Coronavirus: la differenza tra allarmismo e prevenzione

I nuovi episodi di contagio nella penisola hanno allarmato la popolazione, complice una comunicazione mediatica non cristallina e volta ad impressionare piuttosto che ad informare. Con l’aiuto del Dott. Stefano Rusconi, professore associato di Malattie Infettive presso l’Università di Milano e medico specializzato in malattie infettive presso l’ASST-FBF-Sacco di Milano, facciamo chiarezza sulla natura del virus SARS-CoV2: la differenza tra allarmismo e prevenzione, Nuovo Coronavirus COVID-19, la sua diffusione, le direttive OMS e in Italia, considerando infine lo scenario che si prospetta a breve termine.

Nelle ultime settimane in Italia si è iniziato a parlare insistentemente del Coronavirus. Dopo un primo tam-tam mediatico sviluppatosi in seguito al ricovero di due turisti cinesi presso l’Ospedale Spallanzani di Roma, l’allarme è sembrato rientrare perché circoscritto a pochi casi. Sfortunatamente, ai nuovi casi rilevati in Lombardia e Veneto è susseguita una nuova ondata di allarmismo, che va ben oltre la realtà della situazione odierna. Il Dott. Stefano Rusconi, professore associato di Malattie Infettive presso l’Università di Milano e medico specializzato in malattie infettive presso l’ASST-FBF-Sacco di Milano, ha analizzato in un’intervista i dati scientifici e la prassi medica da seguire nel caso del Coronavirus; ovvero gli unici criteri alla quale fare affidamento in caso di possibili epidemie e contagi di massa.

Che cos’è il Coronavirus?

Partendo dalla natura del SARS-CoV2 , il Dott. Rusconi ci spiega che il Coronavirus è presente in molte specie animali, ma che in questo caso il contagio è partito da una specie di pipistrello presente nella regione cinese. Il SARS-CoV2 fa parte di una famiglia di virus raramente pericolosa, in alcuni casi però, il virus può evolversi effettuando un salto di specie, di animale in animale. Il cosiddetto salto di specie è un’eventualità focale, in quanto il virus accelera la sua evoluzione, e la sua resistenza, quando accolto in nuovo organismo, mutando la sua natura in base all’organismo che lo ospita. In seguito, però, come lo stesso Dott. Rusconi precisa, la trasmissione fra animali risulta più difficile rispetto a quella inter umana. Se paragonato al virus SARS, protagonista dell’epidemia mondiale fra 2002 e 2003, il SARS-CoV2 risulta meno letale ma più aggressivo, proprio grazie alla sua propensione mutagenica. I dati confermano infatti quanto affermato dal Dott. Rusconi: ad oggi l’infettività del virus sembra essere in declino, non di meno, in Cina si riscontra costantemente un calo nei nuovi casi di contagio . Ad ogni modo, è lo stesso Direttore Generale OMS  Ghebreyesus a chiarire che ciò non deve comportare una diminuzione nelle misure precauzionali né ad escludere possibili nuovi casi. Giorno dopo giorno, l’attività di ricerca medica permette di comprendere meglio la natura del SARS-CoV2 e dei suoi metodi trasmissivi, contando che l’80% della popolazione mondiale presenta una forma di malattia lieve e guaribile, conclude Ghebreyesus . A livello nazionale, è possibile riscontrare la veridicità di quest’ultima affermazione guardando ai casi rilevati in Italia. I pazienti più severi sono rappresentati da persone con malattie cardio-respiratorie croniche o pregresse o categorie a rischio come anziani o altre persone con uno stato persistente di immunocompromissione. Di fatto, l’uomo morto in Veneto per Coronavirus rientra fra le categorie maggiormente a rischio.

Metodi di trasmissione e sintomi

Venendo ai possibili metodi di trasmissione, il Dott. Rusconi chiarisce di controllare le specifiche fonti dell’OMS e quelle del Ministero della Salute. Facendo riferimento alle informazioni scientifiche di riferimento, comprendiamo che il Coronavirus è trasmissibile nei seguenti casi: mediante fluidi corporei come nel caso di saliva, tosse e starnuti; tramite contatti personali diretti, o indiretti come nel caso del contatto fra mani contaminate e bocca, naso e occhi. Più raramente il contagio si verifica per contaminazione fecale, presumibilmente fra le ragioni del primo focolaio a Wuhan vi è il guano di pipistrello. Per quanto riguarda la trasmissibilità del virus tramite cibo, il Dott. Rusconi smentisce la possibilità di contagio diretto da alimenti, ma specifica che l’eventualità in questo caso è legata alle norme sanitarie e l’igiene osservata nel locale di ristorazione. Se, ad esempio, le superfici del ristorante sono regolarmente pulite con agenti disinfettanti, non vi è motivo di essere preoccupati. Il metodo trasmissivo più diffuso, specifica il Dott. Rusconi, è mediante droplets di saliva, ovvero gocce corporee di dimensione leggermente maggiore rispetto a quelle di un aerosol. Per questo motivo vi sono le mascherine FP2 e FP3, necessarie solo agli operatori sanitari perché questi possano proseguire il loro lavoro senza incorrere in rischi o propagare la diffusione del virus. Per chi non è un operatore sanitario, né risiede nei focolai, la mascherina chirurgica può bastare.

I sintomi, anche questi descritti sul portale OMS e del MdS, si verificano in caso di febbre, influenza, mal di gola, mal di testa, tosse secca o una generale sensazione di malessere. Essendo una malattia respiratoria, il contagio può manifestarsi attraverso questi comuni sintomi, sfociando solo in rari casi come polmonite e serie difficoltà respiratorie. La presenza di questi sintomi è da verificare nel caso in cui vi sia stato un contatto con persona che abbiano soggiornato in Cina nei 14 giorni precedenti al manifestarsi dei sintomi, o nel caso di viaggio nella stessa area geografica. La specificità dei 14 giorni è legata all’incubazione del SARS-CoV2: in un lasso di tempo compreso fra i 2 e i 14 giorni il virus può rimanere incubato nell’organismo umano. In questo periodo però, non si registrano sintomi né si può dedurre la possibilità di contagio.

La prevenzione e l’importanza delle direttive sanitarie

L’Italia, sin dai primi casi, ha attuate le misure di prevenzione controllando i passeggeri in arrivo dalla Cina e interrompendo i voli verso la suddetta area geografica, una misura coercitiva che, Rusconi spiega, però ripagò nel 2002 durante il caso SARS. Ponendo uno screening ristrettivo sin dall’inizio, l’Italia ha rilevato un relativamente alto numero di contagi. A differenza della Penisola, questa pratica non è stata adottata dai Paesi esteri, che mantengono la ratio della quarantena e dello screening volontario. In questo modo, è ben più difficile avere un’idea del numero di contagi effettivi al di fuori dell’Italia. Per ora, i toni all’estero sembrano essere più dolci, in Germania ad esempio l’agenzia di stato ha avvertito la popolazione di un incremento nel tasso di contagio dell’influenza stagionale. In ogni caso, la Germania ha avvertito la popolazione su un virus, quello stagionale, che miete ben più vittime del Coronavirus.

Per quanto riguarda l’Italia, spiega il Dott. Rusconi, le misure di prevenzione sono state applicate come da protocollo, in maniera puntuale e corretta. La prevenzione è fondamentale per contenere il fenomeno, ma permette anche la condivisione di conoscenza fra diversi medici d’Italia, aventi diversi specializzazioni. Prevenzione e ricerca sono importanti in questo caso, afferma Rusconi, anche perché la conoscenza del SARS-CoV2 è ancora parziale e un contagio a livello internazionale accelera il processo di ricerca ed il knowledge network fra dottori di tutto il mondo. Per quanto riguarda le misure restrittive intraprese in Lombardia e Veneto, esse vanno in linea con le direttive sanitarie suggerite dall’OMS, votate a diminuire le possibilità di contagio nei focolai, ma non devono essere recepite con allarmismo. In altre regioni, come Calabria e Puglia, l’amministrazione regionale ha invitato a contattare i numeri telefoni cdi riferimento se si è persone in transito dal Nord Italia, ma in questo caso si tratta di screening volontario e “autodenuncia” come previsto in alcuni paesi esteri sopra menzionati.
Le misure di prevenzione sono in linea con il buon senso e le normali regole di igiene: richiedendo il lavaggio delle mani dopo essere stati in luoghi affollati o mezzi pubblici, evitare il contatto di occhi, naso, bocca con mani non deterse. Inoltre, specifica il Dott. Rusconi, la comunità orientale è ben più diligente nella prevenzione di contagi: nella cultura asiatica l’utilizzo della mascherina è ordinario, non solo per possibili ragioni di inquinamento climatico, ma per limitare la trasmissione di fluidi tramite starnuti o tosse. La comunità cinese specificatamente è assai proattiva quando si tratta di salute comune. A Milano, afferma Rusconi, molti cinesi si sono posti in auto quarantena per una questione di rispetto verso la città e le persone che là vivono.

La chiusura in blocco dei ristoranti etnici asiatici, come accaduto a Pavia, può avvenire come decisione volontaria e di rispetto, ma non significa che ci possa essere contagio da cibo. Queste sono le misure preventive attuate nel caso del SARS-CoV2, ovvero un virus con una mappatura medica ancora scarsa, ma in rapida crescita come testimoniato dai nuovi tentativi di vaccino registrati a Londra, Sidney e USA. Quello che al momento è verosimile, spiega Rusconi, è che si potrebbero avere dei benefici tramite immunizzazione passiva, ovvero il trasferimento di plasma da un paziente convalescente ad uno degente; trattasi di una procedura di immunoterapia già praticata ad esempio con la trasfusione di immunoglobuline specifiche.

La differenza tra prevenzione ed allarmismo

L’istantanea misura cautelare adoperata in Italia ha però scatenato l’allarmismo fra la popolazione. La modifica della routine giornaliera, fra orari limitati imposti dagli esercenti e chiusura dei luoghi pubblici nei casi più gravi ha destabilizzato gli italiani. Come affermato dal dott. Rusconi, egli ha intenzionalmente evitato di rilasciare interviste sul caso cinese dello Spallanzani per evitare isterie, parlarne, aggiunge, il dottore, rischia di creare una cassa di risonanza anomala rispetto alla stato attuale della situazione. Rusconi aveva anche elogiato i media italiani per aver evitato sensazionalismi e fughe di notizie, purtroppo però con l’evolversi dei giorni, questa affermazione non è più così riscontrabile.

I media hanno contribuito a diffondere l’allarmismo vigente nella Penisola, complice anche la capacità recettiva dell’audience, non sempre cristallina. Le attività di prevenzione non sono state ben comprese, creando il panico ma anche saturando le aziende ospedaliere sul territorio. Paradossalmente, l’errata risposta della popolazione all’arrivo del virus, può essere una delle conseguenze più rischiose per il Paese. Se persone con banali sintomi di influenza e senza essere in possesso dei prerequisiti intasano pronto soccorsi e centraline di pronto intervento, il sistema sanitario viene oberato e rallenta. In una condizione tale, afferma il Dott. Rusconi, bisogna ripensare la metodologia per la rilevazione del Coronavirus: i tamponi negli ospedali dei grandi centri abitati della Regione Lombardia iniziano a scarseggiare e più volte sono utilizzati per casi che non lo richiederebbero.

Se da un lato questo meccanismo di immediato controllo è comprensibile, si richiede la collaborazione e il buon senso della popolazione. Malgrado la mappatura medica ancora parziale, anche i nuovi casi rilevati confermano che i target a rischio rimangono le cosiddette fasce fragili, ovvero al di sopra dei 65 anni o con patologie pregresse.

Infine, rispetto alle critiche formulate verso il modus operandi del MdS da parte della popolazione e la crescente preoccupazione dell’OMS, il dott. Rusconi rimane ottimista: l’Italia infatti, avendo avuto più casi, dovuti anche ad una maggiore densità di popolazione rispetto ad altri Stati europei, è messa alla prova dal virus e risponde in maniera positiva. La struttura sanitaria infatti resiste e reagisce in maniera proattiva rispetto al caso, ponendo soglie di controllo che non sono previste in altri, seppur avanzati, Paesi stranieri.