Croazia

Europa
La Croazia ha proclamato la propria indipendenza dalla Jugoslavia l’8 ottobre 1991 sotto la guida del Presidente Franjo Tudjman. Ma il nazionalismo di Tudjman e l’atteggiamento ambiguo nei confronti degli Accordi di Dayton hanno isolato il Paese a livello internazionale, isolamento da cui è uscita con l’adesione alla NATO nel 2009 e all’Unione Europea, quest’ultima ufficializzata dal 1 luglio 2013. Le varie modifiche alla Costituzione del 1990 hanno trasformato il governo semipresidenziale voluto da Tudjman in un sistema con tratti sia di governo semipresidenziale che di governo parlamentare. Secondo gli osservatori internazionali, la Croazia rispetta in linea di massima le libertà politiche e civili e i diritti delle minoranze, anche se in politica e nell’amministrazione la minoranza serba risulta ancora sottorappresentata. Nel febbraio del 2010 è stato eletto presidente Ivo Josipovic del partito socialdemocratico (SPD), mentre il primo ministro, eletto nel dicembre 2011, è Zoran Milanovic. Il primo luglio del 2013 la Croazia è entrata nell'Unione Europea, divenendo così il 28esimo Paese membro UE. Al secondo turno delle elezioni presidenziali del gennaio 2014 Kolinda Grabar Kitarovic è stata eletta nuovo presidente del Paese. Candidata del partito di centro-destra HDZ (Unione Democratica Croata), ha battuto il presidente uscente Josipovic.
La crisi economica ha fatto cadere la Croazia in recessione, con un tasso di crescita negativo e un debito pubblico pari a oltre il 60% del Pil. A pesare sono stati soprattutto il calo degli investimenti e delle esportazioni nei rapporti con i Paesi dell’Eurozona, principali partner economici e commerciali della Croazia. Gli sforzi del governo per liberalizzare il sistema economico e arrivare a un’economia di mercato coerente con gli standard richiesti per l’ingresso nell’UE, sono stati rallentati dalla corruzione e dall’inefficienza della burocrazia, che restano un deterrente agli investimenti. La Croazia è autosufficiente per quanto riguarda la produzione di cereali, zucchero, pollame e per la gran parte del fabbisogno agricolo a fini industriali. Quello alimentare è uno dei principali settori manifatturieri. Negli ultimi anni la Croazia ha vissuto un processo di deindustrializzazione e di abbassamento della produttività. Nel complesso, l'industria occupa circa un terzo della popolazione attiva, mentre la maggior parte è impiegata nei servizi, di cui il turismo è il comparto più rilevante e uno dei settori trainanti l’economia croata.
La situazione politico-istituzionale non presenta particolari minacce alla stabilità del Paese, ma il protrarsi della recessione economica potrebbe minare la stabilità dell’attuale coalizione di centrosinistra e creare tensioni sociali. Non vi sono sostanziali fattori di rischio per la Croazia dal punto di vista della sicurezza: vi è un basso livello di criminalità e non si registrano particolari episodi di violenza. Vi è invece una significativa presenza del crimine organizzato trans-balcanico. Dal punto di vista economico, l’elevato livello di corruzione ostacola la crescita e il relativo malcontento potrebbe degenerare creando problemi di ordine pubblico. Le relazioni con la Slovenia - in passato tese per dispute sui confini - sono decisamente migliorate negli ultimi anni.
Capitale: Zagabria
Ordinamento: Repubblica semipresidenziale
Superficie: 56.594 km²
Popolazione: 4.475.611
Religioni: cattolica (88%), ortodossa (4%)
Lingue: croato
Moneta: kuna (HRK)
PIL: 18.100 USD
Livello di criticità: Basso
La Croazia ha proclamato la propria indipendenza dalla Jugoslavia l’8 ottobre 1991 sotto la guida del Presidente Franjo Tudjman. Ma il nazionalismo di Tudjman e l’atteggiamento ambiguo nei confronti degli Accordi di Dayton hanno isolato il Paese a livello internazionale, isolamento da cui è uscita con l’adesione alla NATO nel 2009 e all’Unione Europea, quest’ultima ufficializzata dal 1 luglio 2013. Le varie modifiche alla Costituzione del 1990 hanno trasformato il governo semipresidenziale voluto da Tudjman in un sistema con tratti sia di governo semipresidenziale che di governo parlamentare. Secondo gli osservatori internazionali, la Croazia rispetta in linea di massima le libertà politiche e civili e i diritti delle minoranze, anche se in politica e nell’amministrazione la minoranza serba risulta ancora sottorappresentata. Nel febbraio del 2010 è stato eletto presidente Ivo Josipovic del partito socialdemocratico (SPD), mentre il primo ministro, eletto nel dicembre 2011, è Zoran Milanovic. Il primo luglio del 2013 la Croazia è entrata nell'Unione Europea, divenendo così il 28esimo Paese membro UE. Al secondo turno delle elezioni presidenziali del gennaio 2014 Kolinda Grabar Kitarovic è stata eletta nuovo presidente del Paese. Candidata del partito di centro-destra HDZ (Unione Democratica Croata), ha battuto il presidente uscente Josipovic.
La crisi economica ha fatto cadere la Croazia in recessione, con un tasso di crescita negativo e un debito pubblico pari a oltre il 60% del Pil. A pesare sono stati soprattutto il calo degli investimenti e delle esportazioni nei rapporti con i Paesi dell’Eurozona, principali partner economici e commerciali della Croazia. Gli sforzi del governo per liberalizzare il sistema economico e arrivare a un’economia di mercato coerente con gli standard richiesti per l’ingresso nell’UE, sono stati rallentati dalla corruzione e dall’inefficienza della burocrazia, che restano un deterrente agli investimenti. La Croazia è autosufficiente per quanto riguarda la produzione di cereali, zucchero, pollame e per la gran parte del fabbisogno agricolo a fini industriali. Quello alimentare è uno dei principali settori manifatturieri. Negli ultimi anni la Croazia ha vissuto un processo di deindustrializzazione e di abbassamento della produttività. Nel complesso, l'industria occupa circa un terzo della popolazione attiva, mentre la maggior parte è impiegata nei servizi, di cui il turismo è il comparto più rilevante e uno dei settori trainanti l’economia croata.
La situazione politico-istituzionale non presenta particolari minacce alla stabilità del Paese, ma il protrarsi della recessione economica potrebbe minare la stabilità dell’attuale coalizione di centrosinistra e creare tensioni sociali. Non vi sono sostanziali fattori di rischio per la Croazia dal punto di vista della sicurezza: vi è un basso livello di criminalità e non si registrano particolari episodi di violenza. Vi è invece una significativa presenza del crimine organizzato trans-balcanico. Dal punto di vista economico, l’elevato livello di corruzione ostacola la crescita e il relativo malcontento potrebbe degenerare creando problemi di ordine pubblico. Le relazioni con la Slovenia - in passato tese per dispute sui confini - sono decisamente migliorate negli ultimi anni.