Navalny, un caso scottante

Alexei Navalny non sta bene. Lo fa sapere tramite un comunicato sul suo blog, denunciando l’inerzia del sistema carcerario russo a fronte delle sue richieste di assistenza sanitaria. Intanto le sue condizioni di salute peggiorano e riaccendono le polemiche internazionali sul caso.

1. UN CASO SCOTTANTE

Chi è Alexei Navalny è oramai noto. Quarantaquattro anni, avvocato di formazione, leader di campagne anticorruzione e dalla controversa retorica nazionalista, è visto da molti come il principale oppositore politico del Presidente russo Vladimir Putin. Gli sviluppi giudiziari che lo vedono coinvolto continuano ad attrarre l’attenzione mediatica internazionale, unendo i suoi sostenitori in disordini e proteste anti-regime.

Circa l’engagement dei suoi difensori, i numeri sono infatti da record: oltre 311 persone sono state arrestate fuori dall’aula di tribunale, mentre il conteggio dei fermi alle manifestazioni delle scorse settimane ha sfondato quota 5.400.
Dopo l’arresto del 17 gennaio il Tribunale distrettuale di Simonovsky ha commutato in pena detentiva la condanna condizionale relativa al caso pendente Yves Rocher del 2014. Navalny è stato così condannato a 3 anni e 5 mesi per appropriazioni indebita di oltre 30 milioni di rubli (circa 300mila euro). La giudice Natalya Renikova ha deciso poi di sottrarre i mesi già scontati ai domiciliari, riducendo così la pena a 2 anni e 3 mesi che l’oppositore sta scontando in una colonia penale del Servizio Penitenziario Federale russo.

Fig. 1 – Alexei Navalny e la moglie Yulia all’aeroporto di Mosca Sheremetyevo, poco prima dell’arresto17 gennaio 2021

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2. ASSISTENZA SANITARIA NEGATA E SCIOPERO DELLA FAME

La scarsa chiarezza dei comunicati russi alimenta i dubbi circa lo stato di salute di Navalny. Lo scorso 24 marzo il coordinatore dello staff di Navalny, Leonid Volkov, ha dichiarato un presunto deterioramento dello stato di salute dell’oppositore, in particolare a fronte del diniego di visita agli avvocati. Affermazione prontamente smentita dal Servizio Penitenziario Federale, che invece ha dichiarato le condizioni di salute di Navalny “soddisfacenti”.

Il 26 marzo un post sul blog di Navalny ha fornito maggiori dettagli sulla vicenda. In particolare gli sarebbe stato negato il diritto di assistenza sanitaria e avrebbe anche subito una “tortura da privazione del sonno”. La noncuranza delle autorità carcerarie avrebbe contribuito ad aggravare le condizioni di Navalny, che a causa di un problema al nervo sciatico pare aver perso quasi totalmente l’uso di una gamba. Lo ha ribadito l’avvocata del critico del Cremlino Olga Mikhailova, che smentisce la narrazione presentata dei media russi.
Non manca il coup de théâtre: Navalny ha infatti dichiarato di aver iniziato lo sciopero della fame per protesta verso le autorità carcerarie della colonia penale IK-2.

Fig. 2 – A Mosca sostenitori di Navalny protestano per il suo arresto23 gennaio 2021

3. LE PREOCCUPAZIONI INTERNAZIONALI

Per Navalny lo sciopero della fame continua, nonostante il progressivo peggioramento delle sue condizioni di salute. Il suo staff ha fatto sapere via social che ha la febbre alta e una “grave tosse”. L’oppositore manifesta la sua preoccupazione in un post, dove apprendiamo che il 20% dei detenuti del suo squadrone sono affetti da tubercolosi e attualmente ricoverati in ospedale.
Dopo le proteste guidate da un sindacato di medici legati all’opposizione, Doctors’ Alliance, il quotidiano russo Izvestia ha affermato che Navalny è stato trasferito in un’unità medica carceraria dopo aver accusato difficoltà respiratorie. È stato sottoposto a tampone per verificare l’eventuale infezione da Covid-19, ma con esito negativo, come riportato dal suo legale.
Intanto l’eco della vicenda ha catturato l’attenzione di media e ONG internazionali. Lunedì 5 aprile il segretario di Amnesty International, Agnes Callamard, ha scritto a Putin esortandolo ad assicurarsi che Navalny “riceva cure mediche da un operatore sanitario di cui si fida” e definendo quello dell’oppositore “un arresto arbitrario” che “rischia di condurlo a una lenta morte”. Tuttavia, in un sostanziale rifiuto di tale appello, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, ha ribadito che Navalny non ha diritto ad alcun trattamento speciale.

Gli ultimi aggiornamenti su Navalny ci giungono dalla sua portavoce Kira Yarmysh, “Alexei sta morendo” afferma su Facebook. Come rende noto il suo medico personale via Twitter, il potassio di Alexei Navalny avrebbe raggiunto “livelli critici (7,1 millimoli per litro), tali da necessitare intervento immediato. “Dopo il Novichok, il potassio non mi fa paura”. Si legge così in un post Instagram pubblicato dallo staff dell’oppositore, che, dalla struttura medica della colonia IK-3 dove è stato trasferito, non manca di ringraziare per il sostegno partecipato la Russia e la comunità internazionale.

Intanto mercoledì 21 aprile la polizia russa ha condotto raid in venti città prima delle manifestazioni a sostegno di Navalny previste per il giorno stesso, effettuando diversi arresti tra cui emergono quello di Lyubov Sobol – avvocato, attivista della Fondazione anticorruzione e alleata politica di Navalny – e la portavoce dell’oppositore Kira Yarmish.
Se da un lato l’istinto di autoconservazione del Cremlino sembrerebbe rasentare l’immobilismo, le tante voci della comunità internazionale potrebbero farlo vacillare.

“File:Alexey Navalny (2007).jpg” by Navalny.JPG: Alexey Yushenkov / Алексей Юшенков derivative work: César is licensed under CC BY-SA 3.0

Di Elisa Del Sordo. Pubblicato su Il Caffè Geopolitico