Thailandia

Asia sud-est
Monarchia costituzionale a regime parlamentare dal 1932, la vita politica della Thailandia è stata caratterizzata da continui colpi di stato e da feroci regimi militari con l’inizio degli anni Cinquanta. Nel 1954 il Paese diviene sede dell’alleanza militare filo-americana del Sud Est asiatico (SEATO), trasformandosi in base operativa strategica delle operazioni belliche in funzione anti-comunista. In cambio dell’appoggio fornito agli Stati Uniti, l’esercito thailandese ottiene la totale impunità sul controllo del traffico di stupefacenti prodotti nel cosiddetto “triangolo d’oro”. Nel corso degli anni Novanta, si sono susseguiti vari governi civili, ma l’influenza dei militari sulla vita politica nazionale si è mantenuta forte, al punto che nel 2006 un altro colpo di stato ha rovesciato il primo ministro Thaksin Shinawatra e imposto una nuova maggioranza a sostegno del governo di Abhisit Vejjajiva. Le elezioni del luglio 2011, anticipate a causa di violente proteste nel corso del 2010, hanno sancito la vittoria di Yingluck Shinawatra, sorella dell’ex premier, e il ritorno a una relativa fase di stabilità politica. Nel maggio del 2014 il premier Shinawatra è stata destituita con una sentenza della Corte costituzionale. L’accusa mossa nei suoi confronti è stata di “abuso del potere politico a fini personali” per aver avanzato una proposta di legge di amnistia politica che avrebbe permesso al fratello Thaksin, condannato in contumacia con l’accusa di corruzione, di fare ritorno in Thailandia evitando il carcere. Nell’agosto 2014 il generale golpista Prayuth Chan-ocha viene nominato primo ministro. Il 7 agosto del 2016 con oltre il 60% delle preferenze è stato approvato il testo di riforma della Costituzione in base al quale saranno i militari a esprimere il giudizio finale sulla composizione dei futuri governi. La nuova Carta è la ventesima dal 1932, anno dal quale si sono susseguiti nel Paese diciannove colpi di stato, di cui sette falliti. Il referendum, a seguito del quale sono state annunciate nuove elezioni per il novembre del 2017, si è svolto in un clima di censura pre-elettorale e di forte astensionismo. Il picco dei voti sfavorevoli si è avuto nelle regioni del nord e nord-est del Paese, nelle aree rurali, dove il sentimento anti-monarchico e anti-militare è più forte. L’immagine della Thailandia che ne è emersa è quella di un Paese spaccato: da una parte l’élite militare decisa a restare al potere e le varie personalità legate alla Corte Reale intenzionate a conservare i propri privilegi, supportate dalla classe media; dall’altra la popolazione rurale e le cosiddette “camice rosse”, dissidenti politici che sostengono l’ex primo ministro in esilio Thaksin Shinawatra e la sua famiglia, che militari e monarchici hanno da sempre cercato di estromettere dalla vita politica del Paese. Il 13 ottobre del 2017 muore all’età di 88 anni il Re Bhumibol Adulyadej (Rama IX). Sul trono per 70 anni, Bhumibol è stato il monarca più longevo della storia thailandese. Molto amato dal popolo e venerato quasi come un semidio, era gravemente malato da tempo. Gli è succeduto il suo unico figlio maschio, il sessantaquattrenne Maha Vajiralongkorn che ha assunto il nome di Rama X.
La Thailandia dispone di notevoli risorse naturali, che hanno da sempre un indiscutibile peso economico: riserve di legname, grande produzione di caucciù e, soprattutto, le immense risaie come quella nella piana alluvionale del Menam. Inoltre, in Thailandia vi sono ricche piantagioni di papavero da oppio, particolarmente al confine con Myanmar e il Laos. Anche il comparto ittico è sviluppato. Ma il peso del settore primario è stato recentemente ridimensionato dalla crescita del secondario: l’industria tessile, elettronica e automobilistica contribuiscono nettamente alla crescita del Pil, anche se il risanamento complessivo dell’economia locale ha segnato una forte battuta d’arresto, in seguito allo tsunami nel 2004 e alla crisi politica del 2006. Il commercio con l’estero – i partner principali sono USA, Cina, Giappone e Singapore – resta molto redditizio, ma sono le componenti bancarie, assicurative e finanziarie e la fiorente industria del turismo a sostenere oggi lo sviluppo thailandese, che trova in Bangkok un punto di riferimento.
Le aree al confine con Malesia e Myanmar sono ad alto rischio di attentati terroristici: qui è presente una popolazione a maggioranza musulmana e di etnia malese, che ha sposato la causa separatista il cui fine è la creazione di una sorta di Stato islamico autonomo. Il più influente e radicato di questi gruppi si chiama “Mara Patani”. Questi gruppi sono gli artefici degli attentati degli ultimi anni nella capitale Bangkok e nelle province di Trang, Phuket, Huan Hin, Phang Nga e Surat Thani, compiuti con l’obiettivo di danneggiare la fiorente industria del turismo thailandese e mettere così pressione sul governo dei militari. Le relazioni con il Myanmar si sono ulteriormente inasprite negli ultimi anni: il governo di Bangkok lo ritiene responsabile del massiccio traffico di droga verso il proprio territorio e Myanmar accusa a sua volta la Thailandia di fornire appoggio ai guerriglieri delle minoranze etniche, attivi al confine. Gli scontri di frontiera tra gli eserciti dei due Paesi sono perciò molto frequenti. Restano insicure anche le province di Si Sa Ket (distretto di Kantharalak) e più in generale tutta l’area limitrofa alla Cambogia settentrionale, dove una disputa sui confini ha richiesto una crescente presenza di forze di polizia. Anche il confine con il Laos è potenzialmente pericoloso. Per quanto riguarda la criminalità ordinaria, invece, le città sono generalmente sicure. La Thailandia, inoltre, presenta un clima tropicale che risente della circolazione monsonica. Le zone meridionali sono spesso colpite da cicloni, anche devastanti, durante il periodo estivo-autunnale: dopo il 2004, nella seconda metà del 2011 la Thailandia è stata colpita da violente alluvioni che hanno nuovamente messo in ginocchio la popolazione e l'economia.
Capitale: Bangkok
Ordinamento: Monarchia parlamentare
Superficie: 513.120 km²
Popolazione: 67.091.089
Religioni: buddista (95%), islamica (4%)
Lingue: thailandese, inglese, idiomi regionali
Moneta: baht thailandese (THB)
PIL: 9.500 USD
Livello di criticità: Medio
Monarchia costituzionale a regime parlamentare dal 1932, la vita politica della Thailandia è stata caratterizzata da continui colpi di stato e da feroci regimi militari con l’inizio degli anni Cinquanta. Nel 1954 il Paese diviene sede dell’alleanza militare filo-americana del Sud Est asiatico (SEATO), trasformandosi in base operativa strategica delle operazioni belliche in funzione anti-comunista. In cambio dell’appoggio fornito agli Stati Uniti, l’esercito thailandese ottiene la totale impunità sul controllo del traffico di stupefacenti prodotti nel cosiddetto “triangolo d’oro”. Nel corso degli anni Novanta, si sono susseguiti vari governi civili, ma l’influenza dei militari sulla vita politica nazionale si è mantenuta forte, al punto che nel 2006 un altro colpo di stato ha rovesciato il primo ministro Thaksin Shinawatra e imposto una nuova maggioranza a sostegno del governo di Abhisit Vejjajiva. Le elezioni del luglio 2011, anticipate a causa di violente proteste nel corso del 2010, hanno sancito la vittoria di Yingluck Shinawatra, sorella dell’ex premier, e il ritorno a una relativa fase di stabilità politica. Nel maggio del 2014 il premier Shinawatra è stata destituita con una sentenza della Corte costituzionale. L’accusa mossa nei suoi confronti è stata di “abuso del potere politico a fini personali” per aver avanzato una proposta di legge di amnistia politica che avrebbe permesso al fratello Thaksin, condannato in contumacia con l’accusa di corruzione, di fare ritorno in Thailandia evitando il carcere. Nell’agosto 2014 il generale golpista Prayuth Chan-ocha viene nominato primo ministro. Il 7 agosto del 2016 con oltre il 60% delle preferenze è stato approvato il testo di riforma della Costituzione in base al quale saranno i militari a esprimere il giudizio finale sulla composizione dei futuri governi. La nuova Carta è la ventesima dal 1932, anno dal quale si sono susseguiti nel Paese diciannove colpi di stato, di cui sette falliti. Il referendum, a seguito del quale sono state annunciate nuove elezioni per il novembre del 2017, si è svolto in un clima di censura pre-elettorale e di forte astensionismo. Il picco dei voti sfavorevoli si è avuto nelle regioni del nord e nord-est del Paese, nelle aree rurali, dove il sentimento anti-monarchico e anti-militare è più forte. L’immagine della Thailandia che ne è emersa è quella di un Paese spaccato: da una parte l’élite militare decisa a restare al potere e le varie personalità legate alla Corte Reale intenzionate a conservare i propri privilegi, supportate dalla classe media; dall’altra la popolazione rurale e le cosiddette “camice rosse”, dissidenti politici che sostengono l’ex primo ministro in esilio Thaksin Shinawatra e la sua famiglia, che militari e monarchici hanno da sempre cercato di estromettere dalla vita politica del Paese. Il 13 ottobre del 2017 muore all’età di 88 anni il Re Bhumibol Adulyadej (Rama IX). Sul trono per 70 anni, Bhumibol è stato il monarca più longevo della storia thailandese. Molto amato dal popolo e venerato quasi come un semidio, era gravemente malato da tempo. Gli è succeduto il suo unico figlio maschio, il sessantaquattrenne Maha Vajiralongkorn che ha assunto il nome di Rama X.
La Thailandia dispone di notevoli risorse naturali, che hanno da sempre un indiscutibile peso economico: riserve di legname, grande produzione di caucciù e, soprattutto, le immense risaie come quella nella piana alluvionale del Menam. Inoltre, in Thailandia vi sono ricche piantagioni di papavero da oppio, particolarmente al confine con Myanmar e il Laos. Anche il comparto ittico è sviluppato. Ma il peso del settore primario è stato recentemente ridimensionato dalla crescita del secondario: l’industria tessile, elettronica e automobilistica contribuiscono nettamente alla crescita del Pil, anche se il risanamento complessivo dell’economia locale ha segnato una forte battuta d’arresto, in seguito allo tsunami nel 2004 e alla crisi politica del 2006. Il commercio con l’estero – i partner principali sono USA, Cina, Giappone e Singapore – resta molto redditizio, ma sono le componenti bancarie, assicurative e finanziarie e la fiorente industria del turismo a sostenere oggi lo sviluppo thailandese, che trova in Bangkok un punto di riferimento.
Le aree al confine con Malesia e Myanmar sono ad alto rischio di attentati terroristici: qui è presente una popolazione a maggioranza musulmana e di etnia malese, che ha sposato la causa separatista il cui fine è la creazione di una sorta di Stato islamico autonomo. Il più influente e radicato di questi gruppi si chiama “Mara Patani”. Questi gruppi sono gli artefici degli attentati degli ultimi anni nella capitale Bangkok e nelle province di Trang, Phuket, Huan Hin, Phang Nga e Surat Thani, compiuti con l’obiettivo di danneggiare la fiorente industria del turismo thailandese e mettere così pressione sul governo dei militari. Le relazioni con il Myanmar si sono ulteriormente inasprite negli ultimi anni: il governo di Bangkok lo ritiene responsabile del massiccio traffico di droga verso il proprio territorio e Myanmar accusa a sua volta la Thailandia di fornire appoggio ai guerriglieri delle minoranze etniche, attivi al confine. Gli scontri di frontiera tra gli eserciti dei due Paesi sono perciò molto frequenti. Restano insicure anche le province di Si Sa Ket (distretto di Kantharalak) e più in generale tutta l’area limitrofa alla Cambogia settentrionale, dove una disputa sui confini ha richiesto una crescente presenza di forze di polizia. Anche il confine con il Laos è potenzialmente pericoloso. Per quanto riguarda la criminalità ordinaria, invece, le città sono generalmente sicure. La Thailandia, inoltre, presenta un clima tropicale che risente della circolazione monsonica. Le zone meridionali sono spesso colpite da cicloni, anche devastanti, durante il periodo estivo-autunnale: dopo il 2004, nella seconda metà del 2011 la Thailandia è stata colpita da violente alluvioni che hanno nuovamente messo in ginocchio la popolazione e l'economia.