Bolsonaro vuole aprire il Brasile al mondo

«Finalmente la Corte suprema ha dato il suo via libera alle liberalizzazioni, conferendo la possibilità alla aziende statali come Petrobas di poter vendere società e partecipazioni marginali per potersi concentrare sulle attività più rilevanti», ha detto il ministro brasiliano dell’economia Guedes incontrando le imprese italiane. Lo riferisce Agenzia Nova. Guedes ha spiegato quali sono le priorità per il rilancio economico brasiliano, programma che inizia dalle liberalizzazioni in campo energetico. Dopo la contestata riforma della previdenza che alzerà l’età pensionabile – ha spiegato il ministro – ci sarà il “cheap energy shock”. Il piano pensato per determinare la rottura del monopolio dell’estrazione e distribuzione del gas, provocando un crollo dei prezzi. Il ministro ha aggiunto che tale processo trasformerà il Brasile in un corridoio economico per l’America Latina, area della quale il Paese vuole porsi come il centro geopolitico. Guedes ha parlato anche del progetto dell’unificazione monetaria del Peso Real, una moneta comune che possa competere a livello internazionale e stimolare la crescita economica brasiliana.

È infine partita la prima liberalizzazione di Jair Bolsonaro, con l’autorizzazione al gruppo spagnolo di turismo e trasporto Globalia a operare voli interni in Brasile attraverso una nuova filiale della sua compagnia aerea Air Europa. Una decisione passata quasi inosservata, con il traguardo dei primi sei mesi di governo che arriva in un quadro di scandali, ministri che si dimettono e proteste. Si tratta di una liberalizzazione seria? Sì, secondo Gustavo Segré, politologo argentino esperto di Brasile, socio del Center Group, professore alla Università Paulista e analista internazionale. “La proposta economica di Bolsonaro è chiaramente di impronta liberale là dove la libera concorrenza avvantaggia il consumatore. È prevista l’installazione di tre aerolinee nel breve periodo, il che dimostra che la sua proposta in campagna elettorale di una economia più aperta e che attragga investimenti è un fatto e sta iniziando a realizzarsi”

Bolsonaro è abitualmente associato a personaggi tipo Donald Trump o Matteo Salvini. Ma le sue politiche sono del tutto opposte a quelle sovraniste. “Bolsonaro ammira Trump e si direbbe che sembra imitarlo nella forma in cui esprime le proprie opinioni, che a entrambi ha procurato più di un mal di testa. Non li vedo simili nella politica interna: Trump protegge l’industria americana e chiude le sue frontiere commerciali collocando imposte, mentre Bolsonaro vuole aprire il Brasile al mondo, e il mondo al Brasile”.

Bolsonaro ha anche annunciato una riforma del sistema pensionistico, che va in senso opposto alla quota 100 di Salvini. Perché questa riforma è importante? “La riforma della legge sulle pensioni non è importante: è fondamentale perché il Brasile non assista al crack del proprio sistema pensionistico. Il suo deficit annuale in campo pensionistico è pari ai 70 miliardi di dollari. La gente versa per pochi anni e vive sempre più a lungo, il che aumenta il deficit. Se il Brasile approva la legge sulle pensioni, la sua economia migliorerà in maniera sostenuta nei prossimi anni”.

Ma Bolsonaro è riuscito a fare altre cose liberali? E con quale effetto sull’economia? “Per il momento, poco o nessun risultato. Sebbene il risultato dell’attività economica del primo trimestre dell’anno non sia attribuibile a lui, in questo periodo si è registrata una caduta dello 0,2 per cento. Non è molto rappresentativa, ma è pur sempre una flessione. L’esplosione dei consumi ancora non si è vista e la crescita economica è più lenta del previsto. Bolsonaro ha perso molto tempo litigando con i suoi alleati. Dovrebbe mostrare più attitudine da presidente perché gli investitori credano al suo programma di lungo termine e il Brasile cresca nella misura in cui potrebbe: almeno intorno al 2 per cento all’anno”.

Cosa si è visto invece dei paventati rischi di involuzione autoritaria? A parte qualche frase infelice… “Appunto, nulla al di fuori delle sue frasi, molte volte fuori luogo e non necessarie. Bolsonaro sembra non aver capito che il provocatore può ottenere voti, ma poi quando diventa presidente deve dare spazio alla raccolta di idee per un progetto di paese. Provocare gli avversari in questa fase gli fa perdere adepti. Non li aggiunge”. E nel frattempo Maduro continua a mantenersi a potere… “E ne uscirà solo attraverso qualche tradimento del suo circolo prossimo di potere o con un eventuale abbandono della sua alleanza con il vertice delle Forze Armate, peraltro altamente compromesso con i casi di corruzione e abusi di potere. Altre opzioni si tradurrebbero in un bagno di sangue per il popolo venezuelano”.

Bolsonaro è anche sempre più preoccupato che Cristina Kirchner possa tornare al potere. Tant’è che per sostenere Mauricio Macri ha ora deciso di lanciare assieme a lui il progetto del peso real: una moneta comune tra Brasile e Argentina, estendibile a tutto il Continente. E anche questo tipo di misura va in senso opposto alla ossessione anti-euro. “Bolsonaro non è l’unico preoccupato. Gli investitori di tutto il mondo hanno lo stesso timore. Se vincesse la formula che vede Cristina Kirchner candidata alla vicepresidenza con Alberto Fernández non ci sarebbe più modo di avere né alleanze commerciali né politiche bilaterali comuni”. 

Articolo pubblicato su Il Foglio. Leggi l’articolo completo.

Foto: Jair Bolsonaro, via Twitter