Estonia
Europa
Dopo secoli di dominio danese, svedese, tedesco e russo, l’Estonia diventa indipendente nel 1918. Durante la Seconda Guerra Mondiale, però, l’Unione Sovietica, in accordo con la Germania nazista, occupò il Paese, con contestuale annessione forzata, costituendo la Repubblica Socialista Sovietica Estone. Alla fine del conflitto, dopo l’altalenarsi delle varie occupazioni, l’Estonia diviene parte dell’URSS. Durante l’epoca staliniana, numerosi estoni furono deportati in Serbia e fu repressa ogni manifestazione di identità nazionale. La condizione politica del Paese rimase sempre stabilmente sotto l’egemonia sovietica, nonostante le opposizioni del Consiglio europeo, nel 1960, e la condanna dell’occupazione militare sovietica. Con il crollo dell’URSS, nel 1991, l’Estonia divenne una repubblica indipendente e le milizie russe abbandonarono il Paese. Oggi l’Estonia è una repubblica parlamentare con a capo Toomas Hendrik Ilves, presidente confermato in carica – per la seconda volta – fino al 2016. Nel 2004 la nazione entra nella NATO e, nel maggio dello stesso anno, diviene stato membro dell’UE. Dal dicembre 2010 fa parte dei paesi OCSE, dal gennaio 2011 utilizza l’euro.
La Seconda Guerra Mondiale e l’occupazione sovietica hanno influito negativamente sull’economia estone. Il divario economico con i paesi confinanti – che segnavano un PIL altissimo già mentre l’Estonia era una repubblica sovietica – con il passare degli anni è andato aumentando, soprattutto perché a Tallin non fu possibile beneficiare degli aiuti previsti dal piano Marshall. Tuttavia, dal 1991, si è verificata una lenta ma progressiva ripresa economica, e, tra il 2000 e il 2006, l’Estonia, così come Lituania e Lettonia, venne definita “tigre del baltico”. Liberalizzazioni e riforme economiche – insieme al basso costo del lavoro e a maestranze qualificate – hanno attirato numerosi investitori esteri, apportando ingenti capitali. La recessione globale del 2008 ha naturalmente avuto ripercussioni negative sull’economia estone, con un calo del PIL del 14%. Dal 2010, però – sebbene la disoccupazione fosse al 10% – grazie alle esportazioni e agli investimenti diretti esteri, la ripresa è stata veloce: oggi l’Estonia ha un PIL pro capite tra i più alti dell’area baltica e centroeuropea e vanta un debito pubblico tra i più bassi dell’intero sistema globale.
Non sussistono particolari problematiche legate a fenomeni terroristici, di corruzione o ad altri rischi di natura sanitaria e ambientale. Un elemento di indubbia criticità è tuttavia costituito dalle numerose organizzazioni criminali operanti nel Paese, che si stima detengano proprietà per un valore di circa 25 milioni di euro. I maggiori gruppi criminali sono composti da membri di etnia russa, ancora presenti in Estonia nonostante lo smembramento dell’Unione Sovietica. Il Paese si distingue però positivamente sotto altri punti di vista: essa è al 34° posto (su 187 nazioni) per indice di sviluppo umano, e tutte le libertà sociali (stampa, economia, democrazia, politica e istruzione) sono ampiamente tutelate.
Capitale: Tallinn
Ordinamento: Repubblica parlamentare
Superficie: 45.228 km²
Popolazione: 1.274.709
Religioni: luterani (14%), ortodossi (13%)
Lingue: estone (ufficiale), russo
Moneta: euro (EUR)
PIL: 20.400 USD
Livello di criticità: Basso
Dopo secoli di dominio danese, svedese, tedesco e russo, l’Estonia diventa indipendente nel 1918. Durante la Seconda Guerra Mondiale, però, l’Unione Sovietica, in accordo con la Germania nazista, occupò il Paese, con contestuale annessione forzata, costituendo la Repubblica Socialista Sovietica Estone. Alla fine del conflitto, dopo l’altalenarsi delle varie occupazioni, l’Estonia diviene parte dell’URSS. Durante l’epoca staliniana, numerosi estoni furono deportati in Serbia e fu repressa ogni manifestazione di identità nazionale. La condizione politica del Paese rimase sempre stabilmente sotto l’egemonia sovietica, nonostante le opposizioni del Consiglio europeo, nel 1960, e la condanna dell’occupazione militare sovietica. Con il crollo dell’URSS, nel 1991, l’Estonia divenne una repubblica indipendente e le milizie russe abbandonarono il Paese. Oggi l’Estonia è una repubblica parlamentare con a capo Toomas Hendrik Ilves, presidente confermato in carica – per la seconda volta – fino al 2016. Nel 2004 la nazione entra nella NATO e, nel maggio dello stesso anno, diviene stato membro dell’UE. Dal dicembre 2010 fa parte dei paesi OCSE, dal gennaio 2011 utilizza l’euro.
La Seconda Guerra Mondiale e l’occupazione sovietica hanno influito negativamente sull’economia estone. Il divario economico con i paesi confinanti – che segnavano un PIL altissimo già mentre l’Estonia era una repubblica sovietica – con il passare degli anni è andato aumentando, soprattutto perché a Tallin non fu possibile beneficiare degli aiuti previsti dal piano Marshall. Tuttavia, dal 1991, si è verificata una lenta ma progressiva ripresa economica, e, tra il 2000 e il 2006, l’Estonia, così come Lituania e Lettonia, venne definita “tigre del baltico”. Liberalizzazioni e riforme economiche – insieme al basso costo del lavoro e a maestranze qualificate – hanno attirato numerosi investitori esteri, apportando ingenti capitali. La recessione globale del 2008 ha naturalmente avuto ripercussioni negative sull’economia estone, con un calo del PIL del 14%. Dal 2010, però – sebbene la disoccupazione fosse al 10% – grazie alle esportazioni e agli investimenti diretti esteri, la ripresa è stata veloce: oggi l’Estonia ha un PIL pro capite tra i più alti dell’area baltica e centroeuropea e vanta un debito pubblico tra i più bassi dell’intero sistema globale.
Non sussistono particolari problematiche legate a fenomeni terroristici, di corruzione o ad altri rischi di natura sanitaria e ambientale. Un elemento di indubbia criticità è tuttavia costituito dalle numerose organizzazioni criminali operanti nel Paese, che si stima detengano proprietà per un valore di circa 25 milioni di euro. I maggiori gruppi criminali sono composti da membri di etnia russa, ancora presenti in Estonia nonostante lo smembramento dell’Unione Sovietica. Il Paese si distingue però positivamente sotto altri punti di vista: essa è al 34° posto (su 187 nazioni) per indice di sviluppo umano, e tutte le libertà sociali (stampa, economia, democrazia, politica e istruzione) sono ampiamente tutelate.