Piange la “grande lacrima” nel giorno di Pasqua. È salito ad almeno 200 morti e oltre 450 feriti il bilancio della strage di Pasqua in Sri Lanka, l’attacco più grave subito dall’isola dalla fine della guerra civile. Otto esplosioni, di cui 6 quasi contemporanee,  sono avvenute nel giorno di festa e durante le celebrazioni della Pasqua. Gli attentatori hanno preso di mira tre chiese e quattro alberghi di lusso. La polizia ha arrestato 7 persone e alcuni ufficiali sono rimasti uccisi in un raid avvenuto in una casa situata in un sobborgo della capitale dello Sri Lanka, a distanza di ore dalla serie di eslosioni che si sono verificate in mattinata. Il Governo ha imposto il coprifuoco e ha bloccato i social media, compresi Facebook e WhatsApp, perché gli utenti stavano diffondendo notizie non sempre accurate in merito alla strage. Secondo i dati che arrivano dagli ospedali e che vengono diffusi dall’agenzia Reuters, i morti sarebbero 207, tra cui almeno 27 stranieri. Decine di persone sono morte nell’attacco alla chiesa gotica di Katuwapitiya, dove sarebbero avvenuti attacchi suicidi. A Batticaloa i morti sarebbero stati invece 25, riferiscono i media locali.

Dopo la serie di esplosioni non c’è stata alcuna rivendicazione immediata sul massacro avvenuto nel Paese fino al 2009 sconvolto dalla guerra civile tra il Governo ed i separatisti Tamil. Negli ultimi anni i gruppi locali di religione cristiana hanno accusato atti intimidatori da parte di estremisti buddisti. Per National Christian Evangelical Alliance of Sri Lanka (NCEASL), ente che rappresenta la comunità cristiana nell’isola, l’anno scorso sarebbero avvenuti almeno 87 atti discriminatori contro i critiani. In base a una statistica del 2012, su una popolazione di quasi 22 persone, il 70 per cento è buddista, il 12,6 per cento è indù, il 9,7 per cento musulmana e il 7,6 per cento cristiana.

Un’agenzia di intelligence straniera aveva avvertito del pericolo che il gruppo NTJ (National Thowheeth Jama’ath) stesse pianificando attacchi suicidi in strutture religiose, ha riferito Afp.

Guido Olimpo sul Corriere della Sera approfondisce gli aspetti investigativi della strage:
«Un’azione coordinata e multipla, con obiettivi diversi colpiti in tre località del paese. Sono indizi – evidenti – di una pianificazione. Un gesto “spettacolare” per fare vittime e sfidare autorità. Tutto questo in un paese, lo Sri Lanka, con un passato sanguinoso di guerra civile, con attentati (anche suicidi) e guerriglia.
Secondo. I bersagli sono evidenti: hotel e chiese, luoghi frequentati da locali e stranieri. Sono target “facili” da colpire, ma hanno un valore più ampio. Chi ha innescato le bombe voleva attirare l’attenzione anche all’estero. E non solo per l’alto numero di morti.
Terzo. Il momento: condurre un’azione terroristica nel giorno di Pasqua ne accresce il valore simbolico. Ricorda altre azioni in luoghi di culto, dalle chiese alle moschee. L’effetto del gesto violento è moltiplicato, cresce il dolore. I responsabili sfruttano le reazioni a livello propagandistico e si presentano sulla scena internazionale.
Quarto. Vista l’ampiezza dell’offensiva è possibile che i terroristi, durante la preparazione, abbiano lasciato delle tracce. Forse i servizi di sicurezza hanno sottovalutato qualche segnale. Secondo indiscrezioni – da verificare – una decina di giorni fa c’era stato un allarme proprio sulle chiese. Fonti della polizia avevano ricevuto informazioni sul gruppuscolo islamico NTJ, sospettato preparare attacchi suicidi. Nelle prossime ore capiremo meglio se questa fazione è davvero coinvolta nel massacro».
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