Lunedì 6 luglio il Ministero della Difesa israeliano ha annunciato il lancio di un nuovo satellite spia pensato per aumentare le capacità di sorveglianza e dell’intelligence militare in Medio Oriente. Non si fa mistero che il satellite -spia Ofek-16 serva a tenere sotto controllo soprattutto il programma nucleare e missilistico iraniano, percepito come la maggiore minaccia alla sicurezza di Israele. Il programma nucleare iraniano è tornato al centro dell’interesse dei media internazionali a causa delle ripetute esplosioni che si sono verificate a diversi siti industriali dell’Iran e che potrebbero essere state causate da Israele.
Il satellite Ofek-16 è stato lanciato dalla base aerea di Palmachim, al centro del Paese, alle 4 di mattina dello scorso 6 luglio, ha spiegato in un tweet l’Israel Aerospace Industries (IAI). L’operazione ha avuto successo e il satellite ha raggiunto l’orbita di destinazione a bordo del razzo Shavit. Ofek-16 è un «satellite elettro-optical con capacità avanzate», ha affermato il Ministero della Difesa israeliano. L’Israel Aerospace Industries (IAI), che ha costruito sia il satellite Ofek-16 che il razzo vettore Shavit non ha però spiegato quali siano queste capacità avanzate. Si sa che Ofek-16 è un satellite di tipo radar, dunque ha la capacità di vedere anche di notte e in cattive condizioni atmosferiche. «Il lancio è un altro straordinario risultato per la nostra difesa, la superiorità tecnologica e le capacità di intelligence sono essenziali alla sicurezza dello Stato Israele. Continueremo a rafforzare e mantenere le capacità di Israele su tutti i fronti e in ogni luogo», ha detto il vice primo ministro Benny Gantz, a capo anche del dicastero della Difesa. Ofek-16 è l’ultimo di una serie di satelliti. Il lancio del 6 luglio è il primo dopo quello del satellite Ofek-11 del settembre del 2016, effettuato sempre con il razzo vettore Shavit.
Il ministro degli Esteri di Israele, Gabi Ashkenazi, ha confermato che il Paese persegue l’obiettivo di frenare il programma nucleare israeliano. Ashkenazi stava commentando i vari, misteriosi, incidenti che si sono verificati a diversi siti iraniani, compreso quello avvenuto il 2 luglio scorso all’impianto Natanz, il più importante centro per l’arricchimento dell’uranio di Teheran. «La nostra politica di lungo termine è tesa a impedire che l’Iran abbia capacità nucleari». Lo ha affermato il ministro in una conferenza stampa, secondo il Jerusalem Post. L’Iran nega che il proprio programma atomico abbia scopi militari.
Il New York Times, citando fonti dell’intelligence mediorientale, ha scritto che l’incendio del 2 luglio all’impianto di Natanz sarebbe stato causato dagli israeliani, accusati di aver fatto ricorso a una bomba molto potente. Una seconda fonte iraniana sentita dallo stesso giornale avrebbe confermato l’impiego di un esplosivo nell’incendio all’impianto di Natanz. I sospetti si concentrano su Israele e Stati Uniti, che già altre volte in passato hanno sabotato il programma nucleare iraniano attraverso attacchi informatici. Israele, infatti, secondo gli analisti, sarebbe in grado di compiere questo genere di attacchi ma potrebbe non essere dietro ogni singolo episodio. L’incendio del 2 luglio non è l’unico. Negli ultimi mesi ci sono state decine di episodi simili, compresi incendi, a siti industriali iraniani, che sono stati attribuiti a Israele. Una di queste esplosioni, avvenuta a Baqershahr, a sud di Teheran, ha causato la morte di due persone e il ferimento di altre tre. I vari incidenti verificatesi in Iran, al di là della possibile responsabilità israeliana, provano la vulnerabilità delle capacità industriali di Teheran.
Israele, tuttavia, nel portare avanti il proprio programma di sorveglianza non fa nulla di diverso da altri 13 Paesi. L’Italia possiede diversi satelliti sia per usi a scopo di difesa sia duali, ossia civili/militari. Nella prima categoria rientrano i 3 SICRAL (Sistema Italiano per le Comunicazioni Riservate ed ALlarme), satelliti per telecomunicazioni criptate. Di questi 3, il SICRAL 2 (il terzo della serie) è una collaborazione con la Francia. Sempre tra quelli militari, c’è OPSAT 3000, un satellite ottico multispettrale per la ricognizione (costruito in Israele e parte dell’accordo militare italo-israeliano che prevedeva l’acquisizione da parte di Tel Aviv di jet addestratori italiani M-346). Per quanto riguarda i satelliti a uso duale, l’Italia vanta un’eccellenza nella tecnologia radar ad apertura sintetica (SAR), capace di “vedere” anche di notte e, in alcuni casi, con cattive condizioni meteorologiche. Questa tecnologia è applicata sui 5 satelliti COSMO-SkyMed (dei quali 1 è di seconda generazione), usati sia da utenti civili (monitoraggio agricolo, forestale, delle risorse naturali e gestione dei disastri sia naturali sia causati dall’uomo) sia militari. Un altro satellite duale è l’italo-francese Athena-Fidus per le telecomunicazioni. L’Italia, inoltre, è parte attiva nei programmi satellitari Copernicus (osservazione della Terra) e Galileo (navigazione e posizionamento) dell’ESA e UE.
Erminia Voccia
Giornalista professionista, campana, classe 1986, collabora con Il Mattino di Napoli. Laurea magistrale in Relazioni Internazionali presso l’Università “L’Orientale” di Napoli. Master in giornalismo e giornalismo radiotelevisivo presso Eidos di Roma. Appassionata di Asia.
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