Si allunga la lista dei Paesi interessati ad acquistare i sistemi missilistici russi S-400, progettati e sviluppati dall’azienda Almaz-Antey. Sul modello S-400 Triumph, nome in codice NATO SA-21 Growler, hanno messo gli occhi recentemente cinque nazioni: Cina e Turchia sono in attesa di ricevere i pezzi richiesti, mentre India, Qatar e Arabia Saudita stanno definendo gli ultimi dettagli con Mosca. Ci sarebbero però anche altri Stati pronti a fare un’offerta: tra questi la Siria, l’Iraq, il Sudan e l’Egitto.

Il sistema S-400 possiede sia capacità anti-aeree che anti-missile. Un modello completo può arrivare a comprendere oltre una dozzina di pezzi: fino a sei lanciatori, radar mobili e una postazione di comando. Ogni lanciatore dispone di quattro cannoni, ciascuno dei quali è armato con missili guidati che possono essere anche “miscelati” in base ai bersagli da colpire. L’S-400 è in grado di rilevare e intercettare quasi tutto ciò che vola: bombardieri strategici, velivoli radar, aeromobili per la guerra elettronica, aerei da trasporto tattici, missili balistici e da crociera di tutte le dimensioni.

 

 

Il confronto tra S-400 e Patriot

 Sul mercato internazionale, l’unico concorrente che dispone della sua stessa multifunzionalità è il sistema americano Patriot. L’S-400 può rilevare bersagli in volo fino a una distanza di 600 km e colpirli fino a 400 km. Per i Patriot questi intervalli sono invece rispettivamente di 180 e 130 km. L’S-400 può colpire un bersaglio che si sposta fino a una velocità massima di 17.280 km/h, mentre il Patriot può gestire velocità pari a non oltre 7.920 km/h. Quest’ultima è una caratteristica che può fare la differenza considerato che i missili balistici possono raggiungere velocità pari a decine di migliaia di km/h.

Mentre entrambi i sistemi hanno una velocità di risposta inferiore ai 10 secondi, l’S-400 richiede tempi più rapidi per essere schierato in modalità da combattimento: circa 5 minuti contro i 25 minuti che impiega mediamente il Patriot.

C’è un aspetto su tutti che però gioca a sfavore del Patriot. Si tratta di un sistema che è sul mercato da ormai oltre trent’anni e che ha subito diversi aggiornamenti per stare al passo con le richieste dei committenti. È una corsa al rinnovamento che, alla distanza, questo sistema non potrebbe più essere in grado di sostenere. Questo discorso vale soprattutto nell’ottica di contrastare in futuro non solo missili intercontinentali sempre più evoluti ma anche missili ipersonici, progettati per attacchi rapidi da lunghe distanze.

Gli Stati Uniti stanno proponendo qualcosa di nuovo con THAAD, il sistema anti-missile puntato da Giappone e Corea del Sud verso la Corea del Nord. È un sistema molto evoluto, progettato però solo per neutralizzare missili balistici e non per rispondere ad attacchi aerei.