Bhutan

Asia del sud
Aggiornata al Marzo 2017 - Il territorio del Bhutan, inizialmente diviso in tribù, fu unificato da un monaco buddhista, Shabdrung Ngawang Namgyal, nel 1616. Dal XIX secolo, il Paese fu influenzato dall’impero britannico che ne gestì la politica estera fino al 1947, quando il ruolo passò all’India. Questa riconobbe formalmente l'indipendenza del Regno di Bhutan nel 1949, pur continuando a mantenere una decisiva influenza nella politica estera. Nel 1972 Jigme Singye Wangchuck salì al trono e avviò una serie di riforme, che sancirono il passaggio dalla monarchia assoluta all’attuale monarchia costituzionale. Il re abdicò nel 2006 per permettere al figlio Jigme Khesar Namgyel Wangchuck di succedergli. Nel 2007 il Bhutan ha rinegoziato con l’India una maggiore autonomia in politica estera e nel 2008 si sono tenute le prime elezioni parlamentari. Nello stesso anno è stata ratificata la Costituzione. Le elezioni del 2013 hanno assegnato la maggioranza parlamentare al polo democratico (People's Democratic Party - PDP) che ha scalzato il partito, legato alla famiglia reale, Druk Phuensum Tshogpa (National Harmony Party) vincitore della tornata elettorale precedente. Nel Luglio 2013 il leader del PDP Tshering Tobgay ha ricevuto dal re l'incarico di formare il governo in qualità di primo ministro.
Il Bhutan presenta una delle economie meno sviluppate al mondo, fortemente dipendente dalla vicina India. Il paese poggia su un’economia prevalentemente agricola (riso, mais, patate, frumento), che impiega oltre il 60% della forza lavoro. La maggior parte delle esportazioni, soprattutto cardamomo e frutta, è diretta in India, da cui il Paese dipende anche per gli aiuti allo sviluppo. L’industria pesante è quasi inesistente, mentre quella manifatturiera poggia sulla piccola industria. Il turismo è limitato a causa della politica di sviluppo eco-sostenibile portata avanti dal governo, che sta cercando anche di intervenire sulle fasce più povere della popolazione. Il Bhutan è conosciuto per l’originale approccio economico introdotto negli anni Settanta da re Jigme Singye Wangchuck che si basa sul concetto di “felicità interna lorda” invece che sul “prodotto interno lordo”. Con l’adozione del principio che gli standard di vita si misurano anche con il benessere spirituale oltre che su quello materiale, il governo ha portato avanti una politica di riforme che si concentra sul rispetto ambientale, sullo sviluppo sostenibile e sulla preservazione della cultura e delle tradizioni. Nel 2015 però il primo ministro Tshering Tobgay ha denunciato che il concetto di 'felicità interna lorda' tende a distogliere l'attenzione dai veri problemi strutturali del paese come disoccupazione, povertà e corruzione. Il paese ha visto negli ultimi anni una forte crescita nel campo idroelettrico: l'energia idroelettrica locale è infatti completamente rinnovabile e i vari impianti presenti sul territorio nazionale sono stati costruiti secondo rigorosi criteri per limitarne l'impatto negativo sul territorio circostante. Recentemente il paese ha registrato una crescita del settore turistico, regolando anche questo settore secondo i principi della sostenibilità secondo i modelli dell'eco-turismo e del turismo responsabile e diventando un'importante fonte di approvvigionamento per lo stato.
Alcuni partiti politici sono interdetti dalla competizione elettorale, come quelli che rappresentano la minoranza nepalese i cui diritti sono stati negati per anni nel paese e quelli basati su una particolare base etnica, religiosa o regionale. Una delle questioni irrisolte del Bhutan riguarda il rimpatrio di oltre 100mila bhutanesi di lingua nepalese e di religione induista (chiamati Lotshampa) che fino al 2015 si trovavano nei campi profughi dell’ONU in Nepal sotto la protezione dell'UNHCR. La questione etnica della minoranza nepalese esplose nella metà degli anni Novanta, quando il Paese fu percorso da manifestazioni per la rivendicazione di maggiori diritti e da proteste per rafforzare l’identità nazionale attraverso l’esaltazione della cultura tibetana. In seguito alle proteste, molti bhutanesi di cultura nepalese lasciarono il Paese, alcuni volontariamente, altri con l’espulsione.A partire dal 2015 quasi 100 mila sono stati rifugiati principalmente negli USA mentre rimangono attivi due campi che ospitano ancora 10 mila rifugiati di cui 2 mila attendono il rimpatrio.Questa situazione è il risultato della politica di chiusura praticata da sempre dal Bhutan, che protegge dalle influenze esterne la propria cultura e le proprie tradizioni. Ancora oggi vi è un rigido controllo sulla concessione dei visti e sono rare sia le visite del re in altri paesi che le visite nel Bhutan di capi di stato stranieri. Un ulteriore elemento di criticità è dato dall'assenza di confini precisi tra Bhutan e Cina che rimane alla base delle dispute territoriali riguardanti soprattutto la parte nordoccidentale del Paese.Il rischio terrorismo è abbastanza basso: si registra la presenza di diversi gruppi dissidenti separatisti provenienti dall'India e illegalmente stabilizzati nella regione. Nel gennaio 2008 alcune bombe sono esplose nella capitale
Capitale: Thimphu
Ordinamento: Monarchia costituzionale
Superficie: 38.394 km²
Popolazione: 725.296
Religioni: buddista, induista
Lingue: dzongkha, sharchhopka, altre
Moneta: ngultrum (BTN), rupia indiana
PIL: 6.800 USD
Livello di criticità: Medio
Aggiornata al Marzo 2017 - Il territorio del Bhutan, inizialmente diviso in tribù, fu unificato da un monaco buddhista, Shabdrung Ngawang Namgyal, nel 1616. Dal XIX secolo, il Paese fu influenzato dall’impero britannico che ne gestì la politica estera fino al 1947, quando il ruolo passò all’India. Questa riconobbe formalmente l'indipendenza del Regno di Bhutan nel 1949, pur continuando a mantenere una decisiva influenza nella politica estera. Nel 1972 Jigme Singye Wangchuck salì al trono e avviò una serie di riforme, che sancirono il passaggio dalla monarchia assoluta all’attuale monarchia costituzionale. Il re abdicò nel 2006 per permettere al figlio Jigme Khesar Namgyel Wangchuck di succedergli. Nel 2007 il Bhutan ha rinegoziato con l’India una maggiore autonomia in politica estera e nel 2008 si sono tenute le prime elezioni parlamentari. Nello stesso anno è stata ratificata la Costituzione. Le elezioni del 2013 hanno assegnato la maggioranza parlamentare al polo democratico (People's Democratic Party - PDP) che ha scalzato il partito, legato alla famiglia reale, Druk Phuensum Tshogpa (National Harmony Party) vincitore della tornata elettorale precedente. Nel Luglio 2013 il leader del PDP Tshering Tobgay ha ricevuto dal re l'incarico di formare il governo in qualità di primo ministro.
Il Bhutan presenta una delle economie meno sviluppate al mondo, fortemente dipendente dalla vicina India. Il paese poggia su un’economia prevalentemente agricola (riso, mais, patate, frumento), che impiega oltre il 60% della forza lavoro. La maggior parte delle esportazioni, soprattutto cardamomo e frutta, è diretta in India, da cui il Paese dipende anche per gli aiuti allo sviluppo. L’industria pesante è quasi inesistente, mentre quella manifatturiera poggia sulla piccola industria. Il turismo è limitato a causa della politica di sviluppo eco-sostenibile portata avanti dal governo, che sta cercando anche di intervenire sulle fasce più povere della popolazione. Il Bhutan è conosciuto per l’originale approccio economico introdotto negli anni Settanta da re Jigme Singye Wangchuck che si basa sul concetto di “felicità interna lorda” invece che sul “prodotto interno lordo”. Con l’adozione del principio che gli standard di vita si misurano anche con il benessere spirituale oltre che su quello materiale, il governo ha portato avanti una politica di riforme che si concentra sul rispetto ambientale, sullo sviluppo sostenibile e sulla preservazione della cultura e delle tradizioni. Nel 2015 però il primo ministro Tshering Tobgay ha denunciato che il concetto di 'felicità interna lorda' tende a distogliere l'attenzione dai veri problemi strutturali del paese come disoccupazione, povertà e corruzione. Il paese ha visto negli ultimi anni una forte crescita nel campo idroelettrico: l'energia idroelettrica locale è infatti completamente rinnovabile e i vari impianti presenti sul territorio nazionale sono stati costruiti secondo rigorosi criteri per limitarne l'impatto negativo sul territorio circostante. Recentemente il paese ha registrato una crescita del settore turistico, regolando anche questo settore secondo i principi della sostenibilità secondo i modelli dell'eco-turismo e del turismo responsabile e diventando un'importante fonte di approvvigionamento per lo stato.
Alcuni partiti politici sono interdetti dalla competizione elettorale, come quelli che rappresentano la minoranza nepalese i cui diritti sono stati negati per anni nel paese e quelli basati su una particolare base etnica, religiosa o regionale. Una delle questioni irrisolte del Bhutan riguarda il rimpatrio di oltre 100mila bhutanesi di lingua nepalese e di religione induista (chiamati Lotshampa) che fino al 2015 si trovavano nei campi profughi dell’ONU in Nepal sotto la protezione dell'UNHCR. La questione etnica della minoranza nepalese esplose nella metà degli anni Novanta, quando il Paese fu percorso da manifestazioni per la rivendicazione di maggiori diritti e da proteste per rafforzare l’identità nazionale attraverso l’esaltazione della cultura tibetana. In seguito alle proteste, molti bhutanesi di cultura nepalese lasciarono il Paese, alcuni volontariamente, altri con l’espulsione.A partire dal 2015 quasi 100 mila sono stati rifugiati principalmente negli USA mentre rimangono attivi due campi che ospitano ancora 10 mila rifugiati di cui 2 mila attendono il rimpatrio.Questa situazione è il risultato della politica di chiusura praticata da sempre dal Bhutan, che protegge dalle influenze esterne la propria cultura e le proprie tradizioni. Ancora oggi vi è un rigido controllo sulla concessione dei visti e sono rare sia le visite del re in altri paesi che le visite nel Bhutan di capi di stato stranieri. Un ulteriore elemento di criticità è dato dall'assenza di confini precisi tra Bhutan e Cina che rimane alla base delle dispute territoriali riguardanti soprattutto la parte nordoccidentale del Paese.Il rischio terrorismo è abbastanza basso: si registra la presenza di diversi gruppi dissidenti separatisti provenienti dall'India e illegalmente stabilizzati nella regione. Nel gennaio 2008 alcune bombe sono esplose nella capitale