Quarantacinque anni dopo inizia a venire a galla il vero motivo dell’invasione di Cipro da parte della Turchia, ai tempi poco comprensibile. Nel 1974 se ne parlava come quando a scuola i professori provano a spiegare le dinamiche della storia con l’espressione: “punto strategico per l’accesso ai mercati”.

A galla, perché è dal mare che torna come un’onda il conflitto fra Nicosia e la Turchia. I giacimenti di gas scoperti nelle acque di Cipro nel 2011 sono rivendicati da Nicosia ma fonte di interesse per Ankara. Tali giacimenti fanno gola alla Turchia, conscia – secondo il giornale O Phileleftheros – che l’unico modo per non perdere la corsa alle riserve energetiche nel giacimenti di gas nel Mediterraneo orientale è ostacolare le attività dei rivali, anche in modo poco ortodosso. Il Consiglio Affari Esteri dell’Unione Europea, di cui fanno parte i ministri degli Esteri dei paesi membri, ha deciso di prendere provvedimenti contro la Turchia, che nei giorni precedenti aveva iniziato nuove perforazioni offshore nel Mediterraneo orientale, non lontano dalle coste di Cipro. Il Consiglio Affari Esteri dell’Unione Europea si è riunito il 15 luglio scorso e i ministri hanno stabilito di sospendere le relazioni con Ankara relative agli accordi sull’aviazione, di ridurre i fondi destinati al Paese e di chiedere alla Banca europea per gli investimenti (BEI) di riconsiderare i prestiti concessi alla Turchia. La nave turca Yavuz a inizio luglio era arrivata nell’area per avviare le esplorazioni e la Turchia aveva risposto per le rime alle dichiarazioni dell’Ue e della Grecia, secondo cui erano illegittime le trivellazioni turche in cerca di idrocarburi al largo di Cipro. L’Alto rappresentante per la Politica Estera Ue Federica Mogherini aveva espresso “grave preoccupazione” riguardo le trivellazioni turche al largo di Cipro, mentre Ankara aveva accusato Bruxelles di non poter “assumere un ruolo di mediatore imparziale” nella vicenda. Il 3 maggio scorso le autorità cipriote avevano dovuto emettere un mandato di cattura internazionale nei confronti dell’equipaggio della nave turca Fatih, reo di aver iniziato le trivellazioni al largo della costa occidentale dell’isola.

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L’UE, Stati Uniti e Israele avevano chiesto alla Turchia di interrompere le perforazioni offshore, volte senza dubbio a compromettere la sovranità di Cipro. A seguito del Consiglio europeo del mese di giugno, i rapporti con i diplomatici turchi hanno forse raggiunto il minimo storico, dal momento che tutti i maggiori Paesi UE, con in testa l’Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera e di sicurezza, Federica Mogherini, si sono schierati dunque apertamente dalla parte di Cipro. Acque greco-cipriote o acque turco-cipriote, come andrebbero intese quelle al largo di Cipro? Ricordiamo che per Unione europea, Nato, l’Onu, Cipro continua a essere considerata un’unica entità politica ed economica, anche se ci si continua a chiedere come ciò possa essere possibile.