Cipro Sud e gli Emirati Arabi Uniti firmano un accordo storico di cooperazione militare, nessun vaccino “europeo” a Cipro Nord
Dal 1974 a Cipro le questioni politiche, economiche, sociali, e quindi anche quelle odierne legate all’emergenza sanitaria per la pandemia in corso, sono da dirimere da due governi diversi, con modalità diverse, spesso opposte. Da quando i turchi ne hanno invaso e occupato il 36% del territorio.
L’isola è di nuovo in lockdown dal 10 gennaio: lo ha deciso il governo dopo l’aumento dei nuovi casi di Covid-19, un aumento che si attesta intorno alle 300 unità giornaliere. A Cipro si può uscire solo due volte al giorno ed esclusivamente per recarsi nei negozi di prima necessità, oltre che per svolgere attività fisica. Misure abbastanza stringenti che riguardano solo la parte Sud, quella ufficialmente filo-greca, dunque europea.
La prima settimana di dicembre ha visto concretizzarsi un accordo storico tra Emirati Arabi Uniti, Grecia, Egitto, Francia e Cipro. Un accordo finalizzato a condurre esercitazioni navali nelle acque di Alessandria d’Egitto, ovvero l’operazione Medusa-10. Il 12 gennaio scorso ne è arrivato un altro, ancor più significativo: Cipro ed Emirati Arabi Uniti hanno firmato il primo accordo di cooperazione militare nel Mediterraneo orientale, prevedendo così nuove esercitazioni militari congiunte.
Intesa significativa perché indica che il governo cipriota, così come Grecia e Francia, per contrastare la politica espansionistica di Erdogan, sempre più minacciosa, volge lo sguardo al Mediterraneo dell’Est, piuttosto che verso i maggiori esponenti dell’Europa occidentale. Ma anche significativa perché dimostra che le mire della Turchia non sono legate soltanto ai giacimenti di gas naturale e alle risorse petrolifere del mare cipriota. L’obiettivo della Turchia è l’egemonia, di contro Grecia e Cipro, in primis, se ne vogliono guardare bene.
Tuttavia, se l’egemonia del vaccino anti-Covid19 rimane ancora nelle mani della Pfizer, proprio il ridisegnarsi dello scacchiere delle alleanze a cui il mondo sta progressivamente avviandosi mette in dubbio il colosso biofarmaceutico americano. A tal proposito, ancora una volta risulta indicativo che Cipro sondi la disponibilità di Israele a fornire sue dosi. La motivazione ufficiale, a detta del Presidente cipriota Nicos Anastasiades, è da addebitare alla lentezza nell’approvazione del vaccino AstraZeneca: l’UE avrebbe commesso l’errore di concentrarsi troppo sul vaccino inglese.
A sua volta, il leader turco-cipriota della Repubblica Turca di Cipro Nord, Ersin Tatar, braccio destro di Erdogan e in carica dallo scorso 18 ottobre 2020, ha affermato che non accetterà vaccini dall’Unione Europea se provenienti dai greco-ciprioti della Repubblica di Cipro, parte sud.
Nel frattempo, proseguono le manifestazioni di cittadini turco-ciprioti e greco-ciprioti, insieme nella battaglia pacifica per la riunificazione, che continua a interessare poco o niente i leader politici.
Per approfondire: L’ultimo muro d’Europa. Cipro, disputa al centro del Mediterraneo, di Giovanni Vazzana
Giovanni Vazzana
Classe 1986. Palermitano di nascita, a Pisa gli studi universitari linguistici. Poi assistente di lingua italiana in Lorena, Francia. Da sempre attento ai problemi delle minoranze, degli Stati divisi, in particolare Cipro. Aderisce all’Associazione italiana Giovani per l’UNESCO.
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