Lituania
Europa
La Lituania è un’ex repubblica sovietica che ha riconquistato la propria indipendenza nel 1990 (ufficialmente riconosciuta solo nel 1991). Da allora la sua politica estera è stata caratterizzata da un forte avvicinamento all’Europa occidentale e all’atlantismo che l’ha portata ad aderire alla NATO e all’UE, rispettivamente nel marzo e nel maggio 2004. I rapporti con la Russia, invece, sono rimasti tesi. Negli ultimi anni, il Paese ha attuato serie misure di austerity per riuscire a entrare nell’eurozona, obiettivo che ha fallito nel 2007 a causa di un tasso di inflazione troppo elevato. La politica di restrizioni voluta dal governo conservatore, tuttavia, ha avuto come conseguenza la vittoria della coalizione dei partiti di centrosinistra alle elezioni dell’ottobre 2012. I socialdemocratici e il Partito Populista del Lavoro hanno ottenuto la maggioranza dei voti, ma la presidente Dalia Grybauskaite ha posto il veto su un governo che includa i populisti (accusati di aver violato la leggi sul finanziamento ai partiti) e ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale, che ha annullato l’elezione di tre membri populisti e di un socialdemocratico. Il 25 maggio 2014, con il 59% delle preferenze, la presidente uscente Dalia Grybauskaite è stata confermata per altri cinque anni al ballottaggio contro l’ex primo ministro Zigmantas Balcytis.
L’economia lituana è cresciuta a un ritmo dell’8% dal 2000 al 2008, grazie alla crescita della domanda interna e delle esportazioni. Ma la crisi finanziaria internazionale ha avuto effetti devastanti sul Paese, con un crollo del 14,7% del Pil, tornando lentamente a riprendersi nel 2010. Nel 2011 i dati della crescita sono stati riconfermati, con una buona performance dei comparti costruzioni, trasporti e comunicazioni. Anche la domanda interna, crollata in fase di recessione, ha avuto una ripresa (anche se nel 2012 la crescita è rallentata). Servizi e industria sono i settori che hanno maggiormente contribuito al Pil. L’industria alimentare, quella tessile e della lavorazione del legno rappresentano l’asse portante della struttura produttiva, mentre il settore più dinamico rimane quello dei servizi. A causa della crisi, comunque, il governo ha dovuto attuare una serie di misure restrittive per contenere il deficit di bilancio, tagliando la spesa pubblica e abbassando i salari del pubblico impiego, oltre ad aumentare l’imposizione fiscale. Per i finanziamenti è ricorso ai mercati internazionali, ma è riuscito ad evitare il ricorso all’FMI.
Non vi sono rischi particolari di attacchi terroristici. I punti deboli rimangono quelli di tipo economico, soprattutto per l’alto livello di disoccupazione giovanile, di inflazione e di dipendenza dalle esportazioni che rendono il Paese vulnerabile alle variazioni della domanda internazionale. Resta un problema il fatto che la Lituania sia un corridoio di transito e un punto di arrivo per il commercio di droga proveniente dall’Asia sudoccidentale, dall’America Latina, e dall’Europa Occidentale.
Capitale: Vilnius
Ordinamento: Repubblica parlamentare
Superficie: 65.300 km²
Popolazione: 3.525.761
Religioni: cattolica, russo-ortodossa, altre
Lingue: lituano (ufficiale), russo, polacco
Moneta: lita (LTL)
PIL: 19.100 USD
Livello di criticità: Basso
La Lituania è un’ex repubblica sovietica che ha riconquistato la propria indipendenza nel 1990 (ufficialmente riconosciuta solo nel 1991). Da allora la sua politica estera è stata caratterizzata da un forte avvicinamento all’Europa occidentale e all’atlantismo che l’ha portata ad aderire alla NATO e all’UE, rispettivamente nel marzo e nel maggio 2004. I rapporti con la Russia, invece, sono rimasti tesi. Negli ultimi anni, il Paese ha attuato serie misure di austerity per riuscire a entrare nell’eurozona, obiettivo che ha fallito nel 2007 a causa di un tasso di inflazione troppo elevato. La politica di restrizioni voluta dal governo conservatore, tuttavia, ha avuto come conseguenza la vittoria della coalizione dei partiti di centrosinistra alle elezioni dell’ottobre 2012. I socialdemocratici e il Partito Populista del Lavoro hanno ottenuto la maggioranza dei voti, ma la presidente Dalia Grybauskaite ha posto il veto su un governo che includa i populisti (accusati di aver violato la leggi sul finanziamento ai partiti) e ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale, che ha annullato l’elezione di tre membri populisti e di un socialdemocratico. Il 25 maggio 2014, con il 59% delle preferenze, la presidente uscente Dalia Grybauskaite è stata confermata per altri cinque anni al ballottaggio contro l’ex primo ministro Zigmantas Balcytis.
L’economia lituana è cresciuta a un ritmo dell’8% dal 2000 al 2008, grazie alla crescita della domanda interna e delle esportazioni. Ma la crisi finanziaria internazionale ha avuto effetti devastanti sul Paese, con un crollo del 14,7% del Pil, tornando lentamente a riprendersi nel 2010. Nel 2011 i dati della crescita sono stati riconfermati, con una buona performance dei comparti costruzioni, trasporti e comunicazioni. Anche la domanda interna, crollata in fase di recessione, ha avuto una ripresa (anche se nel 2012 la crescita è rallentata). Servizi e industria sono i settori che hanno maggiormente contribuito al Pil. L’industria alimentare, quella tessile e della lavorazione del legno rappresentano l’asse portante della struttura produttiva, mentre il settore più dinamico rimane quello dei servizi. A causa della crisi, comunque, il governo ha dovuto attuare una serie di misure restrittive per contenere il deficit di bilancio, tagliando la spesa pubblica e abbassando i salari del pubblico impiego, oltre ad aumentare l’imposizione fiscale. Per i finanziamenti è ricorso ai mercati internazionali, ma è riuscito ad evitare il ricorso all’FMI.
Non vi sono rischi particolari di attacchi terroristici. I punti deboli rimangono quelli di tipo economico, soprattutto per l’alto livello di disoccupazione giovanile, di inflazione e di dipendenza dalle esportazioni che rendono il Paese vulnerabile alle variazioni della domanda internazionale. Resta un problema il fatto che la Lituania sia un corridoio di transito e un punto di arrivo per il commercio di droga proveniente dall’Asia sudoccidentale, dall’America Latina, e dall’Europa Occidentale.