Generalmente a livello mediatico in Italia vale la teoria del riflettore. Si accende e si spegne all’uopo la luce su un fatto e poi improvvisamente (l’effetto è qui) esso sparisce. Questa prassi che era la gioia dei teorici della letteratura (Auerbach) nella nostra penisola raggiunge effetti paradossali. Per esempio, che ne è dei rapporti Italia Cina dopo il non avvenuto rinnovo del Memorandum?

Riprendiamo alcuni dati tenendo presente quel che scrisse l’analista Marco Rota: «Il senso del documento si è rivelato essere sostanzialmente politico e geopolitico, uno strumento di pressione che avrebbe dovuto spingere Bruxelles verso la sottoscrizione di un accordo in grado di vincolare tutti gli Stati membri».

Economicamente i dati ufficiali indicano come le esportazioni cinesi verso l’Italia abbiano registrato un’impennata: dai 31,7 miliardi nel 2019 ai 57,5 nel 2022 (a farla da padrone sono i beni finali del settore elettronico); viceversa, le esportazioni italiane verso la Cina sono cresciute meno di quanto ci si aspettasse, passando dai 13 miliardi del 2019 ai soli 16,4 del 2022.

Mentre la Germania si ostina a non disaccopiare, men che meno a realizzare il de-risking in nome di un mercantilismo nel senso puro del termine, l’Italia si avvia a non essere più solo l’anello debole per la penetrazione cinese dentro le istituzioni europee. Vi sono però molti temi caldi: a partire dalla disinformazione cinese in Italia che è stata accelerata dal Covid. L’epidemia ha generato un’immagine fortemente negativa della Repubblica Popolare cinese dopo anni di flussi da «marea umana» con l’intento di raccogliere informazioni sull’Italia.

Come hanno scritto su The Diplomat Valbona Zeneli, già consigliere economico del primo ministro albanese, e Federica Santoro: «In Italia la crisi del Covid 19 ha portato alla luce una serie di strumenti sanitari, economici e sociali mai visti dalla fine della Seconda guerra mondiale. Il Paese riapriva lentamente dopo 3 mesi di lockdown totale, e un aspetto della crisi che richiedeva maggiore attenzione è stato svolto attivamente da attori esogeni. Un rapporto del Comitato parlamentare italiano per la sicurezza (Copasir) ha certificato l’esistenza di una massiccia infodemia durante la crisi, e più specificamente il ruolo della propaganda russa e cinese nel Paese. La pandemia e le sue ripercussioni negative hanno creato ampie opportunità per operazioni di influenza, e l’Unione Europea e i Paesi circostanti sono stati presi di mira dalla disinformazione e dalle teorie cospirative di vari governi, tra cui Russia e Cina».

Come reazione a questo stato di cose si sono intensificati gli approcci «morbidi» di Pechino. In questo quadro di pericolo larvato, in cui l’Italia se non reagirà si avvierà a essere «libanizzata» tra Iran, Russia e Cina, si capisce bene quanto su altra scala scrivono gli analisti americani. Effettivamente, come hanno scritto sempre Zeneli e Santoro, «il libro mastro  della comunicazione cinese in Italia ha utilizzato una combinazione di strumenti, dalla manipolazione della cooperazione economica agli sforzi per dominare la narrazione, dalla fiducia nelle élite politiche ed economiche alla strumentalizzazione della diaspora cinese».

Ricordiamo che Pechino ha enfatizzato il suo supporto in termini di fornitura di mascherine mentre in realtà il sostegno maggiore è arrivato all’Italia e alla Spagna dalla Germania nell’aprile 2020, nonché dal governo americano (per 100 milioni di dollari) e dal suo settore privato (25 milioni).

In prospettiva la medical intelligence cinese non garantisce efficienza: nelle prossime situazioni critiche è probabile che Pechino si troverà un’altra volta a non saper valutare la distribuzione epidemiologica e predisporre grafici di collegamento tra i flussi di eventi, realizzando un’indagine degli esiti delle varie attività diagnostiche e di campionamento. Quel che manca alla Cina è la modellizzazione che serve a definire i percorsi di esposizione futura i quali costituiranno indubbiamente una minaccia per la salute delle sue forze impiegate, sia civili che militari. Un modo per implementare la Medint (o medical intelligence) è collegarla saldamente alla LI, la logistic intelligence, la catena di trasporto (dei vaccini, per esempio). E qui veniamo alla strategia cinese, mossa da sempre dal motto divide et impera dal Medio Oriente all’Europa.

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