Bulgaria

Europa
Dal 1946, con la fine della II Guerra Mondiale, la Bulgaria diventa una Repubblica popolare influenzata dalle politiche sovietiche, con il Partito Comunista Bulgaro al governo fino al novembre del 1989. L’anno successivo il regime comunista viene sostituito da forze multipartitiche: il Partito Socialista Bulgaro a sinistra, l’Unione delle Forze Democratiche e il Movimento Nazionale per la Stabilità e il Progresso a destra. Alle ultime elezioni presidenziali (2011), ha trionfato il candidato leader del partito di centro-destra GERB (già partito di maggioranza in parlamento dal 2009), con non poche critiche e accuse di brogli, frodi e compravendita di voti, soprattutto nei campi rom, dove gli zingari barattavano il voto con elargizioni finanziarie. Nel febbraio 2013 la crisi economica e le misure di austerità hanno spinto la popolazione a scendere in piazza; a ciò ha fatto seguito una crisi istituzionale che ha portato alle dimissioni del Premier Borisov e di tutto il suo esecutivo. La situazione di ingovernabilità emersa alle parlamentari di maggio 2013 è stata superata con un governo di coalizione capitanato dall'ex Ministro delle Finanze, Plamen Oresharski e sostenuto dal partito socialista. Ciò tuttavia non basta a placare il malcontento popolare. Dal marzo del 2004 la Bulgaria fa parte della NATO e dal gennaio del 2007 è membro dell’UE, ma, date le problematiche sociali – soprattutto a causa della cattiva amministrazione della giustizia e della corruzione – si allontana sempre più la possibilità di ingresso nell’area Schengen.
La Bulgaria è il più povero tra i paesi UE, con un salario medio mensile pari a 360 euro. Il rallentamento economico che ha colpito tutti i paesi dell’eurozona ha inevitabilmente influenzato anche il mercato bulgaro. Tuttavia, se nel 2009 il PIL segnava una decrescita (-5%), tra il 2011 e il 2012 il valore è tornato positivo, seppure basso (1%). Il governo ha seguito una politica economica prudente, imponendo misure di austerity e varando una serie di riforme fiscali, riempiendo così le casse pubbliche, che a luglio 2012 presentavano un avanzo dello 0,1% sul PIL (dato non eccellente ma incoraggiante, se si tiene conto che nel 2010 il valore era al -4%). Le esportazioni hanno subito un arresto ma, allo stesso tempo, sono aumentati gli investimenti esteri, grazie al basso costo della forza lavoro: la disoccupazione è scesa dal 12% al 10% nel 2012, soprattutto con l’impiego di personale bulgaro nelle nuove realtà produttive. Ciò ha portato a un consequenziale aumento della domanda interna e - di contro e non previsionalmente - l’inflazione dal 4,2% del 2011 è scesa all’2,4% nel 2012. Resta invece da risolvere il problema dell’economia sommersa, che è pari a un terzo.
Non sussistono particolari criticità legate a fenomeni terroristici o ad altri rischi di natura sanitaria e ambientale. Le problematiche riguardano, invece, le complicate relazioni fra le diverse etnie che generano tensioni e manifestazioni violente. La causa è rinvenibile soprattutto nella palese avversione ai rom da parte del resto della popolazione: essi gestiscono il traffico di stupefacenti, la tratta di donne e bambini, e contribuiscono quindi a innalzare il livello di microcriminalità e della criminalità organizzata. Per contrastare quest’ultima, nel luglio 2012 la Commissione europea ha chiesto un intervento del governo bulgaro. Tuttavia, nonostante l’istituzione – già a fine 2011 – di un tribunale antimafia, la situazione non è affatto migliorata. La mancanza di controllo da parte delle autorità e un sistema giudiziario scoordinato costituiscono ulteriori elementi di criticità. Infine, si riscontrano nel Paese livelli molto elevati di corruzione, fino a tre volte superiori alla media europea.
Capitale: Sofia
Ordinamento: Repubblica parlamentare
Superficie: 110.879 km²
Popolazione: 6.981.642
Religioni: ortodossa (60%), islamica (8%)
Lingue: bulgaro (ufficiale), turco
Moneta: lev bulgaro (BGN)
PIL: 14.200 USD
Livello di criticità: Basso
Dal 1946, con la fine della II Guerra Mondiale, la Bulgaria diventa una Repubblica popolare influenzata dalle politiche sovietiche, con il Partito Comunista Bulgaro al governo fino al novembre del 1989. L’anno successivo il regime comunista viene sostituito da forze multipartitiche: il Partito Socialista Bulgaro a sinistra, l’Unione delle Forze Democratiche e il Movimento Nazionale per la Stabilità e il Progresso a destra. Alle ultime elezioni presidenziali (2011), ha trionfato il candidato leader del partito di centro-destra GERB (già partito di maggioranza in parlamento dal 2009), con non poche critiche e accuse di brogli, frodi e compravendita di voti, soprattutto nei campi rom, dove gli zingari barattavano il voto con elargizioni finanziarie. Nel febbraio 2013 la crisi economica e le misure di austerità hanno spinto la popolazione a scendere in piazza; a ciò ha fatto seguito una crisi istituzionale che ha portato alle dimissioni del Premier Borisov e di tutto il suo esecutivo. La situazione di ingovernabilità emersa alle parlamentari di maggio 2013 è stata superata con un governo di coalizione capitanato dall'ex Ministro delle Finanze, Plamen Oresharski e sostenuto dal partito socialista. Ciò tuttavia non basta a placare il malcontento popolare. Dal marzo del 2004 la Bulgaria fa parte della NATO e dal gennaio del 2007 è membro dell’UE, ma, date le problematiche sociali – soprattutto a causa della cattiva amministrazione della giustizia e della corruzione – si allontana sempre più la possibilità di ingresso nell’area Schengen.
La Bulgaria è il più povero tra i paesi UE, con un salario medio mensile pari a 360 euro. Il rallentamento economico che ha colpito tutti i paesi dell’eurozona ha inevitabilmente influenzato anche il mercato bulgaro. Tuttavia, se nel 2009 il PIL segnava una decrescita (-5%), tra il 2011 e il 2012 il valore è tornato positivo, seppure basso (1%). Il governo ha seguito una politica economica prudente, imponendo misure di austerity e varando una serie di riforme fiscali, riempiendo così le casse pubbliche, che a luglio 2012 presentavano un avanzo dello 0,1% sul PIL (dato non eccellente ma incoraggiante, se si tiene conto che nel 2010 il valore era al -4%). Le esportazioni hanno subito un arresto ma, allo stesso tempo, sono aumentati gli investimenti esteri, grazie al basso costo della forza lavoro: la disoccupazione è scesa dal 12% al 10% nel 2012, soprattutto con l’impiego di personale bulgaro nelle nuove realtà produttive. Ciò ha portato a un consequenziale aumento della domanda interna e - di contro e non previsionalmente - l’inflazione dal 4,2% del 2011 è scesa all’2,4% nel 2012. Resta invece da risolvere il problema dell’economia sommersa, che è pari a un terzo.
Non sussistono particolari criticità legate a fenomeni terroristici o ad altri rischi di natura sanitaria e ambientale. Le problematiche riguardano, invece, le complicate relazioni fra le diverse etnie che generano tensioni e manifestazioni violente. La causa è rinvenibile soprattutto nella palese avversione ai rom da parte del resto della popolazione: essi gestiscono il traffico di stupefacenti, la tratta di donne e bambini, e contribuiscono quindi a innalzare il livello di microcriminalità e della criminalità organizzata. Per contrastare quest’ultima, nel luglio 2012 la Commissione europea ha chiesto un intervento del governo bulgaro. Tuttavia, nonostante l’istituzione – già a fine 2011 – di un tribunale antimafia, la situazione non è affatto migliorata. La mancanza di controllo da parte delle autorità e un sistema giudiziario scoordinato costituiscono ulteriori elementi di criticità. Infine, si riscontrano nel Paese livelli molto elevati di corruzione, fino a tre volte superiori alla media europea.