L’anno nero del carbone e il futuro dell’ambiente

Gli effetti globali della crisi economica scatenata dal Covid-19 sul mercato del carbone e le incertezze riguardo la ripresa economica post pandemica

Il rapporto di dicembre 2020 dell’Agenzia Internazionale per l’Energia stima che il consumo globale di carbone sia diminuito del 7%, cioè oltre 500 milioni di tonnellate, tra il 2018 nel 2020. Un calo di queste dimensioni su un periodo di due anni non ha precedenti nei record dell’IEA, che risalgono al 1971. Duro contraccolpo per la domanda globale di carbone, la fonte energetica più inquinante al mondo, che dovrebbe scendere del 5% nel 2020. Mai così dalla seconda guerra mondiale, secondo le previsioni contenute nel rapporto Coal2020 dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA).

Dopo una costante crescita negli ultimi anni, nel 2019 la domanda globale ha subito un calo dell’1,8% e la produzione di energia dal carbone è diminuita del 3% mentre il suo utilizzo nell’industria è aumentato di poco. Per l’Agenzia, questo calo è causato dalla diminuzione della domanda di elettricità (aumentata solo del 1%, il tasso più basso dal 2009) e dai bassi prezzi del gas naturale. Ad eccezione della Cina, che ha registrato un aumento complessivo del consumo di carbone dell’1%, e del Sudest asiatico nella produzione di energia elettrica, in Unione europea, spiega il rapporto, la produzione di energia elettrica da carbone ha visto il suo calo più grande mai registrato, sia in termini relativi che assoluti. Mentre negli Stati Uniti ha registrato il calo più elevato in termini percentuali e il secondo in termini assoluti. Anche l’India, tra i maggiori consumatori di carbone, nel 2019 aveva registrato la prima diminuzione di consumo per la produzione di energia elettrica da carbone dopo quattro decenni. Un altro fattore è sostenuto dalla produzione di elettricità da fonti rinnovabili, aumentata nel 2019.

Tali condizioni hanno favorito il crollo nel 2020, a seguito delle restrizioni per la grave pandemia da Covid-19, che ha letteralmente mandato in tilt il sistema industriale e logistico globale (qui puoi leggere il nostro approfondimento). In generale, la produzione industriale, lo zoccolo duro al cambiamento e il maggior consumatore di carbone, è stato gravemente colpito dalla crisi ad eccezione di quella cinese ( la Cina resta il più grande consumatore di carbone al mondo). Una tendenza globale favorita ulteriormente dal crollo del mercato del gas naturale liquefatto, che già pativa prezzi ridotti legati ad un eccesso di offerta (in particolare dagli USA).

Complessivamente, secondo il rapporto, il calo della domanda globale di carbone nel 2020 si è rivelato inferiore a quanto stimato nei primi mesi dell’anno con l’inizio della diffusione della pandemia e l’introduzione di dure restrizioni. Un fattore che l’EIA attribuisce in parte al calo della domanda globale di elettricità rispetto a quella prevista all’inizio dell’anno e alla forte ripresa economica in Cina.

Il rapporto stima una ripresa economica globale nel 2021, con un aumento sia della domanda di elettricità che della produzione industriale. In altre parole, stima un rimbalzo della domanda globale di carbone del 2,6%, guidata soprattutto dalla Cina, India e Sudest asiatico. In casa Europa, secondo il rapporto, l’aumento dei prezzi del gas naturale e della domanda di elettricità sono destinati a rallentare il declino strutturale dell’uso del carbone nell’Unione, così come negli Stati Uniti. Entrambi potrebbero veder crescere il consumo di carbone per la prima volta in quasi un decennio. Gli USA e l’UE rappresentano al momento circa il 10% dell’uso globale di carbone, che tuttavia dovrebbe continuare il suo declino nei prossimi anni. In generale, l’Agenzia prevede che entro il 2025 la domanda globale di carbone si appiattirà a circa 7,4 miliardi di tonnellate, in base alla regione nei prossimi cinque anni.

Resta centrale il ruolo della Cina, che da sola consuma 4 miliardi di tonnellate di carbone ogni anno, e anche per questo l’AIE dice che le previsioni per il 2025 dovranno essere riviste dopo il rilascio del 14° piano quinquennale del governo cinese. Prevede che l’India e alcuni altri paesi nel Sud e nel Sudest asiatico aumenteranno l’uso entro il 2025 a causa dell’espansione della produzione industriale.

Entro il 2025, l’ASEAN diventerà la terza regione consumatrice di carbone, superando gli Stati Uniti e l’Unione Europea, dice il rapporto, ricordando che nel 2020 alcuni paesi si sono impegnati a ridurne l’uso nei prossimi anni (Corea, Giappone), ridimensionarne l’espansione pianificata (Vietnam, Bangladesh, Filippine) e annullare i piani per il suo sviluppo (Egitto).