Accordo Usa Turchia: non una buona notizia per i curdi

Stati Uniti e Turchia hanno trovato un accordo per sospendere temporaneamente le operazioni militari di Ankara nel Nord-est della Siria. Il presidente turco Erdoğan ha accolto la proposta degli Usa dopo un incontro con il vicepresidente statunitense Mike Pence e il Segretario di Stato Mike Pompeo. I termini dell’accordo prevedono la sospensione per 120 ore dell’offensiva militare in Siria per consentire ai combattenti curdi di lasciare le aree al confine con la Turchia. Erdoğan ha avuto un lungo colloquio con i due rappresentanti americani, durato più di 4 ore, al termine del quale ha accettato il cessate il fuoco temporaneo in Siria, nonostante in precedenza avesse affermato di non essere disposto a farlo. Secondo i curdi, che avevano accettato la tregua, il cessate il fuoco sarebbe già stato violato. Questa mattina l’artiglieria turca ha ripreso a colpire e ci sarebbero stati scambi fra mitragliatrici e armi leggere.

I termini dell’accordo tra Usa e Turchia:

  1. Gli Stati Uniti e la Turchia confermano la loro relazione come membri della NATO. Gli Stati Uniti comprendono le legittime preoccupazioni della Turchia in merito alla propria sicurezza lungo il confine meridionale
  2. Turchia e Stati Uniti sono d’accordo sul fatto che le condizioni sul campo, in particolare nel Nord-est della Siria, necessitano di una più stretta collabotrazione sulla base degli interessi comuni
  3. Turchia e Stati Uniti restano impegnati nella protezione dei territori NATO e la popolazione dei Paesi NATO contro tutte le minacce, con la solida convinzione e comprensione del principio “one for all and all for one”
  4. I due Paesi ribadiscono l’impegno a sostenere e a proteggere la vita umana, i diritti umani e le comunità religiose ed etniche
  5. Turchia e Stati Uniti sono impegnati nelle attività che riguardano Lo Stato Islamico e Daesh. Ciò include la coordinazione in merito alla gestione appropriata delle strutture detentive e delle persone dislocate all’interno delle aree prima controllate da ISIS o Daesh
  6. Turchia e Stati Uniti sono d’accordo sul punto che le operazioni di controterrorismo devono avere come obiettivo solo i terroristi e i loro nascondigli, rifugi, postazioni, armi, veicoli ed equipaggiamenti
  7. La Turchia ha espresso il proprio impegno ad assicurare la sicurezza e il benessere dei residenti di tutti i centri nella safe zone controllata dalle forze turche e ha ribadito che la massima attenzione sarà esercitata allo scopo di non arrecare danno ai civili e alle loro infrastrutture
  8. Entrambi i Paesi hanno reiterato l’impegno all’unità politica della Siria e all’integrità territoriale della Siria e al processo politico guidato dalle Nazioni Unite, che punta a mettere fine al conflitto in Siria in base a quanto previsto dalla Risoluzione UNSCR 2254
  9. I due Paesi sono d’accordo sull’importanza e sulla funzionalità della safe zone allo scopo di rispondere alle preoccupazioni in materia di sicurezza nazionale della Turchia, allo scopo anche di includere il ritiro delle armi pesanti a dispozione dei combattenti curdi dello YPG e lo smantellamento delle loro fortificazioni e di tutte le loro postazioni di combattimento
  10. Il rispetto della safe zone sarà garantita dalle forze armate turche e i due Paesi si impegnano nell’accrescre la cooperazione per rendere possibile la sua implementazione
  11. La Turchia sospenderà l’operazione Peace Spring allo scopo di permettere il ritiro delle forze dello YPG dalla safe zone entro le prossime 120 ore. L’operazione sarà sospesa per permettere il completo ritiro dei combattenti curdi
  12. Una volta sospesa l’operazione, gli Usa si impegnano a non imporre ulteriori sanzioni alla Turchia previste dall’Executive Order del 14 ottobre. Gli Usa si impegnano anche a fare in modo che il Congresso, nel modo più appropriato, contribuisca alla pace e alla sicurezza in Siria, in accordo con la risoluzione del CdS Onu n. 2254. Una volta sospesa l’operazione turca, le sanzioni attuali degli Usa contro la Turchia saranno revocate
  13. Le parti si impegnano a rendere effettivo quanto previsto da tale accordo

In base ai termini dell’accordo, i combattenti curdi, membri delle YPG (Unità di protezione popolare), avrebbero 120 ore di tempo per deporre le armi pesanti e ritirarsi dalla cosiddetta “safe zone”, la famosa “zona di sicurezza” concordata tra Turchia e Stati Uniti, un’area che per Ankara si estende lungo tutto il confine tra Turchia e Siria a est del fiume Eufrate e vasta quasi 32 chilometri. Erdoğan, dunque, ha ottenuto quello che voleva sin dall’inizio dell’invasione, cominciata la settimana scorsa e scatenata dall’annuncio di Trump del ritiro delle truppe Usa dal Nord-est della Siria. In cambio della disponibilità al cessate il fuoco, gli Usa hanno promesso al presidente turco la revoca delle sanzioni statunitensi contro la Turchia che erano state annunciate la settimana scorsa. Al contrario di quanto avevano minacciato di fare nei giorni precedenti, gli Stati Uniti si sono impegnati a non imporre nuove sanzioni alla Turchia fino alla fine delle ostilità in Siria, ha affermato Pence. Washington e Ankara si sono impegnate anche a collobarora in merito alla questione dei combattenti Daesh detenuti dai curdi nelle aree prima controllate dal sedicente Stato Islamico. Erdoğan vedrà il presidente russo Vladimir Putin a Sochi, in Russia, nei prossimi giorni. Erdoğan e Putin si confronteranno sulla situazione in Siria ed è molto probabile che il colloquio con Putin incida molto sull’evolversi della crisi siriana.

I combattenti curdi avrebbero ricevuto “garanzie” sul loro futuro dagli Usa, ha riferito il comandante delle Forze democratiche siriane (Fds), Mazlum Kobani. Tuttavia, tale accordo non sembrerebbe dare alcuna sicurezza ai curdi. Secondo Bouthaina Shaaban, consigliere politico del presidente siriano il patto sul cessate il fuoco «non è chiaro». Damasco si oppone categoricamente contro il riconoscimento dell’autonomia ai curdi, ha spiegato Bouthaina Shaaban. In effetti, l’accordo permette la soluzione della crisi nel Nord-est della Siria, vista la presenza delle truppe di Damasco, di russi e iraniani, alleati di Assad, all’interno della zona cuscinetto. «È ovvio che non possiamo accetarla», ha detto Shaaban parlando per la tv al-Mayadeen, rispondendo alla rischiesta di un’eventuale disponibilità di Damasco ad accettare nel territorio siriano una “copia” del Kurdistan iracheno.

Fonte: The Times

Vice President Mike Pence meets with Turkish President Recep Tayyip Erdogan at the Presidential Palace for talks on the Kurds and Syria on Thursday in Ankara, Turkey.