Tajikistan

Asia Centrale
Aggiornata al Maggio 2017 - Nell’orbita dell’Impero Russo già dal Settecento, il Tajikistan diviene prima provincia e poi, nel 1924, una delle repubbliche socialiste sovietiche. Dovranno trascorrere dodici anni e lunghe battaglie (note come "Rivolta dei Basmachi"), prima che i guerrieri islamici originari di queste terre riconoscano il potere sovietico. Dushanbe, poco più che un villaggio, viene eletta capitale nel 1929 e il paese, pur sotto il giogo comunista, mantiene la sua profonda vocazione islamica fondando segretamente, nella seconda metà degli anni Settanta, il Partito della Rinascita Islamica. Sarà questo a promuovere e guidare le proteste contro il regime filorusso negli anni della guerra civile, che scoppia nel 1991, stesso anno dell’indipendenza. A seguito di ciò una violenta e spietata pulizia etnica mieterà migliaia di vittime. Un milione, invece, saranno costretti a espatriare. Nel 1992 Enomali Rahmonov diviene il primo Presidente tagiko. Sopravvive a un attentato e a due colpi di stato e si destreggia negli anni tra gli scontri con i ribelli islamici, che manifestano violentemente e con regolarità, rendendo la scena politica e sociale del paese alquanto instabile. Riconfermato anche alle elezioni del novembre 2013, Rahmonov resta l’unico Presidente finora eletto in Tajikistan.
Se durante il dominio sovietico la grande risorsa del paese era costituita dal cotone, oggi l’economia tagika dipende principalmente dalle importazioni di gas e petrolio. La scarsa industrializzazione punta ancora su prodotti tessili e oleari, mentre l’agricoltura e l’allevamento producono risultati importanti, principalmente destinati al mercato interno. Agricoltori e allevatori, però, possono sfruttare la grande disponibilità di acqua. Il potenziale economico del Tajikistan, in gran parte ancora inespresso è legato proprio alla produzione di energia idroelettrica: crescente è l’interesse per questo settore, soprattutto da parte di Iran e Russia. Tuttavia il paese resta il più povero dell’Asia Centrale.
Dal punto di vista della microcriminalità, il Tajikistan può essere considerato al pari dei paesi europei ma, per quanto riguarda il traffico degli stupefacenti da parte di organizzazioni criminali, rappresenta uno dei maggiori punti di transito che dall'Afghanistan consentono lo smercio in Europa e Asia. Per quanto concerne la stabilità le tensioni con i gruppi islamici (esplose durante la guerra civile tra il 1992 e il 1997) si stanno acuendo, al punto che il governo ha messo fuori legge l'IRP (Islamic Renaissance Party), il principale partito di opposizione del paese nel 2015, accusandolo di fomentare le proteste armate. Il malcontento sociale, inoltre, è acuito dal fatto che oltre il 50% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Rimane alto il rischio sicurezza lungo le aree di confine con il Kyrgyzstan, l’Uzbekistan e l’Afghanistan, per l'elevato il rischio terrorismo di matrice islamica. Si segnala, a tal proposito, che anche nella capitale Dushanbe e nelle aree limitrofe, tra l'autunno 2010 e la primavera 2011, si sono registrati diversi attacchi terroristici riconducibili all'Islamic Movement of Uzbekistan. L'ultimo attentato risale al 2015, quando un attacco simultaneo in diversi luoghi della capitale è costato la vita a oltre una decina di agenti di polizia.
Capitale: Dushanbe
Ordinamento: Repubblica presidenziale
Superficie: 143.100 km²
Popolazione: 7.910.041
Religioni: islamica sunnita (85%), sciita (5%)
Lingue: tagiko, russo
Moneta: somoni tagiko (TG)
PIL: 2.300 USD
Livello di criticità: Medio
Aggiornata al Maggio 2017 - Nell’orbita dell’Impero Russo già dal Settecento, il Tajikistan diviene prima provincia e poi, nel 1924, una delle repubbliche socialiste sovietiche. Dovranno trascorrere dodici anni e lunghe battaglie (note come "Rivolta dei Basmachi"), prima che i guerrieri islamici originari di queste terre riconoscano il potere sovietico. Dushanbe, poco più che un villaggio, viene eletta capitale nel 1929 e il paese, pur sotto il giogo comunista, mantiene la sua profonda vocazione islamica fondando segretamente, nella seconda metà degli anni Settanta, il Partito della Rinascita Islamica. Sarà questo a promuovere e guidare le proteste contro il regime filorusso negli anni della guerra civile, che scoppia nel 1991, stesso anno dell’indipendenza. A seguito di ciò una violenta e spietata pulizia etnica mieterà migliaia di vittime. Un milione, invece, saranno costretti a espatriare. Nel 1992 Enomali Rahmonov diviene il primo Presidente tagiko. Sopravvive a un attentato e a due colpi di stato e si destreggia negli anni tra gli scontri con i ribelli islamici, che manifestano violentemente e con regolarità, rendendo la scena politica e sociale del paese alquanto instabile. Riconfermato anche alle elezioni del novembre 2013, Rahmonov resta l’unico Presidente finora eletto in Tajikistan.
Se durante il dominio sovietico la grande risorsa del paese era costituita dal cotone, oggi l’economia tagika dipende principalmente dalle importazioni di gas e petrolio. La scarsa industrializzazione punta ancora su prodotti tessili e oleari, mentre l’agricoltura e l’allevamento producono risultati importanti, principalmente destinati al mercato interno. Agricoltori e allevatori, però, possono sfruttare la grande disponibilità di acqua. Il potenziale economico del Tajikistan, in gran parte ancora inespresso è legato proprio alla produzione di energia idroelettrica: crescente è l’interesse per questo settore, soprattutto da parte di Iran e Russia. Tuttavia il paese resta il più povero dell’Asia Centrale.
Dal punto di vista della microcriminalità, il Tajikistan può essere considerato al pari dei paesi europei ma, per quanto riguarda il traffico degli stupefacenti da parte di organizzazioni criminali, rappresenta uno dei maggiori punti di transito che dall'Afghanistan consentono lo smercio in Europa e Asia. Per quanto concerne la stabilità le tensioni con i gruppi islamici (esplose durante la guerra civile tra il 1992 e il 1997) si stanno acuendo, al punto che il governo ha messo fuori legge l'IRP (Islamic Renaissance Party), il principale partito di opposizione del paese nel 2015, accusandolo di fomentare le proteste armate. Il malcontento sociale, inoltre, è acuito dal fatto che oltre il 50% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Rimane alto il rischio sicurezza lungo le aree di confine con il Kyrgyzstan, l’Uzbekistan e l’Afghanistan, per l'elevato il rischio terrorismo di matrice islamica. Si segnala, a tal proposito, che anche nella capitale Dushanbe e nelle aree limitrofe, tra l'autunno 2010 e la primavera 2011, si sono registrati diversi attacchi terroristici riconducibili all'Islamic Movement of Uzbekistan. L'ultimo attentato risale al 2015, quando un attacco simultaneo in diversi luoghi della capitale è costato la vita a oltre una decina di agenti di polizia.