Liberati i pescatori di Mazara sequestrati in Libia

Dopo 107 giorni di prigionia, oggi, 17 dicembre, sono stati liberati i pescatori di Mazara del Vallo sequestrati in Libia. A dare la conferma della loro liberazione, arrivata grazie al lavoro dell’Aise (la nostra intelligence esterna) e al corpo diplomatico italiano, sono stati il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Entrambi sono volati stamattina il Libia per il passo decisivo che ha ridato la libertà ai 18 pescatori, in cella dallo scorso primo settembre.

Conte e Di Maio si sono recati stamattina in missione lampo a Bengasi, in Libia, roccaforte del generale Khalifa Haftar, dove per 108 giorni sono stati trattenuti gli equipaggi di due pescherecci italiani di Mazara del Vallo, costituiti da diciotto pescatori (otto tunisini, sei italiani, due indonesiani e due senegalesi). Il premier e il ministro degli Esteri hanno hanno incontrato il generale Khalifa Haftar, come è stato confremato da un comunicato delle milizie del generale.

Il primo settembre i due pescherecci “Antartide” e “Medinea” erano stati sequestrati dalle motovedette libiche della Marina di Haftar mentre si trovavano quasi 80 miglia dalla costa di Bengasi. I pescatori erano finiti così nelle mani delle milizie di Haftar, che controllano quella porzione della Libia, e non dal governo di Tripoli di Serraj, che l’Italia riconosce come legittimo. I pescatori erano stati quindi trasferiti in una prigione nei pressi di Bengasi. Secondo l’accusa avanzata dalle autorità libiche, i pescatori avevano violato le acque territoriali del paese, pescando all’interno un’area considerata di pertinenza economica della Libia, fatto tuttavia contestato dall’Italia. Nel 2005 la Libia ha esteso unilateralmente le proprie acque territoriali da 12 a 74 miglia nautiche dalla costa, e ha affermato che i due pescherecci si trovavano all’interno di una fascia di 62 chilometri oltre i primi 12 delle acque terriroriali. L’Italia, però, non ha mai riconosciuto il confine libico così modificato da Gheddafi. L’armatore di uno dei due motopesca, Marco Marrone, ha sostenuto che le due imbarcazioni si trovavano a 40 miglia a nord di Bengasi quando sono state fermate dai libici.

A fine settembre un funzionario di alto livello che fa capo al generale Haftar, Khaled Al-Mahjoub, aveva detto che i pescatori sarebbero stati processati secondo le leggi libiche per aver violato le acque territoriali del paese. Khaled Al-Mahjoub aveva anche garantito che i pescatori erano in condizioni di salute «eccellenti».

L’arresto dei pescatori è apparso quale forma di rotorsione contro l’arresto da parte dell’Italia di alcuni scafisti di Bengasi, condannati in secondo grado a più di vent’anni di carcere per traffico di migranti. Per Bengasi, però, non si trattava di scafisti ma calciatori arrivati in Italia per fare carriera nel mondo del calcio. Per questo, dalla Libia era stata prospetatta l’ipotesi di uno scambio: la liberazione dei pescatori in cambio della la scacerazione dei condannati.

“Il Presidente Mattarella ha appreso con grande soddisfazione dal Presidente Conte la notizia della liberazione dei nostri pescatori trattenuti in Libia ed esprime apprezzamento alla Farnesina e ai Servizi di sicurezza per l’impegno profuso per conseguire questo esito positivo”, questo il tweet di oggi del Quirinale.

 

Il viaggio in Libia ha costretto il presidente del Consiglio Conte a posticipare alle 19 di oggi l’incontro previsto con la delegazione di Italia viva e il suo leader Matteo Renzi, fissato in precedenza alle 9 di mattina del 17 dicembre.