Colombia

Sud America
Indipendente dalla Spagna dal 1819, la Colombia formò fino al 1830 la Federazione della Grande Colombia, insieme con Panama, Ecuador e Venezuela. Dall’indipendenza all’inizio del ventesimo secolo, la storia del Paese è segnata da guerre civili e conflitti territoriali. Alla contrapposizione politica tra conservatori e liberali si è sommata, a partire dagli anni Sessanta, una lunga guerriglia che vede protagoniste le Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane (FARC) e l’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN) da una parte e il Governo, sostenuto dai paramilitari di estrema destra, dall’altra. Nel 2002 giunge al potere Álvaro Uribe Vélez con una nuova forza politica chiamata “U” sostenuta da elementi conservatori e liberali e da partiti minori. Nel 2008, durante il suo secondo mandato, l’operazione condotta contro il comandante delle FARC Raúl Reyes, che si trovava in un accampamento provvisorio in Ecuador mentre negoziava il rilascio della Betancourt, scatena una crisi diplomatica della Colombia con l’Ecuador e il Venezuela. L’attuale governo di Juan Manuel Santos, eletto nell’agosto 2010, tenta di portare avanti la battaglia contro le FARC. In questi anni il nuovo presidente ha inoltre ottenuto la ratifica del trattato di Libero Commercio con gli Stati Uniti e ripristinato le relazioni diplomatiche con il Venezuela.
Nonostante si tratti della quarta forza economica del Sud America, rimane netta in Colombia la separazione tra la ristretta borghesia creola e la vasta massa dei contadini e del sottoproletariato urbano. Nel settore primario, che fornisce il 17,7% del Pil impiegando il 18,8% della forza lavoro, le colture di piantagione prevalenti sono caffè (di cui il Paese è il quarto produttore mondiale), banane, cacao, tabacco, canna da zucchero, cotone, sesamo, soia e palma da olio. Coca e canapa indiana vengono coltivate illegalmente e trasformate in buona parte all’interno del Paese per alimentare il contrabbando di narcotici: si stima che tali coltivazioni riforniscono oltre il 75% del mercato mondiale di coca. Sul piano industriale, i maggiori contributi arrivano da tessile, alimentare, manifatturiero e artigianato, mentre sono in fase di sviluppo i settori del chimico, metalmeccanico, cartario e cementiero. Il Paese ha minerali preziosi come argento, oro e il rarissimo platino, nonché i più pregiati smeraldi del mondo. La produzione petrolifera, sensibilmente incrementata nella seconda metà degli anni Ottanta, è essenzialmente sotto il controllo di compagnie statunitensi. Notevole è anche il patrimonio idroelettrico dell’area andina, che però è scarsamente sfruttato.
La Colombia è caratterizzata dalla presenza di movimenti armati illegali e, sebbene le condizioni di sicurezza siano generalmente migliorate nell’ultimo periodo, tanto nei centri urbani quanto nelle zone rurali si sono verificati episodi di violenza di matrice terroristica. Fin dagli anni ’70 è in atto un conflitto tra guerriglieri populisti-marxisti, riuniti nelle Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane (FARC) e nell’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN), e il governo sostenuto dai paramilitari di estrema destra, raggruppati nelle Autodifese Unite della Colombia (AUC), finanziate dai latifondisti. Tra il 2003 e il 2006 il governo colombiano ha implementato un processo di smobilitazione dei 37 gruppi armati che formavano la coalizione delle AUC, e oltre 30.000 persone si sono reinserite nella società con un nuovo lavoro, anche se successivamente sono sorti nuovi gruppi criminali.Si sconsigliano tutte le aree periferiche delle principali città: Bogotà (in particolare nelle zone a sud di Candelaria e in prossimità dell’aeroporto), Medellìn e Cali (dove i tassi di omicidio sono particolarmente elevati), Bucaramanga e Cucuta. Anche le periferie dei centri turistici situati sulla costa caraibica (in primis Baranquilla e Santa Marta), le zone rurali al confine con l’Ecuador (Nariño, Putumayo, provincia di Cauca) e con il Venezuela (Boyacá, Cesar, La Guajira, Norte de Santander, Arauca e Vichada), l’Urabà Antioqueño e il Dipartimento del Valle (dove si trova la città di Buenaventura) sono fortemente a rischio. Da evitare, inoltre, viaggi nelle aree di coltivazione di coca, marijuana e papaveri da oppio. Il rischio è particolarmente elevato in prossimità dei laboratori di trasformazione. Nelle isole di San Andrés e Providencia, invece, nonché nella zona amazzonica di Leticia, non si registrano episodi di micro-criminalità.
Capitale: Bogotà
Ordinamento: Repubblica presidenziale
Superficie: 1.138.914 km²
Popolazione: 45.239.079
Religioni: cattolica (90%)
Lingue: spagnolo
Moneta: peso colombiano (COP)
PIL: 10.700 USD
Livello di criticità: Medio
Indipendente dalla Spagna dal 1819, la Colombia formò fino al 1830 la Federazione della Grande Colombia, insieme con Panama, Ecuador e Venezuela. Dall’indipendenza all’inizio del ventesimo secolo, la storia del Paese è segnata da guerre civili e conflitti territoriali. Alla contrapposizione politica tra conservatori e liberali si è sommata, a partire dagli anni Sessanta, una lunga guerriglia che vede protagoniste le Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane (FARC) e l’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN) da una parte e il Governo, sostenuto dai paramilitari di estrema destra, dall’altra. Nel 2002 giunge al potere Álvaro Uribe Vélez con una nuova forza politica chiamata “U” sostenuta da elementi conservatori e liberali e da partiti minori. Nel 2008, durante il suo secondo mandato, l’operazione condotta contro il comandante delle FARC Raúl Reyes, che si trovava in un accampamento provvisorio in Ecuador mentre negoziava il rilascio della Betancourt, scatena una crisi diplomatica della Colombia con l’Ecuador e il Venezuela. L’attuale governo di Juan Manuel Santos, eletto nell’agosto 2010, tenta di portare avanti la battaglia contro le FARC. In questi anni il nuovo presidente ha inoltre ottenuto la ratifica del trattato di Libero Commercio con gli Stati Uniti e ripristinato le relazioni diplomatiche con il Venezuela.
Nonostante si tratti della quarta forza economica del Sud America, rimane netta in Colombia la separazione tra la ristretta borghesia creola e la vasta massa dei contadini e del sottoproletariato urbano. Nel settore primario, che fornisce il 17,7% del Pil impiegando il 18,8% della forza lavoro, le colture di piantagione prevalenti sono caffè (di cui il Paese è il quarto produttore mondiale), banane, cacao, tabacco, canna da zucchero, cotone, sesamo, soia e palma da olio. Coca e canapa indiana vengono coltivate illegalmente e trasformate in buona parte all’interno del Paese per alimentare il contrabbando di narcotici: si stima che tali coltivazioni riforniscono oltre il 75% del mercato mondiale di coca. Sul piano industriale, i maggiori contributi arrivano da tessile, alimentare, manifatturiero e artigianato, mentre sono in fase di sviluppo i settori del chimico, metalmeccanico, cartario e cementiero. Il Paese ha minerali preziosi come argento, oro e il rarissimo platino, nonché i più pregiati smeraldi del mondo. La produzione petrolifera, sensibilmente incrementata nella seconda metà degli anni Ottanta, è essenzialmente sotto il controllo di compagnie statunitensi. Notevole è anche il patrimonio idroelettrico dell’area andina, che però è scarsamente sfruttato.
La Colombia è caratterizzata dalla presenza di movimenti armati illegali e, sebbene le condizioni di sicurezza siano generalmente migliorate nell’ultimo periodo, tanto nei centri urbani quanto nelle zone rurali si sono verificati episodi di violenza di matrice terroristica. Fin dagli anni ’70 è in atto un conflitto tra guerriglieri populisti-marxisti, riuniti nelle Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane (FARC) e nell’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN), e il governo sostenuto dai paramilitari di estrema destra, raggruppati nelle Autodifese Unite della Colombia (AUC), finanziate dai latifondisti. Tra il 2003 e il 2006 il governo colombiano ha implementato un processo di smobilitazione dei 37 gruppi armati che formavano la coalizione delle AUC, e oltre 30.000 persone si sono reinserite nella società con un nuovo lavoro, anche se successivamente sono sorti nuovi gruppi criminali.Si sconsigliano tutte le aree periferiche delle principali città: Bogotà (in particolare nelle zone a sud di Candelaria e in prossimità dell’aeroporto), Medellìn e Cali (dove i tassi di omicidio sono particolarmente elevati), Bucaramanga e Cucuta. Anche le periferie dei centri turistici situati sulla costa caraibica (in primis Baranquilla e Santa Marta), le zone rurali al confine con l’Ecuador (Nariño, Putumayo, provincia di Cauca) e con il Venezuela (Boyacá, Cesar, La Guajira, Norte de Santander, Arauca e Vichada), l’Urabà Antioqueño e il Dipartimento del Valle (dove si trova la città di Buenaventura) sono fortemente a rischio. Da evitare, inoltre, viaggi nelle aree di coltivazione di coca, marijuana e papaveri da oppio. Il rischio è particolarmente elevato in prossimità dei laboratori di trasformazione. Nelle isole di San Andrés e Providencia, invece, nonché nella zona amazzonica di Leticia, non si registrano episodi di micro-criminalità.