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CURIOSITÀ
Capitale: Belgrado
Ordinamento: Repubblica parlamentare
Superficie: 77.474 km²
Popolazione: 7.243.007
Religioni: serba ortodossa (85%), cattolica
Lingue: serbo (ufficiale), ungherese
Moneta: dinaro serbo (RSD)
PIL: 10.500 USD
Livello di criticità: Medio

Serbia

Europa


Serbia

Europa

POLITICA

Parte del Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni fin dal 1918 – rinominato nel 1929 Regno di Jugoslavia – la Serbia verrà assorbita nel 1946 dalla Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia del maresciallo Josip Broz Tito. Alla morte di Tito nel 1980, iniziano a riemergere antiche ostilità e nazionalismi che porteranno, dieci anni più tardi, alla dissoluzione della Jugoslavia. Slovenia, Croazia e Macedonia sono i primi Paesi a dichiarare la propria indipendenza nel 1991, seguiti nel 1992 dalla Bosnia Erzegovina. Nello stesso anno, Serbia e Montenegro danno vita alla Repubblica Federale di Jugoslavia. Il nuovo capo di Stato della neonata repubblica federale è Slobodan Milosevic, fautore delle espulsioni in massa degli albanesi dal Kosovo nel 1999, in seguito alle quali la NATO bombarda il Paese e lo stesso Milosevic viene catturato e processato per crimini contro l’umanità. Il 2002 avviene la costituzione di un’entità federale più leggera, la cosiddetta Unione Statale di Serbia e Montenegro, che rimarrà in vita fino al 3 giugno 2006, data d’indipendenza del Montenegro. La Serbia sancirà quindi l’inalienabilità del Kosovo nell’ottobre del 2006, tramite referendum costituzionale, ma questa provincia dichiarerà comunque la propria indipendenza nel 2008 (seppure ancora non riconosciuta dalla Serbia stessa e da altri Paesi tra cui Bosnia, Romania e Russia): di conseguenza, oggi il territorio del Kosovo resta occupato da truppe internazionali. Nel dicembre 2009 il Presidente Boris Tadic ha presentato domanda di adesione all’Unione Europea. Nel 2012 gli è succeduto alla presidenza Tomislav Nikolic. Alle elezioni politiche anticipate del 16 marzo 2014 hanno vinto, conquistando 158 seggi su 250, i conservatori europeisti del Partito Progressista Serbo (SnS), guidato da Aleksandar Vučić, cui Nikolic ha affidato l’incarico di formare il nuovo governo.

ECONOMIA

La Serbia ha pesantemente risentito dell’embargo perpetrato ai suoi danni dal blocco occidentale in funzione anti-comunista, fino alla dissoluzione della Jugoslavia. In seguito, la situazione si è aggravata a causa della guerra del 1999, che ha devastato intere città, aree produttive e infrastrutture del Paese. Né ha giovato la separazione dal Montenegro, oggi concorrente diretto nella regione. La ripresa è iniziata solo in seguito all’apertura verso l’occidente, grazie anche alle numerose organizzazioni non governative che operano sul territorio serbo. Le voci principali dell’economia locale sono legate al settore turistico, grazie a numerosi investimenti di capitali esteri, e a quello industriale: agroalimentare, manifatturiero, chimico e meccanico. Quest’ultimo, in particolare, gode dei benefici della delocalizzazione industriale occidentale, grazie al basso costo del personale serbo e a una tassazione favorevole per gli investitori stranieri.

CRITICITÀ

Il 17 febbraio 2008 il Kosovo ha dichiarato la sua indipendenza dalla Serbia. Da allora, il riconoscimento da parte del governo serbo non è mai arrivato, nonostante esso rappresenti la condicio sine qua non per l’ammissione della Serbia all’Unione Europea. La clausola è difficile da accettare, visto che implica la cessione di un territorio che equivale a un terzo del totale serbo e, soprattutto, la rinuncia del 60% delle risorse energetiche e minerarie del Paese. La questione Kosovo è pertanto molto sentita e può concorrere alla nascita di improvvisi disordini e manifestazioni pubbliche di piazza. Esiste in Serbia una minaccia latente di attacchi terroristici indiscriminati e, secondo numerose fonti, sarebbero una cinquantina le organizzazioni criminali, principalmente dedite al contrabbando di benzina, auto rubate e sigarette, oltre che al traffico di eroina e cocaina. Alcuni di questi clan sono specializzati in sequestri di persona ma, di regola, sono esclusi gli stranieri. Nelle zone di confine deve essere rivolta un’attenzione particolare al rischio di mine inesplose, risalenti al bombardamento NATO del 1999.

CURIOSITÀ

Capitale: Belgrado
Ordinamento: Repubblica parlamentare
Superficie: 77.474 km²
Popolazione: 7.243.007
Religioni: serba ortodossa (85%), cattolica
Lingue: serbo (ufficiale), ungherese
Moneta: dinaro serbo (RSD)
PIL: 10.500 USD
Livello di criticità: Medio

POLITICA

Parte del Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni fin dal 1918 – rinominato nel 1929 Regno di Jugoslavia – la Serbia verrà assorbita nel 1946 dalla Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia del maresciallo Josip Broz Tito. Alla morte di Tito nel 1980, iniziano a riemergere antiche ostilità e nazionalismi che porteranno, dieci anni più tardi, alla dissoluzione della Jugoslavia. Slovenia, Croazia e Macedonia sono i primi Paesi a dichiarare la propria indipendenza nel 1991, seguiti nel 1992 dalla Bosnia Erzegovina. Nello stesso anno, Serbia e Montenegro danno vita alla Repubblica Federale di Jugoslavia. Il nuovo capo di Stato della neonata repubblica federale è Slobodan Milosevic, fautore delle espulsioni in massa degli albanesi dal Kosovo nel 1999, in seguito alle quali la NATO bombarda il Paese e lo stesso Milosevic viene catturato e processato per crimini contro l’umanità. Il 2002 avviene la costituzione di un’entità federale più leggera, la cosiddetta Unione Statale di Serbia e Montenegro, che rimarrà in vita fino al 3 giugno 2006, data d’indipendenza del Montenegro. La Serbia sancirà quindi l’inalienabilità del Kosovo nell’ottobre del 2006, tramite referendum costituzionale, ma questa provincia dichiarerà comunque la propria indipendenza nel 2008 (seppure ancora non riconosciuta dalla Serbia stessa e da altri Paesi tra cui Bosnia, Romania e Russia): di conseguenza, oggi il territorio del Kosovo resta occupato da truppe internazionali. Nel dicembre 2009 il Presidente Boris Tadic ha presentato domanda di adesione all’Unione Europea. Nel 2012 gli è succeduto alla presidenza Tomislav Nikolic. Alle elezioni politiche anticipate del 16 marzo 2014 hanno vinto, conquistando 158 seggi su 250, i conservatori europeisti del Partito Progressista Serbo (SnS), guidato da Aleksandar Vučić, cui Nikolic ha affidato l’incarico di formare il nuovo governo.

ECONOMIA

La Serbia ha pesantemente risentito dell’embargo perpetrato ai suoi danni dal blocco occidentale in funzione anti-comunista, fino alla dissoluzione della Jugoslavia. In seguito, la situazione si è aggravata a causa della guerra del 1999, che ha devastato intere città, aree produttive e infrastrutture del Paese. Né ha giovato la separazione dal Montenegro, oggi concorrente diretto nella regione. La ripresa è iniziata solo in seguito all’apertura verso l’occidente, grazie anche alle numerose organizzazioni non governative che operano sul territorio serbo. Le voci principali dell’economia locale sono legate al settore turistico, grazie a numerosi investimenti di capitali esteri, e a quello industriale: agroalimentare, manifatturiero, chimico e meccanico. Quest’ultimo, in particolare, gode dei benefici della delocalizzazione industriale occidentale, grazie al basso costo del personale serbo e a una tassazione favorevole per gli investitori stranieri.

CRITICITÀ

Il 17 febbraio 2008 il Kosovo ha dichiarato la sua indipendenza dalla Serbia. Da allora, il riconoscimento da parte del governo serbo non è mai arrivato, nonostante esso rappresenti la condicio sine qua non per l’ammissione della Serbia all’Unione Europea. La clausola è difficile da accettare, visto che implica la cessione di un territorio che equivale a un terzo del totale serbo e, soprattutto, la rinuncia del 60% delle risorse energetiche e minerarie del Paese. La questione Kosovo è pertanto molto sentita e può concorrere alla nascita di improvvisi disordini e manifestazioni pubbliche di piazza. Esiste in Serbia una minaccia latente di attacchi terroristici indiscriminati e, secondo numerose fonti, sarebbero una cinquantina le organizzazioni criminali, principalmente dedite al contrabbando di benzina, auto rubate e sigarette, oltre che al traffico di eroina e cocaina. Alcuni di questi clan sono specializzati in sequestri di persona ma, di regola, sono esclusi gli stranieri. Nelle zone di confine deve essere rivolta un’attenzione particolare al rischio di mine inesplose, risalenti al bombardamento NATO del 1999.
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