In rapporto alla popolazione la Corea del Nord è il Paese più militarizzato al mondo. Il sistema di sicurezza nordcoreano, fin dalla sua fondazione nel febbraio 1948, si basa su due istituzioni primarie: il Partito dei Lavoratori di Corea e l’Esercito del Popolo Coreano.
Per numero di effettivi, l’esercito di Pyongyang è la quinta forza armata al mondo dopo Cina, Stati Uniti, Russia e India. Tra ufficiali e soldati, operano al suo servizio 1.190.000 unità. Per fare un confronto ravvicinato, basti pensare che la Corea del Sud ha invece a disposizione solo 655mila militari. Se poi si tiene conto anche dei riservisti, l’esercito nordcoreano può arrivare a ben 7,45 milioni di militari su una popolazione totale attuale di 25.407.000 di cittadini.
Gran parte delle forze militari nordcoreane, convenzionali e non, è stata posta nell’area della Zona Demilitarizzata al confine con la Corea del Sud.
Forze di terra
Le forze di terra sono composte oggi da circa un milione di operativi, divisi in 20 corpi formati a loro volta da 176 tra divisioni e brigate. La Zona Demilitarizzata assorbe circa il 70% delle truppe di fanteria. In quest’area Pyongyang avrebbe fatto costruire almeno 20 tunnel per far arrivare suoi militari in territorio sudcoreano, ma solo quattro di questi sono stati finora individuati da Seoul e dagli Stati Uniti.
Per l’artiglieria e le forze corazzate, Pyongyang ha a disposizione circa 4.000 carri armati (anche se altre fonti parlano di 2.440 carri) e 2.500 mezzi di trasporto delle truppe, contro i 3.500 tank della Corea del Sud. I carri armati di Pyongyang sono soprattutto i russi T-54, T-55 e T-59. A questi si aggiungono i T-69, sia acquistati da Mosca che prodotti in loco.
L’artiglieria è formata da 12.000 pezzi, che arrivano a 21.000 se si tiene conto anche di quelli leggeri (la Corea del Sud dispone invece di 11.000 pezzi). Tra questi vi sono 2.300 lanciatori multipli di vettori con calibro superiore ai 107 millimetri. Pyongyang dispone inoltre di cinque battaglioni dotati del sistema missilistico FROG 5/7 e di due brigate i cui mezzi sono armati per lanciare missili balistici.
I riservisti
La riserva riguarda circa il 30% della popolazione tra i 15 e i 60 anni. Le componenti della riserva sono principalmente: 4,14 milioni di membri della Guardia Rossa dei Lavoratori e dei Contadini; 1,18 milioni di militanti della Guardia della Gioventù Rossa; 1,73 soldati della riserva organizzati nell’Unità di Addestramento Paramilitare, che possono essere mobilitati e trasferiti nelle zone di combattimento con un tempo di attivazione di sole 24 ore; 400.000 tra militari e volontari della Guardia del Popolo.
Le operazioni speciali
Per le operazioni speciali, il regime della Corea del Nord ha previsto una forza militare che vale circa 100.000 elementi, divisi in brigate e battaglioni: 14 brigate per l’artiglieria leggera; 3 brigate aviotrasportate; 3 brigate di cecchini per l’aviazione; 2 brigate di cecchini per la marina navale; tra i 5 e i 7 battaglioni per il riconoscimento e la selezione di obiettivi. Anche in questo caso, il tempo di attivazione è di 24 ore.
La guerra non convenzionale, come la si chiamava anni fa, è diretta a Pyongyang dall’Ufficio per la Guida e l’Addestramento della Fanteria Leggera, che esercita anche il proprio controllo su tutte le altre formazioni per le operazioni speciali.
In caso di conflitto con la Corea del Sud, obiettivo delle forze armate nordcoreane è neutralizzare il C4I (Command, Control, Communication, Computer and Intelligence) del sistema integrato di Seoul e delle truppe nordamericane, le basi aeree sudcoreane e le piattaforme missilistiche installate dagli USA in territorio sudcoreano.
La Marina
La Marina è composta da circa 60.000 tra marinai e ufficiali, il cui comando ha sede a Pyongyang e si divide tra Flotta Est e Ovest. Sono a disposizione dei programmatori militari nordcoreani due brigate di assalto marittime, due reggimenti missilistici per la difesa costiera e alcune navi per l’addestramento e il supporto logistico. Le navi sono circa 1.000, suddivise in 16 squadre, di cui 6 a disposizione del comando occidentale e 10 per il comando orientale.
Le basi principali sono 12, cinque sulla costa est e sette sulla costa ovest. A queste si aggiungono altre numerose piccole basi per la guerra navale non-convenzionale. Pyongyang possiede 76 sottomarini (contro i 23 della Corea del Sud), 11 fregate, 2 corvette, 25 cacciamine, 438 navi da pattugliamento.
L’Aviazione
L’aviazione nordcoreana possiede 944 tra aerei ed elicotteri. Gli aerei da combattimento sono 563, 572 quelli da attacco al suolo, 100 quelli per il trasporto, 169 quelli per l’addestramento, 202 gli elicotteri e 20 gli elicotteri da attacco. La Corea del Sud dispone invece di 571 aerei da combattimento e di 481 elicotteri.
I missili
Per quanto concerne la batteria missilistica, la Corea del Nord ha raggiunto fin dal 1984 – con degli SCUD-B e SCUD-C costruiti in Egitto – la possibilità di colpire obiettivi a media distanza. Da allora Pyongyang ha “personalizzato” gli SCUD egiziani lanciando una propria linea denominata Hwasong per colpire il territorio sudcoreano.
Nel 1993 a questa serie ne ha fatto seguito un’altra denominata Nodong, sviluppata per colpire il Giappone. Testata prima in Pakistan (con il nome di Ghauri) e poi in Iran (con il nome di Shahab-3), i missili Nodong possono raggiungere una gittata massima di 2.000 chilometri.
Sempre nei primi anni Novanta, Pyongyang ha infine messo in azione il programma Taepodong, che dovrebbe arrivare a una gittata standard di 5.000 chilometri. L’obiettivo è colpire direttamente le basi USA nel Pacifico e le aree di lancio nordamericane sulla costa ovest degli Stati Uniti. In totale, ad oggi la Corea del Nord dispone di oltre 600 Hwasong 5 e 6, almeno 200 Nodong e circa 140 Taepodong.
La sicurezza interna
Per quel che riguarda la sicurezza interna, tutto converge verso il Ministero della Sicurezza del Popolo, che dispone di almeno 130.000 dipendenti e che ha funzioni sia di polizia giudiziaria che di mantenimento dell’ordine pubblico.
Servi segreti
I servizi segreti nordcoreani sono divisi in tre strutture principali: l’Ufficio 121, l’Ufficio Centrale per il Riconoscimento, il Dipartimento per la Sicurezza dello Stato.
Il Dipartimento per la Sicurezza dello Stato è di fatto un calco delle strutture tradizionali sovietiche e della Terza Internazionale. Risponde direttamente al Leader Supremo Kim Jong Un. Nasce nel 1973 e si occupa sia di sicurezza interna che esterna.
L’Ufficio Centrale per il Riconoscimento opera sul piano strettamente “clandestino” con operazioni di infiltrazione e sovversione. Suoi campi d’azione sono principalmente la Corea del Sud, il Giappone e le basi americane nel Pacifico.
La struttura che ha segnato i maggiori progressi negli ultimi anni è stato però l’Ufficio 121. Suo settore di competenza è la cyberwarfare. È formato da sei divisioni e risponde al Dipartimento per la Sicurezza dello Stato. È operativo almeno dagli anni Ottanta, dispone di circa 6.000 “hacker di Stato”. Secondo un defezionista nordcoreano, ha una sede distaccata in Cina, nella città di Shenyang. Negli ultimi quarant’anni, membri dell’Ufficio 121 sarebbero infatti entrati in Cina individualmente o in piccoli gruppi. E, d’altronde, non è un mistero che tutto il traffico della rete internet in Corea del Nord sia gestito dalla Cina.
Sempre nell’ambito della cyberwarfare, è interessante anche la recente formazione dell’Ufficio 180, il cui campo d’azione riguarda l’alta finanza e gli scambi commerciali. La scelta dell’“hackeraggio di Stato” da parte della Corea del Nord è in linea con la sua strategia asimmetrica sintetizzata dallo slogan “guerra rapida, fine veloce”. È probabile che presto l’Ufficio 121 sarà sostituito da un Ufficio per la Guida della Cyberwarfare.
La strategia militare della Corea del Nord
La Corea del Nord punta su armi a basso costo come quelle non-convenzionali e cyber. Nell’ottica di un possibile attacco alla Corea del Sud, Pyongyang ambirebbe alla risoluzione a proprio favore di un “conflitto lampo” che gli permetterebbe di espellere rapidamente le forze americane dalla Corea del Sud e di conquistare velocemente tutte le postazioni strategiche di Seoul.
Successivamente, Pyongyang si potrebbe sedere al tavolo delle trattative. È per questo motivo che la Corea del Nord continua a fare leva sulla minaccia missilistica contro le basi militari degli Stati Uniti nel Pacifico. Anche se, finora, il suo piano si è tradotto unicamente in una serie di “preoccupanti” test missilistici, accompagnati da una dose strabordante di propaganda.
Marco Giaconi
Laurea in Filosofia moderna e contemporanea presso l’Università di Pisa. Dal 1992 in è prima direttore e poi direttore di ricerca presso il Ce.Mi.S.S. (Centro Militare di Studi Strategici). Nel 2000 è Consigliere del Ministro della Difesa Antonio Martino. Dal 2003 in poi è Consulente della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Autore di numerosi saggi.
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