In un’intervista a Bloomberg, media company americana, il Presidente Trump ha prospettato la possibilità di ritirare gli Stati Uniti dal World Trade Organization. Se alle parole seguiranno i fatti pochi sono in grado di prevederlo. Però se il Presidente, come ha già dimostrato di fare, agirà di conseguenza l’ordine economico internazionale sarà seriamente messo in crisi e si dischiuderebbero scenari alquanto innovativi o catastrofici a seconda della prospettiva da cui ciascuno guarda le cose. Occorrerà, comunque, un grande sforzo creativo da parte della comunità internazionale per capire quali potranno essere le soluzioni per venirne fuori. Perciò è il caso di cercare di comprendere quali sono le cause di questa linea così “sconcertante” della Amministrazione Americana che sembra volere distruggere un ordine che ha contribuito a costruire e che angoscia tanto le elites globaliste che vedono come il fumo negli occhi ogni decisione del Presidente Americano.

Il documento pubblicato da URRT United States Trade Representative , che valuta la conformità della Cina al quadro normativo del World Trade Organization (WTO), aiuta a capire i motivi che sottendono la possibile decisione del Presidente. Nel rapporto indirizzato al Congresso si dice che dopo l’adesione al WTO, avvenuta nel 2001, la Cina si sarebbe impegnata ad adeguare le proprie leggi al quadro normativo internazionale come previsto nell’accordo sottoscritto per l’entrata nell’Organizzazione. Tutto ciò non è accaduto. L’economia della Cina rimane fortemente controllata dallo Stato, ma nello stesso tempo continua a sfruttare lo status di appartenenza all’ WTO anche se continuano a sussistere le condizioni contrarie. Pertanto viene manifestata un aperta insoddisfazione perché il processo di adeguamento agli standard di economia di mercato rimane distante da quello che sarebbe dovuto essere. Alle stesse conclusioni è arrivata anche la UE che ha dichiarato la Cina una economia non di mercato. Si constata, inoltre, che i poteri del WTO sono insufficienti per poter costringere la Cina ad adeguarsi alla normativa internazionale. Di fatto il WTO non disponendo di un proprio potere coercitivo risulta inefficace, perciò la Cina continua a agire come le pare. Rimane un economia chiusa che non rispetta le normative sulla proprietà intellettuale, della reciprocità e trasparenza, e soprattutto lo Stato continua ad aver un ruolo rilevante nella vita economica del paese. La situazione non registra progressi significativi. I tentavi degli USA e anche Europei per convincere la Cina ad allinearsi si sono dimostrati inefficaci. Insomma la Cina si attribuisce uno Status che né gli USA e l’Europa intendono riconoscerle ma nello stesso tempo approfitta della situazione per crescere e arricchirsi scaricando il costo sul mondo che gioca “rispettando le regole”.

In questo contesto di paralisi del WTO, bloccato anche dalla decisione americana di non nominare propri giudici, l’amministrazione Trump è costretta a ricorrere ad altri strumenti tra cui anche la prospettiva di uscire dal WTO per cercare una via di uscita. Il paradosso è che buona parte della establishment occidentale attribuisce agli USA o meglio a Trump il ruolo di chi “viola” le regole internazionali ed intende precipitare il mondo nel nuovo medioevo protezionistico. La Cina, invece, è celebrata come alfiere del libero commercio internazionale e come esempio da seguire.

Nella paralisi generata da un multilateralismo ancora poco cooperativo, sembra riprendere ancora una volta forza l’unilateralismo di matrice americana che ricerca una via di uscita attraverso un “approccio hard” in cui il peso economico del Gigante Americano viene esibito in tutta la sua interezza al tavolo delle trattative. Quali saranno gli scenari che nel futuro si andranno a configurare non è facile prevederlo, sicuramente la situazione, se non si trovano soluzioni negoziate, genererà un aumento della conflittualità economica tra i principali attori economici mondiali: USA, Cina ed Europa.

Gli USA rischiano di trovarsi isolati, ma possono ancora contare su un rilevante peso economico che è in grado di condizionare pesantemente le altre economie e spostarle verso decisioni più conformi al proprio volere. Inoltre le nuove politiche economiche del Presidente Trump, che nel medio periodo sono destinate a generare una accelerazione della crescita economica ma anche a stimolare un avanzata tecnologica, potranno modificare i rapporti di potere. La Cina è, ormai, una grande potenza economica e ambisce a diventare presto una Hub tecnologico e una forza militare capace di competere con gli USA. Tutto questo la Cina lo può legittimamente fare in un quadro di regole condivise che devono essere prima di tutto rispettate e non solo invocate per trarre vantaggio da situazioni che sono ormai troppo squilibrate a suo favore. Alla Cina, cosi come a molti altri paesi che propendono per una “globalizzazione sorvegliata” secondo un espressione di Iam Bremmer, non piacciono le regole dell’ordine economico mondiale. I BRICS nascono anche dalla volontà di metterle in discussione. La Cina, però, nel momento in cui ha accettato di essere parte del club WTO si deve attenere a quelle regole oppure lavorare per cambiarle. Ovviamente poiché è uno Stato sovrano le può benissimo disattendere ma si deve, ovviamente, aspettare una risposta, perché le relazioni di potere dispongono gli Stati su una precisa gerarchia alla quale è difficile sottrarsi.

di Alberto Cossu, Analyst of Vision & Global Trends