Netanyahu annuncia l'annessione della Valle del Giordano

«Se sarò eletto nuovo premier di Israele, la mia intenzione e quella del nuovo governo è estendere la sovranità israeliana alla Valle del Giordano e alla sponda nord del Mar Morto». L’annuncio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di voler annettere gli insediamenti ebraici – che si trovano nel territorio della Cisgiordania vicino al Mar Morto settentrionale – allo Stato ebraico sembra rappresentare una mossa disperata e azzardata pur di ottenere consensi ad una settimana dalle prossime elezioni che si terranno il 17 settembre. Le reazioni non sono tardate ad arrivare, dure le contestazioni provenienti sia dall’opposizione – che intravedono nelle parole del premier uscente una provocazione capace di innescare un incendio in un momento particolare per il Medio Oriente – che dalla Turchia e dalla vicina Giordania, etichettando la dichiarazione del conservatore come «illegale ed aggressiva».

 


Contando sull’appoggio del presidente statunitense Donald Trump e sicuro dell’immagine di uomo forte che è riuscito a crearsi nel corso del tempo – capace di sfidare l’Iran, Hamas e l’Hezbollah – il primo ministro spera di trascinare con sé, non solo la parte più radicale ed estremista del Paese, ma di ottenere anche maggiore seguito possibile e con esso più voti, pur consapevole che le annessioni rappresentano un illecito per il diritto internazionale. Gli impegni elettorali  – già espressi dal leader al potere dal 2009 – e le finalità politiche, preoccupano i Paesi Arabi e le Nazioni Unite. La decisione non avrebbe effetti «giuridici internazionali», commenta il portavoce dell’Onu Stephane Dujarric. In questo scenario si materializzerebbe l’impossibilità di creare uno Stato palestinese.

 

 

 Foto: Benjamin Netanyahu spiega il piano di annessione, AFP