Il fenomeno di tropicalizzazione del Mediterraneo, legato al riscaldamento globale, è conosciuto da tempo: i primi segnali preoccupanti nel Mediterraneo sono stati lanciati oltre 30 anni fa. L’indotto della pesca e la cattura dei pesci autoctoni del Mediterraneo sono una vera miniera di lavoro e opportunità, che rischia di diventare sterile. La cooperazione tra i paesi del Mediterraneo appare come una soluzione politica fondamentale per salvaguardare il patrimonio ittico, generare occupazione sostenibile e rispettare i punti stabiliti dall’Agenda 20-30 delle Nazioni Unite.

“Surefish” è il progetto vincitore dei Bandi PRIMA 2019 per il settore “agrifood value chain”, filiera alimentare, con un finanziamento di 1 milione e 600 mila euro. Il progetto Surefish, vede lavorare assieme 13 partner di entrambe le sponde del Mar Mediterraneo ( Egitto, Italia, Libano, Spagna e Tunisia), tra cui “Slow Food Tebourba Association” unitamente a “Gi.&Me. Association”, presieduta da Franz Martinelli,  con il coordinamento dell’Italia da parte di ENCO SRL e Università degli Studi di Napoli Federico II. L’obiettivo è quello di valorizzare il patrimonio ittico del Mediterraneo, attraverso il monitoraggio e l’analisi della tracciabilità, della sostenibilità e dell’autenticità del pescato del nostro mare comune.  Un network che si avvale dell’utilizzo di tecnologie e competenze su ICT, blockchain, etichettatura e imballaggi intelligenti, utilizzando metodi analitici e sensoriali innovativi per la tracciabilità e la valutazione della pesca.

Allo stesso tempo, il progetto intende sviluppare strategie di comunicazione e informazione per promuovere la fiducia dei consumatori, con marchi di certificazione e APP dedicate, per tutelare le specie in pericolo nel Mediterraneo e per condividere i dati delle ricerche con tutti i protagonisti del network.

L’Italia è il secondo maggior produttore di pesca nel Mediterraneo e Mar Nero, con volumi non inferiori alle 300mila tonnellate e un valore di più di 700 milioni di euro. Il Mar Mediterraneo si trova attualmente nel peggiore stato di tutti i mari europei, con circa il 90% degli stock ittici sovra sfruttati e alcuni ad alto rischio di completo collasso. Il nasello europeo, la triglia, il tonno rosso e la rana pescatrice sono tutti pescati a livelli più alti di quelli che sono considerati sostenibili, secondo le analisi svolte dalla Commissione Europea.

Nonostante i regolamenti e le procedure giuridicamente vincolanti hanno stabilito di eliminare gradualmente la pesca eccessiva entro il 2020, i progressi finora compiuti dall’Unione Europea non sembrano produrre successo. Analisi confermate più volte dal Comitato scientifico, tecnico ed economico per la pesca (CSTEP) dell’Unione Europea. Nota dolente è la pesca a strascico che deve confrontarsi con il fermo di pesca aggiuntivo e che rischia di essere depotenziata con una riduzione di almeno il 40 per cento nei prossimi 5 anni. L’implementazione del progetto Surefish vuole favorire la promozione del consumo di pesce e il miglioramento della sicurezza alimentare lungo tutta la filiera con un conseguente miglioramento della qualità, sostenibilità e competitività, con particolare riferimento alle piccole aziende delle due sponde del Mar Mediterraneo. Le Nazioni Unite continuano a sottolineare la necessità di lavorare per la conservazione e l’uso sostenibile degli oceani e delle risorse marine. Tra i paesi con la più alta attività di pesca, a confronto tra le quantità medie del periodo 2005-2016, c’è la Cina.