Il drone kamikaze ad alta precisione “Kyb-Uav” di recente fabbricazione del gruppo russo Kalashnikov è diventato presto l’ultima e la principale preoccupazione delle agenzie di intelligence e delle autorità aeronautiche mondiali. Il timore è un’eventuale corsa all’acquisto da parte di gruppi terroristici e della criminalità organizzata di di questa nuova e letale arma dal funzionamento semplice e dal costo non proibitivo. Un timore che riemerge, negli ultimi anni con i droni sono stati eliminati moltissimi leader di Al Qaeda e del sedicente Stato Islamico, i cui uomini si sono adoperati per entrare in possesso di tali armi. Negli Stati Uniti e in Europa è allame droni.
Oggi è ipotizzabile un attacco terroristico con un drone equipaggiato con sostanze chimiche?
A questa domanda risponde Matteo Guidotti del Dipartimento di Chimica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) – Istituto di Scienze e Tecnologie Molecolari (ISTM):
«Dal punto di vista puramente tecnico la minaccia è tutt’altro che remota. La crescente disponibilità sul mercato, anche non specialistico, di droni in grado di portare un carico utile dell’ordine di qualche kilogrammo, fa sì che vi siano nuovi metodi e nuove capacità di arrecare danno a distanza, impiegando anche aggressivi chimici tossici. Va però detto che, con i sistemi attualmente disponibili, dal punto di vista pratico, l’efficacia di un attacco così condotto potrebbe essere limitata e potrebbe essere fortemente ostacolato dai sistemi di prevenzione e protezione, anch’essi in rapido sviluppo, che le forze dell’ordine hanno a disposizione per impedire il sorvolo da parte di apparecchi comandati a distanza di aree densamente popolate o di interesse strategico. Un evento di questa natura resterebbe comunque una minaccia di indubbio impatto psicologico sull’opinione pubblica».
Quali sono i paesi europei nei quali è più facile acquistare sostanze chimiche utili a confezionare una minaccia di natura chimica?
«Alcuni precursori, cioè gli ingredienti, che possono essere impiegati per sintetizzare molte sostanze chimiche pericolose o per assemblare miscele tossiche, irritanti o esplosive sono, in realtà, spesso disponibili nel negozio dietro casa o comunque sul commercio via Internet con consegna domicilio. Non è necessario rivolgersi all’estero. La compravendita di grandi quantità di questi reagenti chimici, anche a livello nazionale, è attentamente monitorata dalle forze di polizia; non è improbabile però che ordini di piccola entità, per un uso apparentemente domestico, riescano a sfuggire a questi controlli. Il rischio è, ad ogni modo, paragonabile a quello che si corre con moltissimi altri articoli di libera vendita – si pensi, ad esempio, a un trapano, a un coltello da cucina o a un prodotto insetticida – che possono essere impiegati come vere e proprie armi, per finalità criminali».
Stefano Piazza
Giornalista, attivo nel settore della sicurezza, collaboratore di Panorama e Libero Quotidiano. Autore di numerosi saggi. Esperto di Medio Oriente e terrorismo. Cura il blog personale Confessioni elvetiche.
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