Turchia, Grecia, Cipro, il dialogo non funziona

Lo ha annunciato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan: la nave da ricerca sismica della Turchia, Oruc Reis, torna a esplorare le risorse energetiche delle acque vicine all’isola greca di Kastellorizo. Motivo? Grecia e Cipro non avrebbero mantenuto le promesse fatte ai tavoli dei negoziati che coinvolgono ormai da tempo sia l’UE che la NATO nel tentativo di spegnere le tensioni al largo del Mediterraneo e definire i confini di egemonia marittima. Il clima continua a essere infuocato e, in questo caso, le accuse di Ankara sono legate alle esercitazioni militari intraprese dalle autorità greche nel mar Egeo. La risposta? È il governo di Erdogan a provocare continuamente e ciò è condiviso anche dal Ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, tra i principali mediatori della contesa.

È banale dire che ciascuno di questi interpreti persegua obiettivi ben precisi. Non è banale però il momento in cui il presidente turco è intervenuto: il 14 ottobre, alla vigilia delle elezioni presidenziali nella Repubblica Turca di Cipro Nord, giunte al ballottaggio. Altrettanto poco banale è la sfida che vedrà uno di fronte all’altro Ersin Tatar, esponente nazionalista vicino a Erdogan, e Mustafa Akincı, candidato uscente. E non è banale neanche l’intento, diametralmente opposto, dei due contendenti. Tatar, 60 anni, vede la proclamazione di due Stati con uguale sovranità delle comunità greco-cipriota e turco-cipriota come unica soluzione della Questione Cipriota. Di contro, Akincı si proclama sostenitore di un accordo per la costituzione di un’unica entità federale sull’isola.

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Da un lato, il desiderio di alimentare le mire espansionistiche turche, dall’altro, l’ennesimo tentativo di donare all’intera isola lo status europeo che continua a riguardare solo la parte sud di Cipro. A tal proposito, proprio in prossimità delle elezioni e, proprio in questo momento di instabilità politica ed economica, non solo nazionale, ma su scala globale, arriva l’annuncio delle dimissioni del presidente del Parlamento cipriota, Demetris Syllouris. Dimissioni successive alla recente inchiesta di Al Jazeera sui passaporti comunitari, che sarebbero stati venduti a chiunque avesse voluto mettere sul piatto cifre consistenti: 2,5 milioni di euro di investimenti, per lo più immobiliari.

Cosa ne pensa l’UE dei Cyprus Papers? Bruxelles si è limitata a sottolineare come questo sistema riguardasse persone di cui fosse difficile individuarne il passato. Non è chiara la politica della Repubblica di Cipro, non è chiara la politica dell’UE, ma forse sarà più chiara la politica della Repubblica Turca di Cipro Nord dopo il ballottaggio di domenica prossima. Nel frattempo, tra scandali di passaporti e dimissioni di capi politici, le autorità turco-cipriote intendono riaprire  la spiaggia di Varosha, a Famagosta, luogo fantasma al confine tra le due repubbliche.

Tatar l’ha annunciato, Erdogan si è detto favorevole; l’amministrazione greca di Cipro ha condannato l’iniziativa, la Grecia si è detta pronta a sostenere le autorità della capitale, Nicosia. Queste rivendicano la potestà sulle proprietà che i greco-ciprioti, allora semplicemente ciprioti, avevano dovuto abbandonare nell’ormai lontano 1974, anno dell’occupazione turca della parte nord dell’isola.

Sul fronte del dialogo, una discussione più o meno concorde che miri a un’intesa, la Treccani spiega bene cosa si intenda. La discussione c’è, ma l’intesa sembra essere ancora lontana. Intanto, si avvicina il 29 ottobre, giorno della festa nazionale turca. Erdogan attende buone nuove dalle presidenziali della Repubblica Turca di Cipro Nord per iniziare ben prima i festeggiamenti.