Il dossier dell’ONU secondo cui tra il 2012 e il 2017 la Corea del Nord avrebbe fornito materiali e know how al governo siriano per la produzione di armi chimiche, ha riacceso i riflettori sull’arsenale in dotazione dell’esercito di Bashar Al Assad. A pochi giorni dalla pubblicazione dell’anticipazione del rapporto da parte del New York Times, restano però molti punti da chiarire di questa vicenda. Il documento è infatti uscito allo scoperto proprio nei giorni in cui gli Stati Uniti e altri Paesi occidentali – con in testa la Francia – hanno accusato Damasco di effettuare attacchi con gas cloro nell’assedio nel Ghouta orientale, dove sono annidate le ultime sacche di ribelli alle porte della capitale. Oltrefrontiera News ne ha parlato con il sinologo Francesco Sisci, editorialista di Asia Times e docente nella Renmin University of China.

 

Componenti per la realizzazione di armi chimiche da Pyongyang a Damasco. Le accuse degli esperti dell’ONU sono fondate?

È possibile. Sappiamo che la Nord Corea non è nuova a simili operazioni. Di certo dalla denuncia dell’ONU ciò che emerge è che Pyongyang rappresenta una minaccia a 360 gradi che va ben al di là della crisi nucleare in corso. In pratica domani, anche se la crisi nucleare fosse risolta, si aprirebbe il capitolo di fermare la proliferazione di armi di distruzione di massa che possono venire dalla Corea del Nord. Stiamo assistendo a una crisi dentro un’altra, cosa che rende difficilissima una soluzione e che ci rende tutti più pessimisti.

Se il dossier delle Nazioni Unite trovasse conferme, quale potrebbe essere la rotta che questi materiali hanno percorso per raggiungere le centrali siriane dalla Corea del Nord?

In Siria i padroni del campo sono russi e iraniani, entrambi con sospette collaborazioni con Pyongyang. Il programma missilistico di Teheran, ad esempio, potrebbe essere stato frutto di una collaborazione con la Nord Corea. Ciò ci dice che Pyongyang è sostenuta, o trova sponde pericolose, in due Paesi considerati sempre più sospetti. Questo ci conferma la pericolosità dell’Iran ma non solo.

Vale a dire?

Al di là dei noti rapporti tra Corea del Nord e Cina, ci sono relazioni sempre più pericolose con la Russia. Ciò fa capire che nel confronto con gli USA e l’Occidente Mosca potrebbe essere disposta a giocare molte carte, compresa quella nordcoreana.

Della denuncia dell’ONU ciò che sorprende è soprattutto la tempistica, coincisa con il lancio di nuove accuse da parte degli Stati Uniti nei confronti di Bashar Al Assad. Questo rapporto fa gioco a Donald Trump?

Il problema con le informazioni è sempre lo stesso, ed è antico: dobbiamo essere sicuri di quello che diciamo. Io non ho modo di verificare, e le ipotesi precedenti nascono dal fatto che esse siano vere. Potrebbero essere false, messe in giro da un numero di fonti ampio. Di certo, però, vere o false che siano provano che gli attori occidentali sono preoccupati, a ragione o a torto, di legami tra Nord Corea, Russia e Iran. In questo caso Assad è l’ultimo e il più debole anello di una catena molto più lunga.