Romania
Europa
Nata dall’unione del Principato di Moldavia e Valacchia, la Romania è stata una monarchia fino al 1948, quando divenne una repubblica prima popolare nell’orbita dell’Unione Sovietica e, successivamente, socialista con l’ascesa di Nicolae Ceaușescu, nel 1965. Con la fine della ventennale dittatura nel dicembre del 1989 si instaurò una repubblica presidenziale, con a capo Ion Iliescu. La politica estera si è consolidata prima nel 2004 con l’ingresso nella NATO - grazie alla strategica posizione geografica che il Paese ricopre in Europa dell’Est - e poi nel gennaio 2007, quando la Romania è divenuta stato membro dell’Unione Europea. La recente crisi finanziaria mondiale ha portato l’esecutivo a varare un programma di austerità draconiana (taglio della spesa, salari minimi, aumento della tassazione, riduzione dei dipendenti statali): le conseguenti proteste della popolazione hanno determinato la caduta del governo di Emil Boc nel febbraio 2012. Da allora si sono succeduti tre diversi premier, l’ultimo dei quali è il quarantenne socialdemocratico Victor Ponta.
La fine della dittatura e lo smembramento dell’URSS hanno creato un ambiente economico particolarmente problematico, con mezzi e capacità industriali praticamente inefficaci. Dopo anni di recessione, la ripresa economica ha avuto inizio solo nel 2000, per merito dei flussi export alla volta dei mercati europei: allo stesso tempo, l’aumento dei consumi interni - opera della nuova borghesia - e gli investimenti esteri, hanno portato a un discreto aumento del Pil. Una manodopera a basso costo e interessanti opportunità commerciali hanno inoltre attratto ingenti capitali stranieri: la presenza di imprenditorie estere e l’interesse nei confronti dei progetti “greenfield” hanno sostenuto la ripresa che, però, ha subito un arresto connesso con la crisi globale. Grazie all’assistenza finanziaria dell’FMI, della Banca Mondiale e dell’UE, nel 2011 i valori sono tornati positivi e si prevede il raggiungimento della stabilità economica nel medio e lungo termine.
Non sussistono particolari criticità legate a fenomeni terroristici o rischi di natura sanitaria e ambientale. Nelle grandi città, tuttavia, sono frequenti casi di furti e scippi sui mezzi pubblici e in prossimità di aree affollate quali aeroporti, stazioni, mercati. Elementi di criticità potrebbero essere costituiti da manifestazioni, disordini e attentati legati a fenomeni di malcontento diffuso, in seguito alle misure di austerità varate nel 2010. Il livello di corruzione è ancora molto alto e, secondo l’UE, dopo Bulgaria e Grecia, la Romania è il terzo Paese più corrotto dell’intero gruppo dei 27.
Capitale: Bucarest
Ordinamento: Repubblica parlamentare
Superficie: 238.391 km²
Popolazione: 21.848.504
Religioni: ortodossi (87%), protestanti. altre
Lingue: rumeno (91%), ungherese
Moneta: leu rumeno (RON)
PIL: 12.500 USD
Livello di criticità: Basso
Nata dall’unione del Principato di Moldavia e Valacchia, la Romania è stata una monarchia fino al 1948, quando divenne una repubblica prima popolare nell’orbita dell’Unione Sovietica e, successivamente, socialista con l’ascesa di Nicolae Ceaușescu, nel 1965. Con la fine della ventennale dittatura nel dicembre del 1989 si instaurò una repubblica presidenziale, con a capo Ion Iliescu. La politica estera si è consolidata prima nel 2004 con l’ingresso nella NATO - grazie alla strategica posizione geografica che il Paese ricopre in Europa dell’Est - e poi nel gennaio 2007, quando la Romania è divenuta stato membro dell’Unione Europea. La recente crisi finanziaria mondiale ha portato l’esecutivo a varare un programma di austerità draconiana (taglio della spesa, salari minimi, aumento della tassazione, riduzione dei dipendenti statali): le conseguenti proteste della popolazione hanno determinato la caduta del governo di Emil Boc nel febbraio 2012. Da allora si sono succeduti tre diversi premier, l’ultimo dei quali è il quarantenne socialdemocratico Victor Ponta.
La fine della dittatura e lo smembramento dell’URSS hanno creato un ambiente economico particolarmente problematico, con mezzi e capacità industriali praticamente inefficaci. Dopo anni di recessione, la ripresa economica ha avuto inizio solo nel 2000, per merito dei flussi export alla volta dei mercati europei: allo stesso tempo, l’aumento dei consumi interni - opera della nuova borghesia - e gli investimenti esteri, hanno portato a un discreto aumento del Pil. Una manodopera a basso costo e interessanti opportunità commerciali hanno inoltre attratto ingenti capitali stranieri: la presenza di imprenditorie estere e l’interesse nei confronti dei progetti “greenfield” hanno sostenuto la ripresa che, però, ha subito un arresto connesso con la crisi globale. Grazie all’assistenza finanziaria dell’FMI, della Banca Mondiale e dell’UE, nel 2011 i valori sono tornati positivi e si prevede il raggiungimento della stabilità economica nel medio e lungo termine.
Non sussistono particolari criticità legate a fenomeni terroristici o rischi di natura sanitaria e ambientale. Nelle grandi città, tuttavia, sono frequenti casi di furti e scippi sui mezzi pubblici e in prossimità di aree affollate quali aeroporti, stazioni, mercati. Elementi di criticità potrebbero essere costituiti da manifestazioni, disordini e attentati legati a fenomeni di malcontento diffuso, in seguito alle misure di austerità varate nel 2010. Il livello di corruzione è ancora molto alto e, secondo l’UE, dopo Bulgaria e Grecia, la Romania è il terzo Paese più corrotto dell’intero gruppo dei 27.