Montenegro

Europa
Parte del Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni fin dal 1918 – nominato nel 1929 Regno di Jugoslavia – il Montenegro verrà assorbito nel 1946 dalla Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia guidata dal maresciallo Josip Broz Tito. Alla morte di Tito nel 1980, ostilità e nazionalismi porteranno alla rapida dissoluzione della Jugoslavia: Serbia e Montenegro daranno vita, nel 1992, alla Repubblica Federale di Jugoslavia. Capo di Stato della neonata Repubblica Federale sarà Slobodan Milosevic, fautore delle espulsioni in massa degli albanesi dalla provincia serba del Kosovo nel 1999, in seguito alle quali la NATO bombarderà per 78 giorni la Serbia e lo stesso Milosevic verrà processato per crimini contro l’umanità nel 2000. Il 2002 si costituisce l’Unione Statale di Serbia e Montenegro, entità federale che rimarrà in vita fino al 3 giugno 2006, data di inizio dell’indipendenza del Montenegro, sancita da referendum popolare. Dal 2010 il Paese è candidato ufficiale all'UE. L’attuale Presidente della Repubblica parlamentare è Filip Vujanovic, appartenente al Partito Democratico dei Socialisti, riconfermato al suo terzo mandato alle elezioni di aprile 2013.
Nonostante la candidatura all’UE, la situazione economica complessiva del Montenegro resta alquanto precaria, principalmente a causa dell’elevato tasso di disoccupazione (15%) e di criminalità (i traffici illegali hanno rappresentato per anni l’unica vera risorsa), che scatenano periodicamente manifestazioni di protesta e che, in parte, sono il risultato dell’embargo ONU degli anni Novanta. La sospensione delle sanzioni economiche internazionali del 1995 e l’uso del marco tedesco prima e dell’euro poi, hanno progressivamente ridato fiato e riattivato relazioni commerciali, sia con i Balcani sia con i Paesi dell'Europa centrale e orientale. Il turismo, di conseguenza, ha vissuto un’espansione e rappresenta oggi una voce economica importante. L’agricoltura produce cereali, barbabietola da zucchero e olio; rilevanti anche l'allevamento del bestiame (ovini, bovini), la pesca, lo sfruttamento delle foreste e del sottosuolo (bauxite). Le industrie sono principalmente alimentari, del legno e metalmeccaniche; sono presenti numerose centrali idroelettriche e termoelettriche.
A pochi anni dalla sua indipendenza, il Montenegro ha raggiunto un buon livello di stabilità, sebbene i contrasti con la Serbia siano ancora tangibili: l’indipendenza del Kosovo non è infatti riconosciuta dalla Serbia e, pertanto,  le zone di confine potrebbero essere esposte a rischi. Campi minati, tendenzialmente segnalati, sono presenti nella città di Plav e nell’area limitrofa situata tra Kosovo e Albania, e lungo tutto il confine con il Kosovo. Escludendo il fenomeno dei furti di veicoli, il rischio microcriminalità può considerarsi irrilevante. Tuttavia, i traffici clandestini rappresentano una piaga per il Paese: una rete di macrocriminalità rende questo Paese un nodo di scambio e ponte di passaggio per il traffico internazionale di droga (eroina e cocaina, in primis) tanto da far guadagnare al Montenegro il titolo di “mente della confederazione balcanica” del crimine organizzato. Un’ingente quantità di denaro sporco, tra l’altro, viene riciclato nel mercato immobiliare. Infine, il Montenegro è al centro della cosiddetta “rotta dei Balcani”, usata per il passaggio illegale di immigrati clandestini e per il traffico di sigarette e armi di contrabbando.
Capitale: Podgorica
Ordinamento: Repubblica
Superficie: 13.812 km²
Popolazione: 653.474
Religioni: cristiana ortodossa (74%), altre
Lingue: serbo (ufficiale), altre
Moneta: euro
PIL: 11.700 USD
Livello di criticità: Medio
Parte del Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni fin dal 1918 – nominato nel 1929 Regno di Jugoslavia – il Montenegro verrà assorbito nel 1946 dalla Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia guidata dal maresciallo Josip Broz Tito. Alla morte di Tito nel 1980, ostilità e nazionalismi porteranno alla rapida dissoluzione della Jugoslavia: Serbia e Montenegro daranno vita, nel 1992, alla Repubblica Federale di Jugoslavia. Capo di Stato della neonata Repubblica Federale sarà Slobodan Milosevic, fautore delle espulsioni in massa degli albanesi dalla provincia serba del Kosovo nel 1999, in seguito alle quali la NATO bombarderà per 78 giorni la Serbia e lo stesso Milosevic verrà processato per crimini contro l’umanità nel 2000. Il 2002 si costituisce l’Unione Statale di Serbia e Montenegro, entità federale che rimarrà in vita fino al 3 giugno 2006, data di inizio dell’indipendenza del Montenegro, sancita da referendum popolare. Dal 2010 il Paese è candidato ufficiale all'UE. L’attuale Presidente della Repubblica parlamentare è Filip Vujanovic, appartenente al Partito Democratico dei Socialisti, riconfermato al suo terzo mandato alle elezioni di aprile 2013.
Nonostante la candidatura all’UE, la situazione economica complessiva del Montenegro resta alquanto precaria, principalmente a causa dell’elevato tasso di disoccupazione (15%) e di criminalità (i traffici illegali hanno rappresentato per anni l’unica vera risorsa), che scatenano periodicamente manifestazioni di protesta e che, in parte, sono il risultato dell’embargo ONU degli anni Novanta. La sospensione delle sanzioni economiche internazionali del 1995 e l’uso del marco tedesco prima e dell’euro poi, hanno progressivamente ridato fiato e riattivato relazioni commerciali, sia con i Balcani sia con i Paesi dell'Europa centrale e orientale. Il turismo, di conseguenza, ha vissuto un’espansione e rappresenta oggi una voce economica importante. L’agricoltura produce cereali, barbabietola da zucchero e olio; rilevanti anche l'allevamento del bestiame (ovini, bovini), la pesca, lo sfruttamento delle foreste e del sottosuolo (bauxite). Le industrie sono principalmente alimentari, del legno e metalmeccaniche; sono presenti numerose centrali idroelettriche e termoelettriche.
A pochi anni dalla sua indipendenza, il Montenegro ha raggiunto un buon livello di stabilità, sebbene i contrasti con la Serbia siano ancora tangibili: l’indipendenza del Kosovo non è infatti riconosciuta dalla Serbia e, pertanto,  le zone di confine potrebbero essere esposte a rischi. Campi minati, tendenzialmente segnalati, sono presenti nella città di Plav e nell’area limitrofa situata tra Kosovo e Albania, e lungo tutto il confine con il Kosovo. Escludendo il fenomeno dei furti di veicoli, il rischio microcriminalità può considerarsi irrilevante. Tuttavia, i traffici clandestini rappresentano una piaga per il Paese: una rete di macrocriminalità rende questo Paese un nodo di scambio e ponte di passaggio per il traffico internazionale di droga (eroina e cocaina, in primis) tanto da far guadagnare al Montenegro il titolo di “mente della confederazione balcanica” del crimine organizzato. Un’ingente quantità di denaro sporco, tra l’altro, viene riciclato nel mercato immobiliare. Infine, il Montenegro è al centro della cosiddetta “rotta dei Balcani”, usata per il passaggio illegale di immigrati clandestini e per il traffico di sigarette e armi di contrabbando.

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