petrodollari arabi nel mercato mondiale. Nel 2000, a seguito della censura da parte dell’OCSE che ha segnalato il Paese come uno dei “paradisi fiscali”, il governo ha provveduto a varare norme antiriciclaggio. Oggi il Paese ha rapporti commerciali soprattutto con Arabia Saudita, Stati Uniti, Giappone, Gran Bretagna e Germania. I commerci hanno tratto un impulso considerevole grazie anche alla costruzione dell’autostrada che collega il Paese all’Arabia Saudita dal 1986.
A causa della recente ondata di proteste che ha coinvolto il Paese, la situazione in Bahrain è profondamente instabile. Le manifestazioni e gli scontri con le forze governative e con i sostenitori del regime sono all’ordine del giorno su tutto il territorio e degenerano di frequente, facendo registrare elevati bilanci in termini di morti e feriti. Anche i rischi legati al livello di criminalità (che attualmente non è tale da destare particolari preoccupazioni) possono subire un incremento in conseguenza dei recenti scontri e del deterioramento complessivo delle condizioni socio-economiche del Paese. Oltre che nella capitale Manama, numerosi scontri si sono registrati nelle città di Nuwaidrat, Eker e Sitrah, sulla costa nord-orientale, e a Sanabis, a nord della Capitale. Non si riscontrano, invece, atti terroristici di matrice islamica, sebbene gli attentati verificatisi in passato in altri Paesi dell’area del Golfo non consentano di escludere del tutto eventuali pericoli per cittadini e interessi occidentali. Di recente, una cellula terroristica è stata sospettata di aver pianificato un attentato a strutture e siti di importanza vitale, tra cui il re Fahad Causeway, l’Ambasciata saudita in Bahrain e l’edificio del Ministero degli Interni.