Coree_Cina

Una rete ferroviaria che attraversa la penisola coreana da sud a nord e che prosegue fino alla Cina è una prospettiva ancora lontana. Tuttavia, se gli investimenti infrastrutturali previsti da Pechino per lo sviluppo delle regioni settentrionali non rimanessero su carta, il loro effetto favorevole sull’economia regionale potrebbe aiutare ulteriormente le due Coree a imboccare il cammino della distensione e, forse, anche della pacificazione. L’apertura dimostrata dai due Paesi, ancora formalmente in guerra dal 1953, durante la cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi invernali di Pyeongchang non è abbastanza però per pensare che tali progetti possano essere realizzati nell’immediato futuro.

 

Belt and Road Initiative

Mentre le vie di collegamento della Nuova Via della Seta (Belt and Road Initiative, BRI) erano state pensate dal governo cinese per favorire gli scambi con l’Europa, l’Asia Centrale, il Sud-Est asiatico e l’Africa, l’intenzione di Pechino è adesso guardare all’Asia nord-orientale. Gli investimenti nelle province cinesi di Liaoning, Jilin, e Heilongjiang potrebbero aiutare l’integrazione tra Cina, Russia, Mongolia e le due Coree, creando delle zone economiche speciali.

 

 

Eurasia Initiative

Il desiderio di vedere una penisola coreana finalmente unita è rimasto a lungo nel cassetto ma potrebbe essere recuperato anche grazie a un vecchio progetto. Nel 2013 il governo cinese ha lanciato la BRI, ma nello stesso anno anche la Corea del Sud ha annunciato la sua ricetta per stimolare il commercio con l’Europa: l’Eurasia Initiative (EAI). Nel programma di Seoul era prevista una ferrovia trans-coreana utile alle imprese del Sud a tagliare di più del 30% i costi attuali delle esportazioni verso i Paesi europei. I negoziati sulla EAI sono da tempo in fase di stallo a causa dei progressi di Pyongyang in ambito nucleare e a causa del peggioramento della crisi nordcoreana. I test voluti da Kim Jong Un hanno portato a un aumento delle sanzioni contro la Corea del Nord, aggravando l’isolamento del regime dal resto della comunità internazionale. La conseguenza è stata l’abbandono di qualsiasi piano di riunificazione e di sviluppo economico. L’iniziativa sudcoreana invece prevedeva l’abbattimento delle barriere al commercio dalla Corea del Nord verso l’estero e la creazione di zone economiche speciali, stimoli che aiuterebbero la popolazione nordcoreana a uscire dalla condizione di miseria.

I progetti cinesi potrebbero essere compatibili con quelli dell’Eurasia Initiative per gli aspetti relativi all’integrazione economica e alla cooperazione ma non sono stati mai accostati gli uni agli altri.  La ragione è prettamente strategica e riguarda la diversa percezione della sicurezza nazionale e regionale di Cina e Corea del Sud.

 

 

Pro e contro di una pace tra le due Coree

Nel piani di Pechino non c’è alcun riferimento allo sviluppo economico della penisola coreana, a causa probabilmente del desiderio cinese di lasciare invariato lo status quo che regge dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Una Corea unita con gli americani all’uscio di casa è una prospettiva che Pechino ha sempre rigettato e che continua a rifiutare anche adesso che i due Paesi divisi hanno ripreso a dialogare. L’unica alternativa che i cinesi accetterebbero, infatti, è una riunificazione nel segno del disarmo. Il che significa: niente nucleare per il Nord e via gli americani dal Sud.

L’ Eurasia Initiative, invece, punta alla penetrazione delle merci sudcoreane nel mercato del vasto continente eurasiatico e a una minore dipendenza dalle importazioni, ma grande risalto viene dato anche alla creazione di un clima di cooperazione favorevole a rendere l’ambiente circostante più stabile e sicuro per la Corea del Sud. L’iniziativa, dunque, permetterebbe l’integrazione della Corea del Nord nell’economia regionale e farebbe da acceleratore per altri processi, come la riunificazione.

I danni di una mancato adeguamento tra i due progetti sono notevoli per la stabilità dell’area: se Pechino esclude la Corea del Sud dai suoi calcoli, i rapporti con Seoul non faranno che peggiorare. Allo stesso modo, la Cina sarebbe infastidita da qualsiasi progetto sudcoreano che allentasse o mettesse in discussione il controllo di Pechino sullo scacchiere dell’Asia nordorientale.

Le divergenze restano ancora evidenti ma potrebbero essere superate sulla base dei guadagni reciproci. Se però Pechino e Seoul riuscissero ad allineare i loro interessi strategici ed economici, il rischio di un’escalation in Corea del Nord verrebbe ridimensionato. Appare invece più difficile un cambio della linea di politica estera da parte di Pyongyang, atteggiamento che fino a questo momento ha giustificato le sanzioni bloccando di fatto qualsiasi impulso allo sviluppo regionale.