Il dialogo interreligioso e interculturale oggi, più che mai, è diventato una necessità globale. Il processo multiculturale non appare come un fenomeno tipico di una singola religione, ma come un dialogo comunicativo tra nazioni, culture e tradizioni differenti. L’attualità politica e il fenomeno migratorio pongono nuovamente la problematica al centro dell’attenzione geopolitica di numerosi stati e i conflitti interreligiosi continuano a essere un problema importante in rapporto alla sfera politica, religiosa, sociale e psico-culturale.
In tale contesto internazionale, complesso e frammentato, l’attualità multiculturale dell’Albania è un modello interessante di analisi, non solo per i Balcani e i fenomeni regionali interni ai Balcani, ma per l’intera Europa. Il modello multiculturale e l’approccio interreligioso dell’Albania è stato oggetto di approfondito dibattito durante i lavori della Lumsa Università con il Corso di perfezionamento dal titolo Il Mediterraneo e il Medio Oriente oggi: problemi e prospettive, ideato e diretto da Franz Martinelli e Gianpaolo Malgeri, che vede tra i docenti ambasciatori, personalità della diplomazia e delle organizzazioni non governative, analisti di think tank, professori universitari ed esperti di diritti umani. Durante i lavori del Corso, ad approfondire la tematica dell’Albania e del multiculturalismo sono stati Khaled Gianluigi Biagioni Gazzoli, Segretario Generale dell’Unione Islamica in Occidente e Yahya Sergio Yahe Pallavicini, Vice Presidente della Comunità Religiosa Islamica.
L’Albania rappresenta uno dei rari casi di un paese dove convivono religioni diverse, sostenitrici dell’integrazione con l’Unione Europea. Musulmani, sunniti e bektashi, cristiani, ortodossi e cattolici, vantano relazioni equilibrate e pacifiche. E ciò, oltre ad avere valore di per sé, ne assume di ulteriore se si considera quanto la religione al giorno d’oggi sia spesso, involontariamente o meno, fattore di scomposizione e frattura.
L’Albania, grazie a questo modello plurale e dinamico, è un caso da analizzare e approfondire apprezzato e studiato. Papa Francesco vi si è recato in viaggio nel 2014, anche con l’obiettivo di rendere omaggio a questo tessuto multiculturale. Ad esempio, ascoltando le storie degli anziani di Scutari, durante il mese di Ramadan, si viene a conoscenza di come in tale periodo era solito per i mercanti cattolici chiudere i negozi, soprattutto, ristoranti e bar. Una forma di rispetto reciproco e fratellanza che ha generato una tolleranza concreta visibile oggi nell’armonia interregionale che vive tra cattolici e musulmani.
L’azione politica pragmatica ha contribuito a tale clima di tolleranza. In uno dei più antichi bazar di Scutari, tra i più grandi dei Balcani, il giorno di mercato era la domenica. Ma essendo la domenica, giornata santa, ricca di significato per i cristiani e i rituali religiosi di tali credenti, le autorità stabilirono come giorno di apertura del mercato il mercoledì e il sabato. La tolleranza degli albanesi, non risulta soltanto nella sfera religiosa, ma anche in quella linguistica ed etnica. Durante la Grande Guerra e il successivo secondo conflitto mondiale, l’Albania ha visto la presenza sul proprio territorio di numerosi eserciti. Sono innumerevoli i racconti militari che illustrano di come il popolo albanese abbia trattato con rispetto e assistito i soldati in difficoltà dei vari schieramenti, dando valore, innanzitutto, alla vita e alla dignità umana.
Un fenomeno riscontrabile anche nella storia recente, come l’arrivo a Tirana di Giovanni Paolo II, nel 1993. Nelle strade di Tirana e di Scutari si riversarono migliaia di fedeli, non solo cattolici ma anche musulmani, svuotando le case e riempendo le piazze. Sebbene l’Albania sia un paese piccolo è stato protagonista religioso grazie alla presenza di due papi in poco tempo: Papa Giovanni Paolo II nel 1993 e Papa Francesco nel 2014. In entrambi i casi, oltre ai capi di stato, sono stati accolti anche dai leader della comunità musulmana di Albania, H. Sabri Koçi e H. Skender Bruçaj, rispettivamente, nel 1991 e nel 2014.
Il comunismo dell’Albania combatté duramente le fedi. Molti religiosi, di tutte le confessioni, furono perseguitati. I luoghi di culto vennero distrutti o convertiti in cinema, depositi agricoli o altro. L’attualità politica, consapevole di tale fardello storico, ha deciso di separare nettamente Stato e religione, concedendo libertà e protagonismo a tutte le fedi della propria storia.
di Domenico Letizia
Presidente dell’Istituto di Ricerca di Economia e Politica Internazionale
Redazione
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