I Federalist papers non sono una lettura attraente ma utile per comprendere le fondamenta della democrazia liberale americana. Sono 85 brevi saggi, li scrissero nel 1787 James Madison, Alexander Hamilton e John Jay per convincere l’assemblea continentale di Filadelfia a ratificare la Costituzione, oggi la più antica in servizio. Nel paper numero 51 gli autori che si firmavano con lo pseudonimo di Publius, ammisero di non aver fiducia nella bontà degli uomini: “Se fossero angeli non sarebbe necessario alcun governo”.

La constatazione è ribadita una volta di più da come un poliziotto bianco uccide un cittadino nero, 155 anni dopo la fine della guerra civile; dall’esplosione di violenza che ha colpito decine di città e che non si placa; dalla facilità con la quale le bande, i violenti, i mestatori possono trasformare le proteste in prodromo di una seconda guerra civile; da un presidente che solleva la Bibbia come la clava di una tribù contro le altre.

“Signor presidente, è sua quella Bibbia?”, ha chiesto un reporter. “E’ una Bibbia”, ha tagliato corto Donald Trump che l’altro ieri ha fatto disperdere con la forza una manifestazione pacifica di protesta per sola propaganda: voleva attraversare Lafayette Square, di fronte alla Casa Bianca per farsi fotografare con la Bibbia davanti alla chiesa di St. John, chiusa per i disordini. Trump non ha pregato né ricordato in qualche modo gli avvenimenti, lui che le chiese non le ha mai frequentate se non per ottenere il consenso degli evangelisti ultra-conservatori: aveva solo bisogno di farsi fotografare con la clava del suo dio. Come Bibi Netanyahu in Israele, Narendra Modi in India, Vladimir Putin in Russia e – nel suo piccolo – Matteo Salvini con il rosario.

Che campagna presidenziale sarà quella che ancora non si è aperta formalmente ma è già iniziata, e che dovrà arrivare fino al primo martedì di novembre? Il Covid-19 è già una distrazione pericolosa, lo strumento sicuro di un brutale uso della propaganda e dell’inganno. Donald Trump lo sta già usando non per guarire gli americani dal virus ma per chiamare in servizio attivo i suoi sostenitori. Gli scontri di questa settimana sono la prova di quanto sia facile per provocatori politicamente interessati, stravolgere il dibattito elettorale e trasformarlo in violenza: i neo-fascisti, i suprematisti bianchi, le milizie armate del Nord e del Sud contro “democratici, comunisti e amici dei cinesi”. “La questione centrale della nostra epoca democratica è questa: è possibile allentare l’espressione diretta delle passioni popolari?”, diceva Jeffrey Rosen, il presidente del National Constitution Center di Filadelfia, dopo la precedente ondata di violenza seguita alle violenze poliziesche contro i neri. “La risposta è un ovvio no”.

Gli Stati Uniti avranno nel 2021 un bilancio militare da 740,5 miliardi di dollari, in continuo aumento. Ma la loro debolezza è interna: il razzismo. Nonostante la sconfitta della Guerra Civile, gli stati del Sud approvarono le cosiddette leggi Jim Crow – uno stereotipo negativo del nero – che mantennero, rafforzandola, la segregazione. Solo cento anni dopo Lyndon Johnson riuscì ad abrogarle ma il segregazionismo continua sotto altre forme.

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Mai, dopo la Guerra Civile, l’America è stata così divisa e fragile, attaccata dentro e fuori i confini nazionali. La frantumazione era iniziata prima di Trump, con Barack Obama: l’elezione del primo presidente nero ha scatenato le paure di chi continua a credere che l’America sia solo bianca e cristiana. La vittoria di Trump è stata una conseguenza, non una causa. Ma la sua presidenza no: è un’ininterrotta dimostrazione di odio, divisione, falsità e ignoranza.

Con una coerenza che se fosse usata per il bene pubblico lo metterebbe sullo stesso piedistallo di Lincoln e F.D. Roosevelt, Trump ha diviso l’America, indebolito i suoi alleati e rafforzato i nemici. E’ difficile pensare che Putin e Xi Jinping si augurino la vittoria del democratico Joe Biden. Per loro Donald Trump è diventato un’arma strategica come il petrolio, i commerci e gli arsenali nucleari.

PHOTO: U.S. President Donald Trump holds up a Bible during a photo opportunity in front of St. John’s Episcopal Church in the midst of ongoing protests over racial inequality in the wake of the death of George Floyd while in Minneapolis police custody, outside the White House in Washington, U.S., June 1, 2020. REUTERS/Tom Brenner

Pubblicato su Il Sole 24 ore