Boris Johnson ha sospeso il Parlamento, e ora?

«È un reato contro il processo democratico», così lo speaker della Camera dei Comuni John Bercow ha definito la decisione del primo ministro britannico Boris Johnson di sospendere il Parlamento. Il governo guidato dal neopremier Johnson ha infatti chiesto alla regina di sospendere i lavori del Parlamento per 5 settimane, da metà settembre fino al 14 ottobre, giorno in cui la sovrana terrà il suo discorso.

Messa in difficoltà, la regina, come di consueto, ha preferito dare il consenso. Secondo il Guardian, questa è la più lunga sospensione della legislatura britannica dal 1945 ad oggi, un passo ardito e sconsiderato ma secondo gli osservatori non incostituzionale. La sospensione non è inusuale ma arriva nel mel mezzo di un momento decisivo per la politica britannica. Johnson avrebbe agito in questo modo per impedire al Parlamento l’esame di un eventuale nuovo piano per Brexit e per bloccare i parlamentari dell’opposizione dall’approvare una legge che renderebbe impossibile il famoso “no deal“, vale a dire l’uscita senza accordo del Regno Unito dall’Unione Europea. Lo scenario che molti considerano un salto nel buio dalle conseguenze catastrofiche ma che lo stesso Johnson aveva detto di non escludere pur di permettere al Regno Unito di lasciare l’Ue entro la data limite del 31 ottobre. L’annuncio di Johnson sospende i lavori del Parlamento e crea un gap di 7-10 giorni in più rispetto al normale e rispetto al periodo dell’anno in un momento in cui il regno vive una delle crisi politiche più gravi dal secondo dopoguerra. L’attuale sessione del Parlamento era la più lunga dal 1945 ed era stata prorogata a causa dell’impasse generata dal caos Brexit. Con la sospensione i parlamentari britannici avranno pochissimo tempo per passare in rassegna e discutere gli strumenti che restano per impedire il no deal, né avranno modo e tempo di valutare ed esaminare un eventuale nuovo accordo per Brexit. Boris Johnson si è difeso spiegando che c’è bisogno di un nuovo programma politico per combattere il crimine, per gli ospedali, per trovare i fondi necessari all’istruzione. Per John Bercow, invece, è assolutamente evidente che il premier voglia solo ostacolare la discussione su Brexit in Parlamento.