Gibuti
Africa
Colonia francese dal 1898, punto strategico tra Mar Rosso e Oceano Indiano, il Gibuti conquista l’indipendenza il 27 giugno 1977. Il primo presidente è Gouled Aptidon, leader del Ligue Populaire Africaine pour l’Independance (LPAI) e degli Issa, uno dei due gruppi etnici presenti insieme agli Afar. Gli scontri tra le due comunità si fanno più aspri alla fine degli anni Ottanta e la presenza militare francese viene rafforzata anche in concomitanza della prima guerra del Golfo. Gouled e il suo partito vengono riconfermati più volte, nonostante dure contestazioni. La fine della guerra civile è resa possibile solo grazie a un accordo di pace raggiunto nel 1994. Ma l’arresto di esponenti dell’opposizione politica da parte di Gouled fa esplodere un nuovo conflitto. Gouled rimane in carica fino al 1999, sconfitto alle elezioni da Ismail Omar Guelleh. Nel 2001, anno della firma di un nuovo accordo di pace tra le due etnie, il governo concede l’ex base militare francese di Camp Lemonnier al comando centrale USA, nell’ambito delle operazioni della Combined Joint Task Force Horn of Africa. Alle ultime elezioni del 2011 Guelleh è stato riconfermato, tra le proteste, grazie a un emendamento della costituzione che gli ha consentito l'accesso al terzo mandato consecutivo. Alle parlamentari del 2013 è tornata in campo l'opposizione, ponendo fine al boicottaggio dell'ultimo decennio, e si è conquistata una minoranza, nel suo contesto significativa, denunciando inoltre il partito di governo (UMP) per brogli e irregolarità.
A causa della povertà diffusa, della disoccupazione e dei profughi che continuano ad arrivare soprattutto dalla Somalia, nel 2003 il Gibuti ha ricevuto aiuti alimentari per due milioni di dollari dal Programma Alimentare Mondiale, con il fondamentale sostegno da parte della Francia. Oggi il Paese presenta una economia estremamente stentata, dominata dal terziario. L’inflazione si attesta attorno al 13-14%. Il porto della capitale, sbocco marittimo della ferrovia per Addis Abeba e costituito a porto franco dal 1945, rappresenta una delle principali fonti di entrate valutarie per il Paese. L’agricoltura copre appena il fabbisogno nazionale, così come l’allevamento del bestiame, praticato da pastori nomadi. L’industria è quasi inesistente e per quanto riguarda le materie prime, il Gibuti possiede solo modesti giacimenti di manganese, rame e sale nel lago Assal. Le uniche merci d’esportazione sono il bestiame, le pelli e il cuoio. Il Gibuti è costretto a importare, oltre a ogni sorta di prodotti industriali (tessuti, macchinari, veicoli, etc.), forti quantitativi di generi alimentari.
La collocazione geografica del Paese al crocevia tra Medio Oriente e Corno d’Africa, e la scarsa capacità del governo di monitorare i controlli alle frontiere, contribuisce a sollevare una certa preoccupazione relativamente all’immigrazione clandestina, soprattutto dall’Etiopia e dalla Somalia. Il rischio terrorismo è connesso al sostegno incondizionato agli Stati Uniti. Nonostante la firma di un accordo di pace nel maggio 2001, le relazioni tra i gruppi di etnia somala e quelli di etnia afar rimangono tese. Molti ex ribelli afar sono stati integrati nella polizia di stato e nelle forze di difesa. Tuttavia permane la presenza di gruppi di opposizione, che nel corso degli anni hanno perpetrato diversi attacchi nei confronti di edifici pubblici, perlopiù al di fuori della capitale. Una disputa di confine irrisolta con l’Eritrea rende inoltre particolarmente a rischio i viaggi lungo il confine settentrionale.
Capitale: Djibouti
Ordinamento: Repubblica
Superficie: 23.200 km²
Popolazione: 774.389
Religioni: islamica (94%), cristiana (6%)
Lingue: francese, arabo (ufficiali), somalo
Moneta: franco di Djibouti (DJF)
PIL: 2.700 USD
Livello di criticità: Medio
Colonia francese dal 1898, punto strategico tra Mar Rosso e Oceano Indiano, il Gibuti conquista l’indipendenza il 27 giugno 1977. Il primo presidente è Gouled Aptidon, leader del Ligue Populaire Africaine pour l’Independance (LPAI) e degli Issa, uno dei due gruppi etnici presenti insieme agli Afar. Gli scontri tra le due comunità si fanno più aspri alla fine degli anni Ottanta e la presenza militare francese viene rafforzata anche in concomitanza della prima guerra del Golfo. Gouled e il suo partito vengono riconfermati più volte, nonostante dure contestazioni. La fine della guerra civile è resa possibile solo grazie a un accordo di pace raggiunto nel 1994. Ma l’arresto di esponenti dell’opposizione politica da parte di Gouled fa esplodere un nuovo conflitto. Gouled rimane in carica fino al 1999, sconfitto alle elezioni da Ismail Omar Guelleh. Nel 2001, anno della firma di un nuovo accordo di pace tra le due etnie, il governo concede l’ex base militare francese di Camp Lemonnier al comando centrale USA, nell’ambito delle operazioni della Combined Joint Task Force Horn of Africa. Alle ultime elezioni del 2011 Guelleh è stato riconfermato, tra le proteste, grazie a un emendamento della costituzione che gli ha consentito l'accesso al terzo mandato consecutivo. Alle parlamentari del 2013 è tornata in campo l'opposizione, ponendo fine al boicottaggio dell'ultimo decennio, e si è conquistata una minoranza, nel suo contesto significativa, denunciando inoltre il partito di governo (UMP) per brogli e irregolarità.
A causa della povertà diffusa, della disoccupazione e dei profughi che continuano ad arrivare soprattutto dalla Somalia, nel 2003 il Gibuti ha ricevuto aiuti alimentari per due milioni di dollari dal Programma Alimentare Mondiale, con il fondamentale sostegno da parte della Francia. Oggi il Paese presenta una economia estremamente stentata, dominata dal terziario. L’inflazione si attesta attorno al 13-14%. Il porto della capitale, sbocco marittimo della ferrovia per Addis Abeba e costituito a porto franco dal 1945, rappresenta una delle principali fonti di entrate valutarie per il Paese. L’agricoltura copre appena il fabbisogno nazionale, così come l’allevamento del bestiame, praticato da pastori nomadi. L’industria è quasi inesistente e per quanto riguarda le materie prime, il Gibuti possiede solo modesti giacimenti di manganese, rame e sale nel lago Assal. Le uniche merci d’esportazione sono il bestiame, le pelli e il cuoio. Il Gibuti è costretto a importare, oltre a ogni sorta di prodotti industriali (tessuti, macchinari, veicoli, etc.), forti quantitativi di generi alimentari.
La collocazione geografica del Paese al crocevia tra Medio Oriente e Corno d’Africa, e la scarsa capacità del governo di monitorare i controlli alle frontiere, contribuisce a sollevare una certa preoccupazione relativamente all’immigrazione clandestina, soprattutto dall’Etiopia e dalla Somalia. Il rischio terrorismo è connesso al sostegno incondizionato agli Stati Uniti. Nonostante la firma di un accordo di pace nel maggio 2001, le relazioni tra i gruppi di etnia somala e quelli di etnia afar rimangono tese. Molti ex ribelli afar sono stati integrati nella polizia di stato e nelle forze di difesa. Tuttavia permane la presenza di gruppi di opposizione, che nel corso degli anni hanno perpetrato diversi attacchi nei confronti di edifici pubblici, perlopiù al di fuori della capitale. Una disputa di confine irrisolta con l’Eritrea rende inoltre particolarmente a rischio i viaggi lungo il confine settentrionale.