Irlanda

Europa
Nata come dominio all’interno del Commonwealth britannico nel 1922 dopo una sanguinosa guerra d’indipendenza, l’Irlanda (ufficialmente EIRE) ha ottenuto piena indipendenza nel 1937 e ha tagliato i legami con il Commonwealth nel 1949 quando è stato decretato il passaggio alla repubblica. Durante gli anni Novanta, Dublino e Londra hanno collaborato attivamente per risolvere la questione dell’Irlanda del Nord, arrivando alla firma dell’Accordo di Belfast nel 1998 - il famoso “Good Friday Agreement” -, che ha gettato le basi del processo di pace in Irlanda del Nord e per la riunificazione di tutta l’isola. Nel 1990 è stata eletta la prima donna Presidente, Mary Robinson, a cui è succeduta per due mandati consecutivi un’altra donna, Mary McAleese. Le ultime elezioni presidenziali dell’ottobre 2011 sono state vinte dal laburista Michael Higgins. Nel 2002 l’Irlanda ha adottato l’euro, dopo aver bloccato il Trattato di Lisbona nel 2008, successivamente approvato con un nuovo referendum nel 2009.
L’adesione alla Comunità Europea nel 1973 ha trasformato un Paese prevalentemente agricolo in un’economia industriale moderna e in un mercato aperto. Il boom economico però è arrivato soltanto negli anni Novanta, grazie soprattutto a un’impennata degli investimenti dall’estero che ha attratto molti stranieri in uno Stato tradizionalmente di emigranti. La crescita economica si è arrestata con la crisi finanziaria internazionale del 2008-2009, che ha prodotto recessione e fatto collassare il mercato immobiliare interno, oltre che mettere in seria difficoltà il sistema bancario. All’epoca, molti economisti  inserirono l’Irlanda nel gruppo dei Paesi a rischio insolvenza. Per fare fronte alla recessione, Dublino è stata costretta anche a ricorrere a prestiti dall’UE e dall’FMI (85 miliardi di euro, di cui 35 per ristrutturare l’intero sistema bancario) e a mettere in atto una serie di misure restrittive che hanno comportato grossi tagli al sistema del welfare e della spesa pubblica, con l’impegno di ridurre il deficit entro il 2014. Nei primi mesi del 2012 si è registrato un debole aumento del Pil ma nel Paese permangono dati contrastanti: a un’alta disoccupazione, al debito pubblico ancora elevato e a un segno negativo del comparto costruzioni,  si accompagna una trend positivo delle esportazioni e del settore industriale. La previsione di crescita per il 2012 è dell’1%.
L’Irlanda presenta un generico rischio terrorismo di matrice islamica, come altri Paesi europei che possono diventare obiettivi di azioni di estremisti della jihad. Per quanto riguarda il terrorismo interno, i residui armamenti dell’IRA (Irish Republic Armed) - gruppo armato in lotta per l’indipendenza dell’Irlanda nato nel 1918 e parzialmente in lotta fino agli anni Novanta - sono stati smaltiti negli ultimi decenni, dopo il definitivo cessate il fuoco del 1998. Sotto esame oggi è l’economia, i cui punti deboli rimangono il sistema bancario, la dipendenza dal mercato globale e l’indebitamento pubblico.
Capitale: Dublino
Ordinamento: Repubblica parlamentare
Superficie: 70.273 km²
Popolazione: 4.722.028
Religioni: cattolica (87%), chiesa irlandese
Lingue: gaelico, inglese
Moneta: euro (EUR)
PIL: 40.100 USD
Livello di criticità: Basso
Nata come dominio all’interno del Commonwealth britannico nel 1922 dopo una sanguinosa guerra d’indipendenza, l’Irlanda (ufficialmente EIRE) ha ottenuto piena indipendenza nel 1937 e ha tagliato i legami con il Commonwealth nel 1949 quando è stato decretato il passaggio alla repubblica. Durante gli anni Novanta, Dublino e Londra hanno collaborato attivamente per risolvere la questione dell’Irlanda del Nord, arrivando alla firma dell’Accordo di Belfast nel 1998 - il famoso “Good Friday Agreement” -, che ha gettato le basi del processo di pace in Irlanda del Nord e per la riunificazione di tutta l’isola. Nel 1990 è stata eletta la prima donna Presidente, Mary Robinson, a cui è succeduta per due mandati consecutivi un’altra donna, Mary McAleese. Le ultime elezioni presidenziali dell’ottobre 2011 sono state vinte dal laburista Michael Higgins. Nel 2002 l’Irlanda ha adottato l’euro, dopo aver bloccato il Trattato di Lisbona nel 2008, successivamente approvato con un nuovo referendum nel 2009.
L’adesione alla Comunità Europea nel 1973 ha trasformato un Paese prevalentemente agricolo in un’economia industriale moderna e in un mercato aperto. Il boom economico però è arrivato soltanto negli anni Novanta, grazie soprattutto a un’impennata degli investimenti dall’estero che ha attratto molti stranieri in uno Stato tradizionalmente di emigranti. La crescita economica si è arrestata con la crisi finanziaria internazionale del 2008-2009, che ha prodotto recessione e fatto collassare il mercato immobiliare interno, oltre che mettere in seria difficoltà il sistema bancario. All’epoca, molti economisti  inserirono l’Irlanda nel gruppo dei Paesi a rischio insolvenza. Per fare fronte alla recessione, Dublino è stata costretta anche a ricorrere a prestiti dall’UE e dall’FMI (85 miliardi di euro, di cui 35 per ristrutturare l’intero sistema bancario) e a mettere in atto una serie di misure restrittive che hanno comportato grossi tagli al sistema del welfare e della spesa pubblica, con l’impegno di ridurre il deficit entro il 2014. Nei primi mesi del 2012 si è registrato un debole aumento del Pil ma nel Paese permangono dati contrastanti: a un’alta disoccupazione, al debito pubblico ancora elevato e a un segno negativo del comparto costruzioni,  si accompagna una trend positivo delle esportazioni e del settore industriale. La previsione di crescita per il 2012 è dell’1%.
L’Irlanda presenta un generico rischio terrorismo di matrice islamica, come altri Paesi europei che possono diventare obiettivi di azioni di estremisti della jihad. Per quanto riguarda il terrorismo interno, i residui armamenti dell’IRA (Irish Republic Armed) - gruppo armato in lotta per l’indipendenza dell’Irlanda nato nel 1918 e parzialmente in lotta fino agli anni Novanta - sono stati smaltiti negli ultimi decenni, dopo il definitivo cessate il fuoco del 1998. Sotto esame oggi è l’economia, i cui punti deboli rimangono il sistema bancario, la dipendenza dal mercato globale e l’indebitamento pubblico.