Iran

Medio Oriente
L’Iran contemporaneo è frutto di un’eredità secolare, che affonda le origini nella Persia di Ciro il Grande e che, sostanzialmente, ha mantenuto un modello monarchico-religioso fino al Novecento. Cedute alla Russia alcune provincie fra il Mar Caspio ed il Mar Nero nell’Ottocento (Scirvan e Daghestan nel 1812 e Armenia nel 1828), la Persia diviene sempre più dipendente dagli Zar di Russia, che la contendono alla Gran Bretagna. Nel 1906, sotto lo Scià Muzaffer Ed Din, la Persia si dota anche di una Costituzione di stampo islamista, poi revocata dal successore Mohammed Alì ma formalmente in vigore fino al 1979. Durante la prima guerra mondiale, la Persia è occupata da truppe britanniche e russe: costretta a firmare un trattato di amicizia con l’Unione Sovietica nel 1921, cede anche alle pressioni della Gran Bretagna, interessata alle concessioni petrolifere. Nel 1925, dopo una lunga rivoluzione, Reza Khan s’impone come uomo forte della Persia e si fa incoronare Scià, divenendo il primo sovrano della dinastia Pahlavi. Riformata la Costituzione, egli sostituisce nel 1935 il nome di Persia con l’attuale Iran e inaugura un periodo laico di riforme, modernizzando l’economia e sfruttando il potere derivante dal petrolio. Nel 1941, russi e britannici invadono il Paese e costringono Reza Khan ad abdicare in favore del figlio, Mohammed Reza Pahlavi. In seguito alla Conferenza di Teheran del 1943 e alla fine della guerra, gli Stati Uniti si sostituiscono progressivamente ai britannici in funzione anti-sovietica e allontanano Mohammed Mossadeq, influente primo ministro dal 1951 al 1953 che non intendeva rinnovare le concessioni petrolifere a USA e Gran Bretagna. La forte politica di occidentalizzazione, con la conseguente compressione della componente religiosa e la stretta collaborazione militare con gli USA negli anni Settanta, contribuiscono a rendere impopolare lo Scià di Persia, il cui potere è assoluto. La deriva autoritaria che caratterizza l’ultimo decennio della sua monarchia e le difficoltà finanziarie del Paese, non supportate da una valida programmazione economica, offrono crescente potere all’ayatollah Ruhollah Khomeini che - dall’Iraq prima e dalla Francia poi, dov’è costretto all’esilio - inizia a spingere il popolo iraniano verso la rivoluzione: il 3 gennaio 1979 la maggioranza degli esponenti del parlamento decide l’allontanamento della famiglia reale dal Paese. Atterrato a Teheran il primo febbraio 1979, Khomeini viene accolto da milioni di persone in festa e salutato come eroe nazionale. Il 12 febbraio assume il potere autonominandosi “guida della rivoluzione” e dà vita, attraverso un referendum, alla nascita della Repubblica Islamica dell’Iran. Viene promulgata una nuova Costituzione ispirata alla legge coranica e viene creato il corpo dei Pasdaran, i Guardiani della Rivoluzione. Si procede, inoltre, a massicce espropriazioni e nazionalizzazioni che cambiano radicalmente la struttura economico-produttiva dell’Iran, e si avvia una “moralizzazione” dei costumi sociali fortemente conservativa e su base islamica. Nel 1980 l’Iraq approfitta del caos nel Paese in seguito alla rivoluzione islamica e attacca l’Iran, per dispute di confine finalizzate ad accaparrarsi territorio ricchi di petrolio (la guerra si concluderà nel 1988 con un bilancio di oltre un milione di morti). Dopo dieci anni di indiscusso potere, il 3 giugno 1989 Khomeini nomina suo successore Ali Khamenei, attuale guida della Nazione. I vari presidenti che si sono succeduti a capo del Paese hanno sempre avuto un ruolo marginale rispetto alle due Guide Supreme. Probabilmente solo l'ex presidente Mahmud Ahmadinejad (2005-2013), è riuscito a ritagliarsi una propria identità, suscitando controversie riguardo ai molteplici ambiti di intervento: dalla politica sul nucleare alla retorica aggressiva contro Israele, dalle repressioni sociali al sostegno di gruppi militanti di Hezbollah, fino all’appoggio al regime di Assad nella crisi siriana.Il suo successore è Hassan Rouhani, eletto presidente nel giugno 2013 (vittoria al primo turno con il 50,71% dei consensi). In passato a capo della commissione per le trattative sul nucleare (2003-2005), ruolo in cui ha dato dimostrazione del suo pragmatismo di fronte alla comunità internazionale, Rouhani rappresenta l’ala moderata dei conservatori. Sin dall’inizio del suo mandato si è proposto di riallacciare i rapporti tra l’Iran e l’Occidente, nel segno di una totale discontinuità rispetto al passato voluta dall’ayatollah Ali Khamenei. Il 3 agosto 2021 ha assunto l’incarico di nuovo presidente Sayyid Ebrahim Raisol-Sadati, conosciuto come Ebrahim Raisi. Considerato un intransigente nella politica iraniana, la sua presidenza ha visto uno stallo nei negoziati con gli Stati Uniti sul piano d'azione globale congiunto (JCPOA) e proteste su larga scala in tutto il Paese alla fine del 2022, innescate dall’uccisione di Mahsa Amini il 16 settembre da parte delle forze di sicurezza iraniane.
Nonostante le enormi entrate derivanti dall’esportazione di idrocarburi e petrolio, ad oggi la situazione economica dell’Iran presenza una situazione di instabilità (l’inflazione è al 25,2%). Pesano, da un lato, le politiche ultra-conservative del governo e, dall’altro, l’embargo imposto dagli Stati Uniti e dalle Nazioni Unite per i suoi programmi di sviluppo del nucleare. Il petrolio rimane il principale prodotto del Paese - il quarto al mondo quanto a disponibilità di riserve - e per la sua esportazione nel 2008 il governo ha inaugurato l’Iranian Oil Bourse (il primo acquirente è la Cina). Le altre risorse minerarie sono: gas naturale, ferro, rame e carbone. L’Iran ha inoltre siglato importanti accordi per la gestione delle riserve di idrocarburi del Mar Caspio con Russia, Kazakhstan, Turkmenistan e Azerbaijan. Le maggiori industrie (petrolchimiche, siderurgiche, metallurgiche e meccaniche) si trovano a Teheran, Isfahan e Bandar-Abbas. Restano importanti la produzione e l’esportazione di tappeti, e le industrie per la produzione di beni di consumo ed elettrodomestici, macchinari e automobili. L’agricoltura, di cui vive circa il 30% della popolazione, si basa sull’esportazione (pistacchio, cereali, orzo, cotone, frutta fresca ed essiccata e ortaggi) e sulla produzione ad uso interno di tabacco, barbabietola e canna da zucchero.
Considerato uno “Stato canaglia” dagli USA, l’Iran è tra i più attivi sponsor del terrorismo internazionale, attraverso il supporto finanziario, materiale e logistico a gruppi militanti mediorientali e dell’Asia centrale. Il Paese fornisce armi, fondi e training ad Hamas e ad altri gruppi palestinesi, supportando la causa palestinese con milioni di dollari e con l’addestramento di migliaia di guerriglieri Hezbollah nei campi iraniani. Questa situazione fa sì che sia alto il livello di criticità: le costanti tensioni tra Teheran e la comunità internazionale (inasprite anche dalle sanzioni adottate nel gennaio 2012 dalla Comunità europea) rendono l’intero Paese a rischio. I maggiori pericoli si corrono nelle zone situate al confine tra Iran e Iraq, nelle regioni sud-orientali, nel Sistan Baluchistan, nel Khorassan meridionale e nella parte orientale della regione di Hormuzgan, oltre che nelle città di Kerman e Bam.Sconsigliabili gli spostamenti verso le zone di confine a ridosso con l’Afghanistan e il Pakistan, perché parzialmente sotto l’influenza di organizzazioni di narcotrafficanti, dove sussiste il pericolo di sequestri. È bene, inoltre, non entrare con imbarcazioni private nelle acque territoriali iraniane attigue alle isole dello Stretto di Hormuz, Tonb e Abu Musa. Nelle grandi città, compresa la capitale Teheran, è sconsigliato prendere parte a qualsiasi assembramento di carattere politico o di protesta che finiscono spesso per essere brutalmente repressi dalle autorità. L’Iran è inoltre un Paese ad elevato rischio sismico.
Capitale: Teheran
Ordinamento: Repubblica islamica
Superficie: 1.648.195 km²
Popolazione: 79.853.900
Religioni: Islamica (sciita 89%, sunnita 9%)
Lingue: persiano, turco, curdo, arabo
Moneta: rial (IRR)
PIL: 13.300 USD
Livello di criticità: Medio
L’Iran contemporaneo è frutto di un’eredità secolare, che affonda le origini nella Persia di Ciro il Grande e che, sostanzialmente, ha mantenuto un modello monarchico-religioso fino al Novecento. Cedute alla Russia alcune provincie fra il Mar Caspio ed il Mar Nero nell’Ottocento (Scirvan e Daghestan nel 1812 e Armenia nel 1828), la Persia diviene sempre più dipendente dagli Zar di Russia, che la contendono alla Gran Bretagna. Nel 1906, sotto lo Scià Muzaffer Ed Din, la Persia si dota anche di una Costituzione di stampo islamista, poi revocata dal successore Mohammed Alì ma formalmente in vigore fino al 1979. Durante la prima guerra mondiale, la Persia è occupata da truppe britanniche e russe: costretta a firmare un trattato di amicizia con l’Unione Sovietica nel 1921, cede anche alle pressioni della Gran Bretagna, interessata alle concessioni petrolifere. Nel 1925, dopo una lunga rivoluzione, Reza Khan s’impone come uomo forte della Persia e si fa incoronare Scià, divenendo il primo sovrano della dinastia Pahlavi. Riformata la Costituzione, egli sostituisce nel 1935 il nome di Persia con l’attuale Iran e inaugura un periodo laico di riforme, modernizzando l’economia e sfruttando il potere derivante dal petrolio. Nel 1941, russi e britannici invadono il Paese e costringono Reza Khan ad abdicare in favore del figlio, Mohammed Reza Pahlavi. In seguito alla Conferenza di Teheran del 1943 e alla fine della guerra, gli Stati Uniti si sostituiscono progressivamente ai britannici in funzione anti-sovietica e allontanano Mohammed Mossadeq, influente primo ministro dal 1951 al 1953 che non intendeva rinnovare le concessioni petrolifere a USA e Gran Bretagna. La forte politica di occidentalizzazione, con la conseguente compressione della componente religiosa e la stretta collaborazione militare con gli USA negli anni Settanta, contribuiscono a rendere impopolare lo Scià di Persia, il cui potere è assoluto. La deriva autoritaria che caratterizza l’ultimo decennio della sua monarchia e le difficoltà finanziarie del Paese, non supportate da una valida programmazione economica, offrono crescente potere all’ayatollah Ruhollah Khomeini che - dall’Iraq prima e dalla Francia poi, dov’è costretto all’esilio - inizia a spingere il popolo iraniano verso la rivoluzione: il 3 gennaio 1979 la maggioranza degli esponenti del parlamento decide l’allontanamento della famiglia reale dal Paese. Atterrato a Teheran il primo febbraio 1979, Khomeini viene accolto da milioni di persone in festa e salutato come eroe nazionale. Il 12 febbraio assume il potere autonominandosi “guida della rivoluzione” e dà vita, attraverso un referendum, alla nascita della Repubblica Islamica dell’Iran. Viene promulgata una nuova Costituzione ispirata alla legge coranica e viene creato il corpo dei Pasdaran, i Guardiani della Rivoluzione. Si procede, inoltre, a massicce espropriazioni e nazionalizzazioni che cambiano radicalmente la struttura economico-produttiva dell’Iran, e si avvia una “moralizzazione” dei costumi sociali fortemente conservativa e su base islamica. Nel 1980 l’Iraq approfitta del caos nel Paese in seguito alla rivoluzione islamica e attacca l’Iran, per dispute di confine finalizzate ad accaparrarsi territorio ricchi di petrolio (la guerra si concluderà nel 1988 con un bilancio di oltre un milione di morti). Dopo dieci anni di indiscusso potere, il 3 giugno 1989 Khomeini nomina suo successore Ali Khamenei, attuale guida della Nazione. I vari presidenti che si sono succeduti a capo del Paese hanno sempre avuto un ruolo marginale rispetto alle due Guide Supreme. Probabilmente solo l'ex presidente Mahmud Ahmadinejad (2005-2013), è riuscito a ritagliarsi una propria identità, suscitando controversie riguardo ai molteplici ambiti di intervento: dalla politica sul nucleare alla retorica aggressiva contro Israele, dalle repressioni sociali al sostegno di gruppi militanti di Hezbollah, fino all’appoggio al regime di Assad nella crisi siriana.Il suo successore è Hassan Rouhani, eletto presidente nel giugno 2013 (vittoria al primo turno con il 50,71% dei consensi). In passato a capo della commissione per le trattative sul nucleare (2003-2005), ruolo in cui ha dato dimostrazione del suo pragmatismo di fronte alla comunità internazionale, Rouhani rappresenta l’ala moderata dei conservatori. Sin dall’inizio del suo mandato si è proposto di riallacciare i rapporti tra l’Iran e l’Occidente, nel segno di una totale discontinuità rispetto al passato voluta dall’ayatollah Ali Khamenei. Il 3 agosto 2021 ha assunto l’incarico di nuovo presidente Sayyid Ebrahim Raisol-Sadati, conosciuto come Ebrahim Raisi. Considerato un intransigente nella politica iraniana, la sua presidenza ha visto uno stallo nei negoziati con gli Stati Uniti sul piano d'azione globale congiunto (JCPOA) e proteste su larga scala in tutto il Paese alla fine del 2022, innescate dall’uccisione di Mahsa Amini il 16 settembre da parte delle forze di sicurezza iraniane.
Nonostante le enormi entrate derivanti dall’esportazione di idrocarburi e petrolio, ad oggi la situazione economica dell’Iran presenza una situazione di instabilità (l’inflazione è al 25,2%). Pesano, da un lato, le politiche ultra-conservative del governo e, dall’altro, l’embargo imposto dagli Stati Uniti e dalle Nazioni Unite per i suoi programmi di sviluppo del nucleare. Il petrolio rimane il principale prodotto del Paese - il quarto al mondo quanto a disponibilità di riserve - e per la sua esportazione nel 2008 il governo ha inaugurato l’Iranian Oil Bourse (il primo acquirente è la Cina). Le altre risorse minerarie sono: gas naturale, ferro, rame e carbone. L’Iran ha inoltre siglato importanti accordi per la gestione delle riserve di idrocarburi del Mar Caspio con Russia, Kazakhstan, Turkmenistan e Azerbaijan. Le maggiori industrie (petrolchimiche, siderurgiche, metallurgiche e meccaniche) si trovano a Teheran, Isfahan e Bandar-Abbas. Restano importanti la produzione e l’esportazione di tappeti, e le industrie per la produzione di beni di consumo ed elettrodomestici, macchinari e automobili. L’agricoltura, di cui vive circa il 30% della popolazione, si basa sull’esportazione (pistacchio, cereali, orzo, cotone, frutta fresca ed essiccata e ortaggi) e sulla produzione ad uso interno di tabacco, barbabietola e canna da zucchero.
Considerato uno “Stato canaglia” dagli USA, l’Iran è tra i più attivi sponsor del terrorismo internazionale, attraverso il supporto finanziario, materiale e logistico a gruppi militanti mediorientali e dell’Asia centrale. Il Paese fornisce armi, fondi e training ad Hamas e ad altri gruppi palestinesi, supportando la causa palestinese con milioni di dollari e con l’addestramento di migliaia di guerriglieri Hezbollah nei campi iraniani. Questa situazione fa sì che sia alto il livello di criticità: le costanti tensioni tra Teheran e la comunità internazionale (inasprite anche dalle sanzioni adottate nel gennaio 2012 dalla Comunità europea) rendono l’intero Paese a rischio. I maggiori pericoli si corrono nelle zone situate al confine tra Iran e Iraq, nelle regioni sud-orientali, nel Sistan Baluchistan, nel Khorassan meridionale e nella parte orientale della regione di Hormuzgan, oltre che nelle città di Kerman e Bam.Sconsigliabili gli spostamenti verso le zone di confine a ridosso con l’Afghanistan e il Pakistan, perché parzialmente sotto l’influenza di organizzazioni di narcotrafficanti, dove sussiste il pericolo di sequestri. È bene, inoltre, non entrare con imbarcazioni private nelle acque territoriali iraniane attigue alle isole dello Stretto di Hormuz, Tonb e Abu Musa. Nelle grandi città, compresa la capitale Teheran, è sconsigliato prendere parte a qualsiasi assembramento di carattere politico o di protesta che finiscono spesso per essere brutalmente repressi dalle autorità. L’Iran è inoltre un Paese ad elevato rischio sismico.