Il nuovo messaggio audio di al-Baghdadi

Lunedì 16 settembre è stato diffuso tramite Al-Furqan Media Foundation, casa di produzione del sedicente Stato Islamico (IS) e principale canale di propaganda del gruppo terroristico, un nuovo audio con un discorso attribuito ad Abu Bakr al-Baghdadi. Come spiega questa analisi, Baghdadi è tornato su alcuni dei temi già affrontati nel video diffuso ad aprile. Il suo discorso dura 30 minuti e, secondo gli analisti, può essere suddiviso in tre parti principali. Il messaggio audio di Baghdadi è infarcito di riferimenti al Corano e di ahadith, ovvero detti e avvenimenti attribuiti al Profeta Muhammad.

Nella prima parte Baghdadi esorta gli uomini del “Califfato” a non arrendersi, a loro spetta il compito arduo di combattere per il jihad. La morte, che solo Allah può decidere quando debba arrivare, non significa sconfitta. Nella seconda parte del messaggio, invece, passa a elogiare le operazioni di successo condotte dai suoi combattenti nelle diverse wilayat, o province. Nomina il Khorasan (Afghanistan, Pakistan e parte dei Paesi vicini), l’Africa centrale, occidentale e settentrionale (in particolare la Libia e la Tunisia), l’Asia (le Filippine), la Somalia e lo Yemen. L’idea che Baghdadi vuole dare è che nonostante la sconfitta territoriale in Siria e in Iraq, ed in particolare quella definitiva subita a Baghouz, il gruppo sia ancora forte e capace arrivare ovunque nel mondo e che la leadership centrale possa far sentire la propria influenza ben lontano dai territori siriani e iracheni. Come aveva già detto nel video di aprile, un evento eccezioale per la comunicazione del gruppo, ha ripetuto che il gruppo avrebbe portato a termine 92 operazioni in totale in otto Paesi. Per Baghdadi, inoltre, gli americani e i loro alleati sarebbero esausti delle guerre che si estendono dall’Africa occidentale, passando per il Medio Oriente, fino al Khorasan. C’è poi una nota diversa rispetto al passato. Baghdadi raccomanda un approccio meno duro e più “gentile” con la popolazione sunnita pentita, mentre in passato il gruppo aveva applicato le forme più dure di punizione immaginabili previste dalla sharia.