Convergenza serrata e diplomazia energetica multilaterale. L’invasione dell’Ucraina ha gettato una nuova ombra sulla scena internazionale, mettendo a dura prova l’unità d’Europa e la sua tenuta energetica

L’esercito russo prosegue la sua marcia sul territorio ucraino, tra vittime e profughi, mentre  l’Ue è impegnata a ritmo serrato su più fronti. Fermare la guerra, ma anche tagliare il cordone ombelicale energetico che tiene i 27 legati all’approvvigionamento da Mosca. Gli elevati costi dell’energia prodotta da petrolio e gas, soprattutto per la generazione di energia elettrica e riscaldamento, sono schizzati alle stelle travolgendo tutti settori produttivi, e soprattutto le famiglie.

Durante il vertice informale del Consiglio europeo a Versailles i leader dell’Ue hanno varato all’unanimità il quarto pacchetto di sanzioni contro la Russia. Ma a differenza degli Usa, al momento resta fuori dalle sanzioni l’import di gas e petrolio. Per noi in Europa la partita è più complicata perché più della metà del fabbisogno energetico dell’Ue è coperto dalle importazioni. Oggi circa il 30% del gas importato dall’Ue (50% se si considerano solo le importazioni extraeuropee) viene da Mosca, spiega in questa mappa l’ISPI, e ci vorrà molto tempo per il Vecchio continente prima di guadagnare l’agognata autonomia energetica.

Ma questa tragica crisi sembra offrire all’Ue un’opportunità per diventare meno dipendente dalla Russia, e più in generale dalle fonti fossili. Lo aveva detto anche il commissario all’Economia Paolo Gentiloni in una recente intervista a La Stampa: «Con il Covid è stato il momento della solidarietà, oggi è quello dell’autonomia. Soprattutto in campo energetico e in quello della Difesa». Parole d’ordine, dunque, “indipendenza energetica” e “diversificazione degli approvvigionamenti”, e su questo l’Italia prova a spingere il piede sull’acceleratore.

A margine del summit il premier italiano Mario Draghi si è detto molto soddisfatto. «Questo Consiglio europeo informale è stato veramente un successo. Raramente ho visto l’Unione Europea così compatta specialmente nella discussione di ieri. C’era uno spirito di solidarietà su tutti gli argomenti che sono stati trattati che non credo di ricordare nei tanti Consigli europei a cui ho partecipato. Gli argomenti erano quelli previsti dall’agenda: energia, difesa, situazione macroeconomica”. Diversificazione energetica, tetto ai prezzi del gas, staccare il mercato dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili dal mercato del gas e tassazione degli extra profitti delle società elettriche. Questi sono i 4 pilastri su cui è fondata la risposta all’attuale crisi energetica, ha spiegato Draghi.

Il punto d’arrivo all’orizzonte sembra essere tracciato. Di fatto i negoziati per le forniture di gas, avviati nei primi di febbraio e gestiti a livello centrale dalla Commissione europea, segnano una svolta positiva perché per la prima volta le trattative per le forniture di gas vengono affrontate con un approccio diplomatico multilaterale. Si tratta di un ulteriore tassello per avanzare verso la nuova strategia europea. La Commissione, infatti, aveva lanciato un’azione multilaterale per assicurare consegne extra di gas naturale liquefatto (Gnl) all’Europa da Asia, Africa, Nord America, Europa, via nave o attraverso i gasdotti,  per ridurre la dipendenza dalla Russia.

L’Europa scommette molto sul gas, anche per l’obiettivo della decarbonizzazione, che rischia però di essere rallentato dai conflitti e da un ritorno al carbone paventato da più parti. Poco prima dell’invasione russa la Commissione europea aveva approvato la cosiddetta tassonomia (la classificazione delle attività economiche che possono essere considerate sostenibili dal punto di vista ambientale) in cui sono stati inclusi gas e nucleare, seppur a determinate condizioni, tra le risorse da sfruttare in direzione della transizione energetica. Un orientamento indicato in persona dal vicepresidente esecutivo della Commissione e responsabile del Green Deal Eu Frans Timmermans: «Dobbiamo trovare un modo per riconoscere che queste due fonti energetiche svolgono un ruolo nella transizione energetica”».

La domanda a cui Bruxelles è ora chiamata a dare risposte chiare è se l’aumento dei prezzi di energia e carburanti sia effettivamente connesso allo scoppio del conflitto in Ucraina. Secondo l’agenzia Iea (Agenzia internazionale per l’energia) il loro prezzo resterà alto ancora a lungo. Anche perché le cause che concorrono all’aumento del prezzo, nel contesto internazionale, non dipendono soltanto da fattori geopolitici ma evidentemente da un insieme di altre cause, come lo sviluppo produttivo di Cina, India e di altre zone del mondo che crescono demograficamente ed economicamente in modo formidabile. A questi elementi bisogna aggiungere gli effetti dei cambiamenti climatici, le avversità meteorologiche, il minore apporto dell’energia prodotta dalle rinnovabili che dipendono ovviamente da fattori climatici, come sole e vento. Senza ovviamente dimenticare la profonda recessione causata dalla pandemia. Sempre secondo l’Iea, nei prossimi cinque anni l’uso del gas naturale aumenterà soprattutto per ridurre l’uso del carbone. Con quest’ultimo che, però, almeno nel breve termine, sembra destinato a essere rimandato per far fronte a questa ennesima emergenza energetica.