Turchia: trivellazioni a Cipro, l'Ue pronta a sanzioni

La Repubblica di Turchia, crocevia di civiltà e ponte naturale tra l’Europa e l’Asia, ha storicamente ancorato la propria politica estera e di sicurezza al Mar Mediterraneo. La dottrina della «Patria Blu» ha codificato questa centralità, delineando gli interessi marittimi turchi, le zone economiche esclusive e le ambizioni di Ankara in un mare conteso, spesso teatro di intricate dinamiche geopolitiche e di accese dispute con i Paesi limitrofi.

Tuttavia, il panorama strategico globale in continua evoluzione ha gradualmente spinto la Turchia a volgere lo sguardo verso un orizzonte più distante: l’Oceano Indiano. Questa regione, vitale per il commercio internazionale, crocevia di rotte marittime cruciali e teatro di crescenti dinamiche di potere, sta emergendo come un’area di interesse strategico sempre più rilevante per Ankara. Questa transizione non rappresenta un abbandono del Mediterraneo, bensì un’espansione degli orizzonti strategici turchi, un tentativo di proiettare la propria influenza in un contesto globale in rapida trasformazione, mutuando in parte l’esperienza e le capacità sviluppate nel Mare nostrum.

Il Mediterraneo rimane il fulcro della politica di sicurezza turca. La «Patria Blu» non è semplicemente una rivendicazione di diritti marittimi, ma una vera e propria dottrina che informa la postura strategica turca nella regione. Le dispute con la Grecia e Cipro riguardo alla delimitazione delle zone economiche esclusive nel Mediterraneo orientale sono manifestazioni concrete della determinazione turca a proteggere i propri interessi e a rivendicare un ruolo di attore primario. Il coinvolgimento turco nel conflitto libico, con il sostegno militare e politico al Governo di Accordo Nazionale, ha rappresentato un’estensione significativa dell’influenza di Ankara nel Mediterraneo meridionale, dettata da considerazioni di sicurezza nazionale, interessi economici legati alle risorse energetiche e dalla volontà di contrastare l’ascesa di attori regionali percepiti come ostili.

La «Patria Blu» non è semplicemente una rivendicazione di diritti marittimi, ma una vera e propria dottrina che informa la postura strategica turca nella regione mediterranea

Parallelamente, il complesso e prolungato coinvolgimento turco nel conflitto siriano, con operazioni militari volte a garantire la sicurezza dei confini meridionali e a contrastare minacce terroristiche, ha avuto ripercussioni dirette sulla stabilità del Mediterraneo orientale, evidenziando la proiezione di potenza e la complessità degli interessi turchi nella regione. In questo contesto, la flotta navale turca svolge un ruolo di primo piano, agendo come strumento di deterrenza, proiezione di potenza e difesa degli interessi marittimi nazionali. La diplomazia, spesso assertiva, e il soft power completano il quadro degli strumenti impiegati dalla Turchia per perseguire i propri obiettivi nel Mediterraneo, navigando in un ambiente segnato da alleanze regionali concorrenti e dalla presenza di potenze esterne con interessi spesso divergenti.

L’emergere dell’Oceano Indiano come area di crescente interesse strategico per la Turchia è il risultato di una convergenza di fattori geopolitici ed economici. La centralità dell’Oceano Indiano per il commercio globale è innegabile: attraverso le sue rotte transitano volumi enormi di merci, energia e risorse, connettendo l’Asia, l’Africa e l’Europa. In un contesto globale caratterizzato da una crescente interdipendenza economica, la Turchia, con la sua ambizione di affermarsi come hub commerciale e logistico regionale, non può ignorare l’importanza strategica di questo oceano. La Belt and Road Initiative cinese, con le sue implicazioni per la connettività globale, ha ulteriormente evidenziato la necessità per la Turchia di diversificare i propri partenariati strategici e le rotte commerciali, evitando una dipendenza eccessiva da un singolo progetto o da dinamiche geopolitiche potenzialmente instabili. In questo scenario, il Pakistan assume un ruolo di partner strategico che può aiutare a sviluppare un presenza più solida nell’area. I profondi legami storici, culturali e religiosi che uniscono i due Paesi forniscono una solida base per una cooperazione sempre più stretta, in particolare nel settore della difesa.

La centralità dell’Oceano Indiano per il commercio globale è innegabile: attraverso le sue rotte transitano volumi enormi di merci, energia e risorse, connettendo l’Asia, l’Africa e l’Europa

La cooperazione militare tra Turchia e Pakistan rappresenta un pilastro fondamentale del loro rapporto bilaterale, caratterizzato da una crescente intensità e diversificazione nel corso degli anni. Questo solido legame affonda le radici in affinità storiche, culturali e religiose, ma si è evoluto in una partnership strategica con implicazioni significative per la sicurezza regionale e per la proiezione di influenza di entrambi i Paesi, in particolare nel contesto della proiezione turca verso l’Oceano Indiano. L’aiuto militare turco al Pakistan si manifesta attraverso diverse modalità, che vanno dalla fornitura di armamenti avanzati alla cooperazione industriale nel settore della difesa, fino all’addestramento congiunto e al trasferimento di tecnologia militare. Negli ultimi anni, la Turchia è emersa come un fornitore di armi sempre più importante per il Pakistan, contribuendo significativamente alla modernizzazione delle sue forze armate. Tra le principali forniture turche figurano i droni Bayraktar TB2 e Akinci, piattaforme che hanno dimostrato la loro efficacia in diversi scenari operativi e che rafforzano le capacità di sorveglianza e attacco del Pakistan. Ankara ha inoltre fornito Islamabad con i droni Asisguard Songar, impiegati per operazioni di precisione e ricognizione. Nel settore navale, la cooperazione è particolarmente significativa. Un accordo del 2018 prevede la costruzione di quattro corvette di classe MILGEM per la Marina pakistana da parte della società turca STM Defence Technologies. Due di queste corvette sono state costruite in Turchia e consegnate al Pakistan, mentre le restanti due sono in costruzione presso il cantiere navale di Karachi, con un importante trasferimento di tecnologia che mira a rafforzare l’industria navale pakistana. STM è anche coinvolta nell’ammodernamento dei sottomarini Agosta 90B della Marina pakistana, un progetto che estende la vita operativa e le capacità di queste importanti risorse navali.

L’aiuto militare turco al Pakistan si manifesta attraverso diverse modalità, che vanno dalla fornitura di armamenti avanzati alla cooperazione industriale nel settore della difesa, fino all’addestramento congiunto e al trasferimento di tecnologia militare

La cooperazione industriale rappresenta un altro aspetto cruciale della partnership militare. I due Paesi hanno avviato una collaborazione per la produzione congiunta di componenti per l’aereo da caccia turco di quinta generazione TAI TF Kaan, un progetto ambizioso che mira a rafforzare le capacità aerospaziali di entrambi i Paesi. È stata inoltre discussa la possibilità di stabilire una linea di assemblaggio per il KAAN in Pakistan. Nel settore missilistico, si segnalano discussioni sulla co-produzione di missili anti-tank guidati (ATGW) e di missili aria-aria a corto e lungo raggio, come il missile turco Gokdogan e il missile pakistano FAZ-2, con un significativo scambio di tecnologia.

Gli accordi militari tra Turchia e Pakistan forniscono un quadro formale per questa crescente cooperazione. Il Military Consultative Group istituito nel 1988 rappresenta un meccanismo di dialogo di lunga data. Nel febbraio 2025, durante una visita del presidente turco Erdoğan in Pakistan, sono stati firmati ben 24 accordi di cooperazione in vari settori, tra cui la difesa. Questi accordi includono protocolli sullo scambio di personale militare e civile per scopi sociali e culturali, memorandum d’intesa sulla cooperazione nella guerra elettronica aerea e protocolli sull’addestramento e la cooperazione nella sanità militare. Un accordo specifico è stato siglato tra la presidenza delle Industrie della Difesa turca e il ministero della Produzione della Difesa pakistano, volto a rafforzare la collaborazione industriale nel settore della difesa. Un memorandum d’intesa tra Turkish Aerospace Industries (TUSAS) e il Pakistan Maritime Research and Development Institute (NRDI) mira a intensificare la collaborazione nella ricerca aerospaziale e marittima.

Il Pakistan ha utilizzato droni di fabbricazione turca per attaccare l’India. La Turchia è il secondo fornitore di armi del Pakistan e uno dei suoi alleati più stretti, che lo ha costantemente sostenuto in Kashmir. L’India ha modificato le proprie partnership geopolitiche per affrontare il nesso Pakistan-Turchia.

Questo solido partenariato militare si inquadra nella proiezione strategica turca verso l’Oceano Indiano, fornendo ad Ankara un alleato affidabile e strategicamente posizionato in una regione di crescente importanza. Il Pakistan, con la sua posizione sull’Oceano Indiano occidentale, rappresenta un punto d’appoggio cruciale per la Turchia, soprattutto in un contesto regionale segnato dalle complesse e spesso tese relazioni con l’India. La tradizionale vicinanza di Ankara a Islamabad, pur mantenendo canali di comunicazione con Nuova Delhi, delinea un preciso orientamento nella sua proiezione verso l’Oceano Indiano occidentale, influenzando le dinamiche regionali e le scelte di alleanza. La cooperazione militare, in particolare nel dominio marittimo, può essere interpretata anche come un tentativo di bilanciare le forze nell’Oceano Indiano e di proteggere gli interessi comuni di Turchia e Pakistan nella regione. La solidità di questa partnership militare, basata su una condivisione di interessi strategici e su una crescente interdipendenza nel settore della difesa, rappresenta un elemento chiave nella più ampia strategia di proiezione di influenza della Turchia verso nuovi orizzonti geopolitici.

Parallelamente al partenariato strategico con il Pakistan, la crescente presenza e influenza turca nel Corno d’Africa, con particolare attenzione alla Somalia, rappresenta un’altra direttrice della proiezione strategica di Ankara verso l’Oceano Indiano. L’impegno turco in Somalia, attraverso investimenti economici significativi, cooperazione militare e assistenza umanitaria, ha stabilito una testa di ponte strategica in una regione di importanza cruciale per la sicurezza marittima e l’accesso alle vitali rotte commerciali del Mar Rosso e dell’Oceano Indiano occidentale. Questa presenza, sebbene ancora in fase di consolidamento, testimonia la volontà della Turchia di estendere la propria influenza in aree geografiche strategicamente rilevanti, in linea con una politica estera più assertiva e orientata alla proiezione di potenza.

In questo contesto dinamico, l’annunciato Corridoio Economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC) introduce ulteriori elementi di complessità e di potenziale competizione. L’esclusione della Turchia da questo ambizioso progetto infrastrutturale e logistico ha suscitato una reazione critica da parte di Ankara, che lo percepisce come un tentativo di marginalizzare il suo ruolo storico di nodo cruciale nel collegamento tra l’Oriente e l’Occidente. In risposta, la Turchia sta attivamente promuovendo una sua alternativa, la Iraq Development Road, un progetto che mira a connettere il Golfo Persico all’Europa attraverso l’Iraq e il territorio turco. Questa iniziativa sottolinea la determinazione di Ankara a rimanere un attore chiave nella connettività globale e a non essere esclusa dalle nuove configurazioni geopolitiche. In questo scenario, anche le ambizioni dell’Arabia Saudita di trasformarsi in un polo logistico globale di primo piano assumono una rilevanza significativa. I massicci investimenti sauditi in infrastrutture portuali, ferroviarie e logistiche lungo le coste del Mar Rosso e del Golfo Persico la posizionano come un attore potenzialmente concorrente ma anche come un possibile partner per la Turchia nei suoi sforzi di proiezione verso l’Oceano Indiano. La dinamica tra le ambizioni turche e saudite nel settore della logistica e della connettività regionale avrà implicazioni significative per la futura configurazione delle rotte commerciali e per l’equilibrio di potere nell’area.

L’impegno turco in Somalia, attraverso investimenti economici significativi, cooperazione militare e assistenza umanitaria, ha stabilito una testa di ponte strategica in una regione di importanza cruciale per la sicurezza marittima e l’accesso alle vitali rotte commerciali del Mar Rosso e dell’Oceano Indiano occidentale

In conclusione, la proiezione strategica turca sta attraversando una fase di significativa evoluzione, estendendosi dalle consolidate posizioni del Mediterraneo alle promettenti acque dell’Oceano Indiano. Questa espansione è motivata da una complessa interazione di imperativi economici, considerazioni geostrategiche e dalla volontà di diversificare i partenariati in un mondo multipolare. L’esperienza maturata nel Mediterraneo, pur con le sue specificità e sfide, fornisce un quadro di riferimento e alcune capacità trasferibili per affrontare le complessità del nuovo teatro strategico. La solida partnership con il Pakistan, in un contesto regionale delicato segnato dalle dinamiche con l’India, e la crescente presenza nel Corno d’Africa rappresentano i pilastri di questa proiezione verso l’Oceano Indiano. Tuttavia, la Turchia dovrà navigare con accortezza in un ambiente geopolitico dinamico e competitivo, tenendo conto di iniziative come l’IMEC e delle ambizioni di altri attori regionali in particolare l’Arabia Saudita, per costruire un ruolo efficace e sostenibile in una regione che riveste un’importanza crescente per l’equilibrio globale.

Leggi l’articolo in inglese su Vision & Global Trends