Bitcoin

Il 18 agosto del 2008 viene registrato il dominio bitcoin.org su anonymousspeech.com. Viene così lanciato il Bitcoin, la nuova criptovaluta concepita per rendere i pagamenti più veloci eleminando gli intermediari finanziari e garantendo alti livelli di anonimato agli utenti.

Craig Steven Wright, ideatore del Bitcoin nascostosi a lungo dietro l’identità falsa di Satoshi Nakamoto, ha stabilito il tetto della quantità di criptovalute da produrre: 21 milioni, somma utile a generare un processo di deflazione.

 

Come funzionano i Bitcoin?

Il sistema utilizzato per trasferire Bitcoin da un conto a un altro è molto simile a uTorrent. Proprio come questo programma, il sistema permette di scaricare file da altri computer connessi a una rete peer-to-peer. In questo modo tutti gli utenti della rete fungono da server senza l’intervento di autorità centrali come le banche.

Gli utenti depositano i Bitcoin all’interno di portafogli digitali e possono trasferire denaro a chiunque sia in possesso di un indirizzo (account) pubblico. Esistono piattaforme di scambio online dove i Bitcoin possono essere acquistati oppure possono essere prodotti autonomamente attraverso un sistema chiamato mining. Per lo svolgimento di quest’ultima operazione sono presenti sul mercato computer ad hoc che, consumando meno energia rispetto ai computer tradizionali, facilitano la creazione di Bitcoin. Il loro nome identificativo è ASIC Bitcoin Miner, con l’acronimo ASIC che sta a indicare “Application-Specific Integrated Circuit”.

I siti web più usati al mondo per lo svolgimento di queste funzioni sono i Bitstamp. Questi portali servono per scambiare Bitcoin con soldi veri, permettono di aprire un conto e creare un portafoglio digitale.

 

Quanto vale un Bitcoin?

Non esiste un’autorità centrale che vigila sugli scambi di Bitcoin, monitora l’andamento del loro valore (che aumenta in base al costo dell’elettricità necessaria alla loro produzione) o sul funzionamento della rete sulla quale vengono effettuati i trasferimenti. Esiste la Bitcoin Foundation, che ottiene Bitcoin per mezzo di specifici sviluppatori ma che non ha alcun potere sul valore della moneta digitale o sul funzionamento della rete in cui essa viene trasferita. Il sistema Bitcoin Charts fornisce invece dati finanziari e tecnici relativi alla rete. Per ora, pertanto, la sola legge che vale quando si parla di Bitcoin è quella della domanda e dell’offerta.

 

Come si opera in anonimato?

Per effettuare operazioni con Bitcoin uno dei modi che l’utente ha a disposizione per oscurare la propria identità è utilizzare un indirizzo nuovo per ogni transazione in entrata. Ciò gli permette di nascondere il saldo del proprio portafoglio. Se ogni pagamento che si riceve è destinato a un indirizzo diverso, sapere quanti Bitcoin si possiedono è complicato.

C’è da considerare inoltre il fatto che non si possono crittografare i traffici di Bitcoin. L’utente può infatti collegarsi alle reti wi-fi pubbliche rendendo così difficile che si possa risalire a lui. Siti come LocalBitcoins raccolgono nominativi delle persone disposte a scambiare Bitcoin in cambio di denaro in contanti. Nascondendo la vera identità al momento della registrazione su questo sito, ed effettuando lo scambio di persona, la possibilità di essere intercettati diminuisce.

Sul web è poi possibile consultare guide specifiche che spiegano come procedere qualora si volesse movimentare moneta digitale in anonimato. A tale scopo ci sono mixer (miscelatori): si tratta di software ai quali si inviano i Bitcoin che si desiderano possedere in forma anonima, questi vengono poi rinviati a un altro indirizzo ripuliti però delle connessioni con le transazioni precedenti che consentirebbero di risalire all’utente.

 

Quali sono i rischi per gli utenti?

Un rischio comune in cui può imbattersi chi decide di acquistare Bitcoin ed effettuare movimenti con monete digitali è la possibilità che gli venga “rubato” il portafoglio digitale attraverso attacchi hacker. La crescente diffusione di Bitcoin ha visto, infatti, il moltiplicarsi di malware dedicati a tale scopo. In quest’ottica tutti gli altri incidenti comuni nell’ambito della sicurezza del web, come l’hacking di un sito o le “penetrazioni” che permettono di recuperare informazioni sull’utente di un pc, possono causare seri problemi a chi possiede Bitcoin: ad esempio, non solo il prelievo di criptovaluta ma anche la sua “svendita” incontrollata.

 

Che uso possono farne terroristi e criminali?

Secondo il Financial Action Task Force (FATF), organismo intergovernativo che effettua controlli sui mercati finanziari contro il riciclaggio, il finanziamento del terrorismo e della proliferazione di armi di distruzione di massa, i Bitcoin forniscono un nuovo e potente strumento economico a gruppi terroristici e organizzazioni criminali. L’uso di monete digitali permette infatti a questi soggetti di far circolare e trattenere fondi illeciti in totale anonimato e sviando qualsiasi controllo da parte della legge.

È da tempo cosa nota che il principale strumento utilizzato per la compra-vendita di partite di droga, armi o documenti falsi su internet in totale anonimato è il deep web (“web sommerso”), zona grigia in cui i controlli da parte delle autorità vanno incontro a molti ostacoli. Gradualmente i Bitcoin si stanno imponendo come la “moneta ufficiale” di questa dimensione oscura.

 

Quali sono le possibili contromisure?

Fermo restando che ci sono diversi modi per recuperare le tracce dei vari passaggi effettuati in rete da una moneta digitale, la vera sfida è associare un nominativo all’indirizzo al quale corrisponde una transazione. In un futuro neanche troppo lontano in cui è plausibile assistere alla creazione di nuove criptovalute oltre ai Bitcoin e ad altre monete digitali già sul mercato (Ripple, Ethereum e Dash sono alcune delle più in ascesa), l’auspicio è che venga esteso anche alle piattaforme di scambio di valute virtuali il campo d’applicazione della legislazione internazionale e nazionale in materia di direttiva antiriciclaggio e lotta contro il finanziamento del terrorismo.