Mentre la popolazione curda nella città di Afrin nel Kurdistan Siriano (Rojava) sta resistendo all’ingiusta aggressione del sultano turco Erdogan, che dal 20 gennaio scorso continua a massacrare la popolazione civile, i curdi del Kurdistan Iracheno (Sud Kurdistan) commemorano i caduti del bombardamento con le armi chimiche sulla città di Halabja, nel Kurdistan dell’Iraq, da parte del regime di Saddam.

I morti furono settemila e i feriti più di centomila. Molti di questi sono stati abbattuti come animali dalle squadre di morte capeggiate dal criminale Ali “il chimico”, cugino di Saddam, per nascondere ogni traccia di questo massacro.

Infatti, il 16 marzo di trent’anni fa veniva bombardata la cittadina curda di Halabja, nella provincia irachena di Sulaimanya, 260 km a nord-est rispetto alla capitale Baghdad. Nel giro di mezz’ora, come detto, morirono più di settemila persone. L’Occidente allora si limitò a una timida manifestazione di dissenso nei confronti di Saddam, nonostante questi avesse palesemente agito contro i diritti umani usando un’arma bandita dalla convenzione di Ginevra del 1925.

Alla fine di marzo del 1988 l’opinione pubblica internazionale venne a conoscenza del massacro perpetrato attraverso l’utilizzo di gas nervino nella cittadina di Halabja, grazie a videocassette clandestinamente e fortunosamente giunte in Occidente: uomini, donne, bambini,vecchi morirono tra spasmi atroci a causa dei gas tossici.

La città si svuotò, numerosi tra suoi abitanti trovarono rifugio in Iran. Halabja è ancora oggi una città ferita, come numerosi altri villaggi nei dintorni delle maggiori città curde: Kirkuk, Arbil, Sulaimaniya e Duhok. Halabja convive ancora con i terribili ricordi di quella tragedia, nel suo territorio non cresce più un filo d’erba, le donne che erano state colpite con il gas non riescono ad avere più i figli e, se possono averne, questi nascono deformati. Per fortuna i responsabili dell’orrendo massacro sono stati assicurati alla giustizia per crimini che avevano commesso contro la popolazione civile.

Si sperava che queste armi non venissero mai usate dopo il massacro di Hiroshima e Nagasaki. E invece il problema delle armi chimiche rimane ancora una questione da risolvere, dato che molti Paesi del terzo mondo possiedono questa arma micidiale anche grazie alle tecnologie sviluppate dall’Occidente. Oggi i curdi, preoccupati per il loro futuro, ricordano questa giornata e quei morti innocenti massacrati da un regime dittatoriale come quello di Saddam Hussien. Un dittatore che allora “serviva” ed era considerato il paladino contro l’espansionismo khomeinista.

di Shorsh Surme