L’annuncio fatto dal vice Presidente Statunitense Mike Pence sull’arrivo della nuova forza spaziale, -accolto dal tweet di Donald Trump:Space Force all the way!” – offre un’ulteriore conferma dell’importanza rivestita dallo spazio extraterrestre, divenuto il nuovo paradigma di confronto geopolitico – oltre a quelli classici di terra e di mare – dei grandi attori globali.

Il vuoto generato dalla fine della competizione fra l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti – detentori del duopolio in tale ambito – è oggi occupato da nuovi attori globali che, mediante lo sviluppo di programmi spaziali, hanno prodotto un avanzamento tecnologico nel settore a cui ha fatto seguito il lancio di numerosi satelliti finalizzati ad accaparrare una delle maggiori risorse del terzo millennio: l’informazione. Ecco perché la corsa allo spazio extraterrestre è divenuta un’essenziale priorità per le nuove esigenze geo-strategiche e militari. Ciò tanto è vero se si considera che ormai i moderni sistemi di difesa, grazie alla dotazione tecnologica che li connota, sono marcatamente caratterizzati da una sempre maggiore connessione tra potere militare terrestre e capacità di controllo dei sistemi in orbita. Settori, quali quello delle telecomunicazioni, dell’osservazione terrestre e della navigazione, indicano, infatti, l’evidente e preziosa valenza strategica della componente spaziale per i nuovi assetti militari.

E’ indubbio, infatti, che la “corsa allo spazio” per la sua conoscenza e il suo controllo rappresentino per i Paesi un’occasione di sicure opportunità di sviluppo. Si pensi, a titolo esemplificativo, a quegli Stati (USA, per citarne uno) che dagli investimenti in questo settore hanno ottenuto effetti del tutto positivi nel medio lungo periodo. Per tali ragioni oggi l’esplorazione dello spazio è tornata nuovamente alla ribalta grazie all’attività delle grandi potenze impegnate in programmi e obiettivi sempre più ambiziosi. Un esempio è, ancora una volta, la politica spaziale statunitense che, oltre a spostare i suoi obiettivi verso Marte, è inoltre orientata alla cattura di asteroidi per studiarne le caratteristiche e valutarne i rischi collaterali. Vi è poi l’obiettivo perseguito dai russi di creare una base permanente sulla luna per il 2030; e poi ancora il progetto della Cina che sta addestrando i suoi uomini per realizzare il proprio viaggio lunare.

Cina, Russia, India e Giappone, infatti, proprio in ambito spaziale stanno cercando di acquisire posizioni e competenze, guadagnando terreno sugli Stati Uniti che, dal canto loro, seguitano ad affermare il loro primato mantenendo elevati i livelli della competizione. Da ultimo, la“Space Force” che, senz’altro, rappresenta una ambiziosa sfida che ha l’obbiettivo di mantenere la leadership in ambito spaziale per acquisirne quel dominio essenziale per la sicurezza e la prosperità nazionale, nonché di rispondere in maniera adeguata ai competitors Cinesi e Russi che hanno portato il confronto anche in tale ambito.

A parere di alcuni esperti, l’annuncio fatto in questi giorni da Mike Pence sul “nuovo braccio militare” statunitense, che attende di essere autorizzato dal Congresso, è da intendere come una ufficializzazione mediatica di un progetto già in atto da tempo legato ad una strategia di difesa che si concentra sul dominio dello spazio per meglio affrontare le sfide della modernizzazione come quella nucleare, cyber, di difesa missilistica e di logistica.Non vi è dubbio che lo sviluppo di tali capacità favoriranno l’implementazione di nuovi processi innovativi in ambito tecnologico, garantendo agli Stati Uniti l’opportunità di mantenere alto questo primato.

In questo scenario, l’Italia, distintasi sempre per l’importante ruolo assunto in tale ambito sia a livello europeo che a livello mondiale (basti considerare che è stato il terzo Paese, dopo USA e URSS, ad effettuare nel 1964 un lancio orbitale), dovrebbe sfruttare ulteriormente le sue potenzialità. Ciò andrebbe fatto in un’ottica prettamente europea, attraverso l’elaborazione di un’adeguata strategia opportunamente sostenuta da scelte politiche lungimiranti, che preveda la messa in campo di una avveduta programmazione elaborata all’interno di un nucleo omogeneo, costituito delle varie componenti del sistema spazio Italia, e che operi in modo sinergico. Tali politiche dovrebbero, inoltre, incentivare la ricerca scientifica e tecnologica, offrendole una più ampia dimensione europea e internazionale al fine di portare al di fuori dei confini nazionali le grandissime competenze che il nostro Paese può vantare in questo settore. Date le dimensioni degli altri competitors, è chiaro che l’Italia potrà essere competitiva e recuperare il gap attuale solo agendo in una dimensione europea, pena il rischio di rimanere fagocitata da questo nuovo “grande gioco”.

Filippo Romeo, Analyst of Vision and Global Trends