Il caso della spia visto dalla Russia

Il 30 Marzo sono stati arrestati con accuse di spionaggio Walter Biot, capitano della Marina italiana e Dmitry Ostrokov, addetto militare all’ambasciata della Russia. Quest’ultimo è stato espulso insieme ad Aleksej Nemudrov, capo dell’ufficio militare a Roma, in passato alto ufficiale della Marina russa, perchè entrambi godono dell’immunità diplomatica.

Antefatto

Il capitano italiano cedeva documenti classificati in cambio di una somma di denaro. I due sono stati colti in flagranza mentre, in un parcheggio, effettuavano lo scambio. La somma: 5mila euro come ricopensa. La Farnesina ha convocato l’ambasciatore russo in Italia, Sergey Razov, il quale ha espresso «rammarico» in merito all’espulsione dei due compatrioti e «l’augurio che l’accaduto non si rifletta sui rapporti italo-russi». L’Italia ha ricevuto solidarietà dai partner Ue e dagli Usa, ma particolarmente dura, verso Mosca, è stata la vicinanza espressa dal governo britannico tramite un tweet del Ministro degli Esteri Dominic Raab: «L’attività maligna e destabilizzante della Russia punta a minare un alleato della Nato».

La reazione della Russia

Non si sono fatta attendere neanche la reazione da parte di Mosca, che in un primo tempo, tramite Leonid Slutsky, presidente della commissione per gli affari internazionali della Duma, ha denunciato: «L’ossessione per lo spionaggio russo ha colpito anche l’Italia. L’espulsione dei diplomatici è un passo estremo. Non c’erano motivi così forti per atto del genere. Un gesto di tale portata non corrisponde all’alto livello della qualità delle relazioni bilaterali e, purtroppo, lascerà la sua impronta negativa nel dialogo italo-russo». Tuttavia,  Slutsky ha subito cercato di ricucire: «La Russia spera che i legami con l’Italia possano essere preservati nonostante la vicenda di Roma».

Questo voler cercare subito di ricucire i rapporti con Roma è dovuto al fatto che le relazioni bilaterali italo-russe sono storicamente molto strette (e quindi viste con una certa circospezione dagli alleati Nato). L’Italia è sempre stata il Paese del blocco occidentale con maggiori interessi economici – e quindi è stata anche spesso più comprensiva – con la Russia.

Nel 1966 la Fiat siglò un accordo con l’Urss per produrre le 124 in terra russa tramite la la Vaz -Volzhsky Avtomobilny Zavod – ovvero la fabbrica automobilistica del Volga, poi ribattezzata AvtoVaz. Un investimento ritenuto vantaggioso da entrambe le parti. Ma l’accordo con i Ministeri del Commercio estero e dell’Industria sovietici furono possibili grazie anche a un intervento diretto del Governo italiano di allora ( terzo esecutivo guidato da Aldo Moro, proprio colui che una decina di anni più tardi si adoperò per far entrare il Partito Comunista nella maggioranza di governo), che autorizzò uno stanziamento straordinario nel bilancio dello stato pari a 36,5 miliardi di lire.

Il nostro Paese, inoltre, acquista quantità sostanziali di gas naturale russo: ed è anche grazie a questa “politica dei rubinetti del gas”, che Putin porta avanti la propria agenda. L’Italia, in parte, tende a non condividere il punto di vista di altri membri della Nato che vedono la Russia come una minaccia.

Più recentemente, nel 2018, le urne hanno premiato due partiti – M5S e Lega- su cui aleggia il sospetto che abbiano ricevuto finanziamenti dalla Russia. L’attuale Presidente Usa, Joe Biden, sostiene di avere le prove del finanziamento russo ai pentastellati per la campagna referendaria del 2016, mentre la Lega ha uno stretto collaboratore di Salvini – Gianluca Savoini – sotto processo per finanziamento illecito. Nel 2018 Savoini è accusato di aver incontrato alcuni cittadini russi all’Hotel Metropole di Mosca per negoziare un accordo utile a far arrivare alla Lega 65 milioni di dollari con cui pagare la campagna elettorale in vista delle elezioni europee del 2019.

Lo scorso marzo, quando l’Italia era in pieno lockdown, l’allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte varò avviò una “diplomazia degli aiuti” indipendente dalla Farnesina. Preoccupato dalla lentezza della Protezione civile (i cui vertici erano sua diretta espressione) nell’acquisizione di materiali sanitari (mascherine e respiratori), acconsentì che Vladimir Putin inviasse 9 aerei cargo militari, con “aiuti nella lotta al Coronavirus”. Gli aiuti del Cremlino altro non erano certamente medici.

Lo “sbarco dei russi” a Roma, le cui immagini vennero rilanciate da Mosca tramite tv e canali social, occupò i mezzi di informazione europei. I mezzi militari russi incolonnati sulle autostrade italiane fanno il giro del mondo. Una sequenza di immagini che ebbe un forte impatto politico e subito si insinuò più di un dubbio tra i partner europei e della Nato: gli aiuti della Russia non erano una pressione sull’Italia affinchè si battesse in Ue per togliere le sanzioni? Gli appartenenti al servizio segreto russo avrebbero potuto avere accesso a documenti riservati dell’Alleanza atlantica?

In un’intervista rilasciata alla BBC Giuseppe Conte disse che «solamente il sospetto» [che gli aiuti forniti dalla Russia avessero avuto un secondo fine] era un’offesa, non solo per lui ma per tutto il Governo italiano, come per Vladimir Putin

Per quanto l’Italia sia sempre stata considerata una “terra di scontri” tra spie, già dai tempi della Guerra Fredda, quanto avvenuto in questi giorni è indicativo per più di un motivo.

La Russia negli ultimi mesi ha dimostrato un certo grado di nervosismo, dovuto al cambio di leadership negli Stati Uniti (Putin è stato uno degli ultimi a congratularsi con Biden per la vittoria) ma anche al futuro cambio di leadership in Germania. La cancelliera tedesca sarà sostituita a settembre, ma ad oggi non c’è un nome certo per la successione. Il fatto di non conoscere chi sarà chiamato a succedere ad Angela Merkel preoccupa molto i russi perchè, questi ultimi, oltre a conoscerla, avevano trovato nella Cancelliera tedesca un punto fermo nei rapporti con l’Unione Europea. In ambito europeo, geograficamente inteso, l’altro interlocutore di Putin al momento è Emmanuel Macron. Mario Draghi ha fatto capire, appena arrivato al Governo, quale fosse la collocazione dell’Italia, ribadendo la posizione atlantista ed europeista di Roma.

Altro tassello del nervosismo russo, è dovuto ad un’altra incognita: la successione di Putin. Il Presidente della Federazione Russa, si è ritagliato in patria la figura di garante di un equilibrio di interessi, fondamentalmente gli oligarchi che controllano le ex aziende di Stato sovietiche. Questi ricchissimi personaggi si fidano di Putin, sanno chi è e come trattare con lui, ma non sanno chi sarà il suo successore perchè Vladimir Putin ha eliminato tutti i rivali ed eventuali delfini.