Paraguay

Sud America
Indipendente dal 1811, il Paraguay fatica a vedere affermarsi governi stabili (solo dal 1904 al 1954 ben 31 presidenti si alternarono al potere spesso rimossi da colpi di stato). Il primo periodo più stabile coincide con il trentennio di dittatura del generale Stroessner, che sale al potere nel 1954 sostenuto dal Partito Colorado. Tiranno sanguinario, Stroessner viene destituito dopo un golpe nel 1989 dal generale Rodriguez che avvia una serie di riforme politiche ed economiche riavvicinandosi alla comunità internazionale. Le prime elezioni democratiche del Paese nel 1992 portano all'elezione di Wasmosy e nel 1998 il Partito Colorado si riconferma con Raul Cubas, poi accusato dell’omicidio del suo vice, Luis Argaña, e rimpiazzato da Luis González Macchi. Le elezioni del 2008, che vedono affermarsi l'ex vescovo Fernando Lugo, interrompono dopo 60 anni la lunga permanenza del partito conservatore alla guida del Paese. Nel giugno 2012 Lugo viene destituito e rimpiazzato dal suo vice, Federico Franco, ma il predominio del partito liberale ha vita breve: alle presidenziali dell’aprile 2013 torna ad affermarsi il Partito Colorado con il suo candidato Horacio Cartes.
Alla base dell’economia del Paraguay vi sono le attività primarie connesse all’agricoltura e all’allevamento, nonostante il sistema agricolo sia ancora legato al latifondo e alle piccole proprietà. L’industria, di conseguenza, punta principalmente sul settore alimentare, chimico e sui prodotti legati alle foreste e al legname, grande risorsa del Paraguay. Buone le risorse idriche, mentre il commercio è molto limitato a causa di una scarsa disponibilità di infrastrutture e di un insufficiente sistema di viabilità interna. L’inflazione raggiunge quasi il 5%.
Proteste improvvise causate dalla povertà e dall’incalzante disoccupazione continuano ad affliggere il Paese, insieme con le violente proteste dei campesinos, agricoltori senza terra che reclamano una riforma agraria. Il Paraguay, inoltre, per la sua posizione al centro dell’America Latina, è stato trasformato inevitabilmente in zona di traffico per lo smercio di stupefacenti. A questo va aggiunto la quasi totale assenza di controlli da parte delle forze dell’ordine, e la mancanza di copertura radar del territorio. Ciudad del Este, al centro della triplice frontiera con Bolivia, Argentina e Brasile, è divenuta simbolo del contrabbando e punto di snodo e partenza per il narcotraffico nonché roccaforte dell’estremismo islamico dove, si ipotizza, si stiano addestrando nuovi adepti fedeli alla causa. Il rischio attentati, di conseguenza, è molto forte in quest’area come nel resto del Paese.
Capitale: Asunción
Ordinamento: Repubblica presidenziale
Superficie: 406.752 km²
Popolazione: 6.623.252
Religioni: cattolica (90%), protestante (6%)
Lingue: spagnolo, guaranì (ufficiali)
Moneta: Guarnì-Gs (PYG)
PIL: 6.100 USD
Livello di criticità: Medio
Indipendente dal 1811, il Paraguay fatica a vedere affermarsi governi stabili (solo dal 1904 al 1954 ben 31 presidenti si alternarono al potere spesso rimossi da colpi di stato). Il primo periodo più stabile coincide con il trentennio di dittatura del generale Stroessner, che sale al potere nel 1954 sostenuto dal Partito Colorado. Tiranno sanguinario, Stroessner viene destituito dopo un golpe nel 1989 dal generale Rodriguez che avvia una serie di riforme politiche ed economiche riavvicinandosi alla comunità internazionale. Le prime elezioni democratiche del Paese nel 1992 portano all'elezione di Wasmosy e nel 1998 il Partito Colorado si riconferma con Raul Cubas, poi accusato dell’omicidio del suo vice, Luis Argaña, e rimpiazzato da Luis González Macchi. Le elezioni del 2008, che vedono affermarsi l'ex vescovo Fernando Lugo, interrompono dopo 60 anni la lunga permanenza del partito conservatore alla guida del Paese. Nel giugno 2012 Lugo viene destituito e rimpiazzato dal suo vice, Federico Franco, ma il predominio del partito liberale ha vita breve: alle presidenziali dell’aprile 2013 torna ad affermarsi il Partito Colorado con il suo candidato Horacio Cartes.
Alla base dell’economia del Paraguay vi sono le attività primarie connesse all’agricoltura e all’allevamento, nonostante il sistema agricolo sia ancora legato al latifondo e alle piccole proprietà. L’industria, di conseguenza, punta principalmente sul settore alimentare, chimico e sui prodotti legati alle foreste e al legname, grande risorsa del Paraguay. Buone le risorse idriche, mentre il commercio è molto limitato a causa di una scarsa disponibilità di infrastrutture e di un insufficiente sistema di viabilità interna. L’inflazione raggiunge quasi il 5%.
Proteste improvvise causate dalla povertà e dall’incalzante disoccupazione continuano ad affliggere il Paese, insieme con le violente proteste dei campesinos, agricoltori senza terra che reclamano una riforma agraria. Il Paraguay, inoltre, per la sua posizione al centro dell’America Latina, è stato trasformato inevitabilmente in zona di traffico per lo smercio di stupefacenti. A questo va aggiunto la quasi totale assenza di controlli da parte delle forze dell’ordine, e la mancanza di copertura radar del territorio. Ciudad del Este, al centro della triplice frontiera con Bolivia, Argentina e Brasile, è divenuta simbolo del contrabbando e punto di snodo e partenza per il narcotraffico nonché roccaforte dell’estremismo islamico dove, si ipotizza, si stiano addestrando nuovi adepti fedeli alla causa. Il rischio attentati, di conseguenza, è molto forte in quest’area come nel resto del Paese.