Un pareggio. Nessuna ondata blu, come speravano i democratici, nessuna disfatta, come temevano i repubblicani. In realtà un’ondina blu c’è stata, ma è meglio dire rosa, per entrambi gli schieramenti. Il presidente Donald Trump ha perso il controllo della Camera dei Rappresentanti e sarà ora quella che in gergo viene chiamata “l’anatra zoppa” ma, eccetto in due casi, questo è successo quasi sempre alle elezioni di Midterm.

Se da una parte i sondaggi avevano indovinato quasi perfettamente l’esito del voto, dall’altra le urne hanno premiato molte donne che si erano candidate, toccando il record di 99 elette. La democratica Letitia James diventa la prima donna afroamericana procuratore generale di New York. Poco lontano, Alexandria Ocasio-Cortez, figlia di una modesta famiglia portoricana, entra al Congresso a soli 29 anni con il doppio dei voti rispetto al suo predecessore, stabilendo il primato di più giovane mai eletta nella storia americana. Rashida Tlaib sarà la prima deputata musulmana e di origini palestinesi, Sharice Davids e Deb Haaland le prime native americane, Veronica Escobar e Sylvia Garcia le prime latino-americane. Fra le repubblicane, Kirsti Noem è diventata la prima governatrice del Sud Dakota, mentre Marsha Blackburn sarà la prima senatrice donna dello Stato del Tennessee.

Su altri aspetti non ci sono stati colpi di scena. La Camera dei Rappresentanti passa sotto il controllo dei Democratici. Avevano bisogno di 23 seggi per la maggioranza di almeno 218. Ne hanno conquistati almeno 30. Il Senato rimane repubblicano: i conservatori passano da 51 a 54-55, rafforzando la maggioranza. Persino l’establishment del partito ha mantenuto il consenso popolare, con Ted Cruz che ha vinto in Texas contro Beto O’Rourke e l’ex candidato alla Casa Bianca Mitt Romney che ha conquistato il seggio nello Utah.

La presidenza di Donald Trump sarà ora più debole, controbilanciata dall’opposizione alla Camera bassa. Per ogni iniziativa dell’amministrazione sarà ora necessaria una maggiore contrattazione e il presidente potrà essere sottoposto con più forza al potere ispettivo di questo ramo del Congresso. Allo stesso tempo, Trump ha parlato di un grande successo e rilanciato il nome di Nancy Pelosi come speaker della Camera. Il pareggio per il presidente ha il significato di una vittoria e mette i democratici nella condizione di fare un vero e proprio miracolo alle elezioni del 2020, se vorranno conquistare Congresso e Casa Bianca.

Anche le politiche aggressive in politica estera, soprattutto sul fronte economico, saranno in qualche modo limate, ma è vero che solo un Paese così diviso dalle scelte di Trump poteva reagire con una tale partecipazione alle urne: nove milioni di voti in più rispetto al 2014, in 36 lo avevano fatto prima che aprissero i seggi, quasi ovunque ci sono state file. Un totale provvisorio di 113 milioni di votanti, pari a circa il 49%. Va inoltre considerato che l’affluenza negli Stati Uniti è tradizionalmente bassa e non si trattava di elezioni presidenziali.

Ora per Trump si aprirà una nuova fase. Quel che era un referendum sulla sua persona non ha prodotto risultati netti. Con questo esito elettorale il presidente ha buone chance per ricandidarsi alla Casa Bianca nel 2020, mentre i democratici, riconquistando la Camera, evitano una debacle che sarebbe potuta essere insormontabile nel prossimo futuro.
In questo modo potrebbero creare delle commissioni di indagine per aumentare la pressione verso l’amministrazione, soprattutto sui conflitti di interesse di Trump all’estero o sulle sue dichiarazioni fiscali mai rese pubbliche. Ora l’esecutivo difficilmente potrà tentare un nuovo assalto all’Obamacare, unico successo legislativo dei dem negli ultimi due anni.

Perfino l’economia in crescita non ha aiutato particolarmente il presidente, che ha scelto di concentrarsi sul nazionalismo e sull’immigrazione per trasmettere il proprio messaggio elettorale. Negli ultimi tempi le sue posizioni radicali hanno raccolto l’appoggio di molti repubblicani che prima nutrivano sospetti verso il magnate newyorkese. Dall’altra parte i democratici sono comunque costretti a ripensare la propria leadership, nel momento in cui le posizioni più progressiste, a tratti perfino socialiste, hanno ripagato in termini di voti. Va poi detto che neanche con Trump i conservatori hanno perso le proprie roccaforti, smentendo l’arrivo della cosiddetta “blue wave”.
Le midterm elections, fra tanti piccoli cambiamenti, hanno di fatto confermato la continuità di un Paese diviso. Nei primi due anni di mandato, Trump ha provato a seguire quanto aveva promesso in campagna elettorale. Quasi come fosse stato usato un bilancino, gli Usa sono rimasti per il 50% a favore e per il 50% contro, almeno fino a metà presidenza.

Lorenzo Nicolao, Twitter: @LolloNicolao