Parafrasando in questo modo la celebre frase di Armstrong al momento dello sbarco sulla luna, così si può descrivere lo storico momento in cui per la prima volta dal 1953 un leader della Corea del Nord ha oltrepassato il confine verso Sud. Ad aspettare Kim Jong Un lungo la linea di demarcazione della DMZ c’era Moon Jae-In, presidente della Corea del Sud e colomba dell’estabilishment che ha sempre cercato la via del dialogo con la controparte nordista. L’atmosfera del momento, per quanto carica di significati e di importanza epocale appariva estremamente distesa, con un Kim sorridente che, dopo aver superato la linea di confine, ha scherzosamente invitato il presidente Moon a oltrepassare a sua volta il confine verso Nord, tenendolo per mano. Il gesto, sicuramente non previsto rispetto ad un copione pianificato meticolosamente nei dettagli come da tradizione, ha offerto un piccolo momento di umanità che la dice lunga sulle capacità anche comunicative di un leader spesso oggetto di parodia da parte dei media occidentali e spesso bollato come incapace e goffo.
Dopo i saluti e le foto di rito, i due leader, insieme alle proprie delegazioni e scortati da una parata in costume tradizionale, si sono diretti verso la Casa della Pace a Panmunjom per il vertice che precede di qualche settimana un altro evento decisivo per le sorti della penisola coreana, l’incontro con il presidente Trump.
Il primo meeting di circa due ore si è svolto a porte chiuse e ha riguardato soltanto i due capi di stato, successivamente le due delegazioni si sono ritirate dentro i propri confini per il pranzo con il curioso siparietto della limousine del Compagno Kim che si muove sul prato, dato che (ancora?) non esistono strade che collegano i due paesi.
Per tutta la giornata sono previsti poi colloqui al massimo livello che dureranno fino a sera quando sarà rilasciata una dichiarazione congiunta dei due leader.
Tra gli obiettivi principali del summit la distensione tra i due paesi e la denuclearizzazione della penisola, da sempre nodi nel rapporto tra il Nord e il Sud, formalmente ancora in guerra da 60 anni, visto che lo scontro armato è attualmente sospeso soltanto grazie ad una tregua mentre non è mai stato siglato un trattato di pace vero e proprio, che secondo indiscrezioni potrebbe essere firmato a margine dei colloqui.
Sicuramente è prematura un’analisi dettagliata e affidabile delle prospettive di questa giornata storica, ma da quello che è apparso fin dai primi momenti, tutto sembra svolgersi in un clima di rispetto reciproco e sincera volontà costruttiva per conferire alla Corea un futuro di pace.
Redazione
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