La coalizione a guida saudita che combatte gli Houthi in Yemen ha dichiarato di aver intercettato un missile balistico in un’area a sud di Riad, capitale dell’Arabia Saudita. Poche ore dopo l’annuncio è arrivata la rivendicazione dei ribelli sciiti che attraverso la tv Al Masirah, controllata dal movimento, hanno sostenuto di aver lanciato un missile Burkan-2 verso il palazzo Yamama, la residenza ufficiale del re dell’Arabia Saudita Bin Salman.
I precedenti pericolosi
Con l’uccisione dell’ex presidente Saleh si apre un nuovo fronte della guerra yemenita. La tensione resta altissima anche oltre le mura di Sanaa. Il mese scorso, un missile simile è caduto vicino all’aeroporto di Riyad. Mentre il 3 dicembre scorso gli Houthi hanno attaccato contigenti degli Emirati nella zona di Mokka, dichiarando di aver effettuato il lancio di un missile Scud modificato Burkan-2 (capace in teoria di colpire obiettivi oltre i 1.400 chilometri) per distruggere una centrale nucleare nell’area di Dubai. Ma la versione è stata smentita da Abu Dhabi.
Infine, il 4 dicembre Ali Abdullah Saleh, l’ex presidente dello Yemen che pochi giorni fa aveva aperto al dialogo con l’Arabia Saudita rompendo l’alleanza con gli Houthi, è stato ucciso da un cecchino Houthi mentre fuggiva da Sanaa in direzione di Marib. Questa serie di episodi racconta del clima incandescente sulla frontiera Arabia Saudita-Yemen, che apre un nuovo capitolo della guerra yemenita. La situazione potrebbe presto degenerare ulteriormente a Sanaa e anche a sud, dove si sono registrati scontri tra i militari fedeli ad Hadi e milizie legate al leader secessionista Aydarous al-Zubaidi, che starebbero impedendo al presidente legittimo di rientrare ad Aden.
Il conflitto in Yemen è destinato a mietere ancora a lungo vittime, specie tra i civili. Finora i morti sono stati più di 8.750 e oltre 20 milioni le persone bisognose di aiuti umanitari per quella che è stata definita la più grave emergenza alimentare al mondo. Si muore anche di colera: per questa malattia i decessi da aprile sono già stati più di 220. L’omicidio di Saleh, adesso, non può che rendere ancora più profonda questa crisi.
Redazione
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